Focus: Legge di Stabilità, cosa non va in tema di giustizia

di Maria Teresa Lattarulo. La legge di stabilità, così come modificata dal maxiemendamento del Governo, ha apportato significative novità in tema di giustizia e di professioni, suscitando forti critiche da parte degli addetti ai lavori.

Da un lato, infatti, il maxiemendamento ha eliminato talune previsioni del disegno di legge in netto contrasto con sacrosanti principi di civiltà giuridica, quale la previsione di un pagamento per poter prendere visione del testo integrale della motivazione della sentenza.

Dall’altro, permangono alcune norme palesemente inaccettabili, quali quelle che dispongono l’aumento del contributo unificato per i processi di appello e Cassazione o che introducono la multa fino a 10 mila euro in caso di rigetto della istanza cautelare di sospensione dell’esecuzione della sentenza di primo grado. Si tratta di “mine anti-civiltà” che renderebbero la giustizia un privilegio per ricchi.

Molto contestata è stata anche l’introduzione della partecipazione di società di capitali alle società di professionisti, che minaccia l’indipendenza degli avvocati asservendoli ai poteri economici, oltre a comportare il rischio di infiltrazioni mafiose. Taluni contestano inoltre l’eliminazione dei minimi tariffari, affermando che, lungi dall’agevolare i giovani professionisti, renderebbe insormontabile la concorrenza degli studi più grandi e avviati che avrebbero la possibilità di praticare “sconti” disponendo di una vasta clientela.

E’ stato invece ben accolto lo “stralcio” dal testo del disegno di legge dell’anticipo dell’entrata in vigore della mediazione anche per le materia finora escluse: condominio e risarcimento danni da circolazione di autoveicoli.

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