Mafia: sequestrati beni per 20 mln a clan Di Palma
BARI. I carabinieri del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Bari, in applicazione della normativa antimafia sulle misure di prevenzione patrimoniale, hanno eseguito un provvedimento di sequestro di beni mobili e immobili - emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo - nei confronti di Raffaele Di Palma, di 60 anni, di Gravina (Ba), con precedenti penali per associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata all'estorsione, al traffico di sostanze stupefacenti, omicidio e usura. Sigilli sono stati apposti a immobili situati a Bari e Turi e a conti correnti per un valore di 20 milioni di euro. Nel corso di quest'anno, e' il quarto provvedimento di sequestro preventivo nei confronti del clan che fa capo a Raffaele Di Palma, dagli inquirenti ritenuto un pericoloso esponente della malavita locale contiguo ai clan Mangione, Gigante e Matera. Il sequestro di oggi toglie all'organizzazione criminale altri 20 milioni di euro che vanno ad aggiungersi ai circa 32 milioni gia' sequestrati a febbraio, marzo e aprile scorsi. Beni e conti correnti non intestati direttamente a Raffaele di Palma, ma a sue persone di fiducia, prestanomi a loro volta pregiudicati, che attraverso la costituzione di due societa' edilizie stavano reinvestendo gli utili dell'attivita' illecita: si tratta di 90 immobili tra garage, appartamenti e pertinenze in ristrutturazione a Bari e in costruzione a Turi (Ba). Sequestrati anche conti correnti in tre banche.SEQUESTRATI GIA' 32 MLN - Il sequestro di questa mattina va ad aggiungersi ai circa 32 milioni gia' sequestrati a febbraio, marzo ed aprile scorsi. Beni e conti correnti non intestati direttamente al pluripregiudicato, ma a sue persone di fiducia, prestanomi a loro volta pregiudicati, che attraverso la costituzione di due societa' edilizie stavano reinvestendo gli utili dell'attivita' illecita: si tratta di 90 immobili tra garage, appartamenti e pertinenze in ristrutturazione a Bari (nel cuore del quartiere Madonnella ) e in costruzione a Turi.
Sequestrati anche conti correnti in tre banche (due di Bari e una di Cassano). Un'indagine patrimoniale, quella su Di Palma, che i carabinieri, su disposizione dell'Autorita' giudiziaria, hanno avviato nel settembre del 2010. Il tenore di vita e il patrimonio nella disponibilita' del pregiudicato gravinese sono sproporzionati rispetto ai redditi dichiarati: gli inquirenti non hanno dubbi, si tratta di ingenti introiti derivanti da attivita' illecite che devono essere riciclati e reinvestiti attraverso pseudo attivita' lecite.
In pochi mesi, nel febbraio 2011, si arriva al primo sequestro preventivo, piu' consistente: 98 unita' immobiliari dislocate non solo nel barese ma anche in regioni limitrofe, quattro societa' (due edili, una finanziaria e un'artigianale per il confezionamento e la vendita di materassi), tre auto di grossa cilindrata, otto conti correnti. Per un valore complessivo di 30 milioni di euro. Un mese dopo, a marzo 2011, a seguito di ulteriori accertamenti, i carabinieri sequestrano a Di Palma una fiammante Ferrari, una potente Audi, gioielli, depositi bancari e polizze assicurative per un valore complessivo di oltre un milione di euro. Ancora ad aprile, un ulteriore sequestro: un'impresa edile ed un conto corrente. Valore complessivo oltre 300 mila euro.
UN'ATTIVITA' CHE NON CONOSCE CRISI - Dopo sei mesi, un ulteriore colpo al patrimonio del clan, la cui attivita' 'imprenditoriale', secondo gli inquirenti, non conosce crisi di mercato, e soprattutto non conosce crisi di liquidita' permettendo di creare societa' edilizie che dovendo riciclare denaro 'sporco' sono in grado di competere sul mercato immobiliare a prezzi concorrenziali rispetto agli imprenditori edili onesti.
Un'operazione imprenditoriale che falsificando le regole dell'offerta e della domanda del mercato non ha solo conseguenze penali (riciclo di denaro di provenienza illecita e creazioni di apposite societa' edilizie o finanziarie o artigianali) ma 'turba' il mercato immobiliare essendo le societa' in mano ai clan in grado di vendere appartamenti a prezzi decisamente piu' bassi.
L'ingente disponibilita' di liquidi permette agli '''imprenditori' di non far ricorso al fido bancario per finanziare la loro attivita'. Per le banche, invece, sono piu' che altro ottimi clienti con conti correnti in attivo. Solo privando i clan delle risorse economiche si riesce a depotenziare la loro capacita' criminale piu' di quanto possa fare il carcere.