Eritrea: la situazione politica oggi

BARI. Le istituzioni eritree continuano ad essere regolate, dall’indipendenza dello Stato nel 1993 (in precedenza l’Eritrea faceva parte dell’Etiopia) dall’assetto provvisorio che concentra tutti i poteri nel presidente Afwerki e nel suo partito unico, Fronte popolare per la democrazia e la giustizia (denominazione assunt a nel 1994 dal Fronte popolare per la liberazione dell’Eritrea, movimento indipendentista di ispirazione marxista). La Costituzione approvata nel 1997, la quale prevederebbe una forma di governo parlamentare, non è mai entrata in vigore. L’assetto istituzionale provvisorio prevede un’Assemblea nazionale provvisoria composta da 150 membri che elegge il Presidente, il quale presiede sia l’Assemblea nazionale sia il Consiglio di Stato, composto da 14 ministri e dai governatori delle province. Le elezioni legislative dell’Assemblea nazionale provvisoria si sono svolte al momento dell’indipendenza nel 1993 ed hanno visto 150 eletti appartenenti al Fronte popolare; le elezioni successive, previste nel 2001, sono state rinviate a causa del conflitto allora in corso con l’Etiopia e, nonostante la successiva conclusione del conflitto, non sono state più convocate. La Costituzione del 1997, ricalcando l’assetto provvisorio, prevede un parlamento unicamerale composto da 150 membri con un mandato di cinque anni ed un presidente eletto a maggioranza semplice dall’Assemblea, con un mandato di cinque anni rinnovabile una sola volta. Per Freedom House, l’Eritrea è uno “Stato non libero”, non in possesso dello status di “democrazia elettorale” mentre secondo il Democracy Index 2010 dell’Economist Intelligence Unit l’Eritrea è un “regime autoritario” (cfr. infra “Indicatori internazionali sul paese”). In Eritrea non esiste una opposizione politica in quanto l’unico partito legale è il Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia (PFDJ) ed è espressamente vietato costituirne altri. Come si è visto le elezioni legislative sono state costantemente rinviate dal 1993; le elezioni delle assemblee regionali svoltesi nel 2004 non hanno fornito alcuna garanzia di pluralismo e hanno confermato l’assoluto monopolio politico del Fronte popolare. Le libertà di assemblea e di associazione non appaiono riconosciute e il governo esercita un forte controllo sulla libertà di movimento dei cittadini. Agli eritrei con età inferiore ai 50 anni viene raramente concessa l’autorizzazione per lasciare il paese e quando rifugiati eritrei chiedenti asilo vengono rimpatriati, questi finiscono in carcere. Per quanto concerne la libertà di stampa, questa è pressoché inesistente, non a caso sia Freedom House sia Reporters sans frontieres collocano l’Eritrea all’ultimo posto nella graduatoria internazionale della libertà di stampa. Il governo controlla tutti i media pubblici, e dal 2001 ha bandito tutti i media indipendenti. Per quanto riguarda internet il governo controlla tutta la rete, bloccando molti siti web gestiti da eritrei all’estero e il video-sharing su youtube. La Costituzione (approvata ma, come si è visto, mai entrata in vigore) garantisce la libertà religiosa. Lo Stato riconosce quattro entità religiose: la Chiesa copto-ortodossa eritrea, la Chiesa evangelica luterana d’Eritrea, la Chiesa cattolica e l’Islam. Nel corso degli anni altre religioni hanno presentato formale richiesta al governo per essere riconosciute ma nessuna di queste è stata accettata; più in generale risultano numerose testimonianze di arresti e violenze ai danni di religiosi. Inoltre, non è riconosciuta l’obiezione di coscienza per motivi religiosi rispetto all’obbligo di leva.
LA SITUAZIONE POLITICA - Il Presidente dello Stato d’Eritrea è Isaias Afwerki (n. 1945) leader del Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia (PFDJ), ed è in carica dalla dichiarazione d’indipendenza. La vita politica dell’Eritrea indipendente è stata caratterizzata dal contenzioso con l’Etiopia. Dopo alcuni attacchi dell’Eritrea oltre il confine etiopico nel 1998 e alcuni incidenti di frontiera nel 1999, nel maggio 2000 l’Etiopia lanciò un’offensiva su larga scala contro l’Eritrea. Nel giugno successivo le due parti concordarono sulla mediazione dell’Unione africana e nel dicembre 2000 fu insediata una commissione per la delimitazione dei confini, per il problema dei rifugiati e per lo scambio dei prigionieri. Nel 2003 l’attribuzione da parte della Commissione della città di Badame all’Eritrea fu rifiutata dall’Etiopia. Nel 2005 l’Eritrea ha espulso rappresentanti statunitensi europei ed ONU presenti sul territorio nazionale. Più recentemente, il paese ha avuto una disputa di confine anche con Gibuti che nel 2008 ha portato i due stati a un conflitto armato risoltosi poi alcuni mesi dopo con un negoziato. Con riferimento alla politica economica, il governo esprime ufficialmente sostegno alla libera impresa. Tuttavia sono poche le imprese private rimaste nel paese, principalmente a causa del servizio di lavoro obbligatorio che impone ad uomini e donne ritenuti capaci di lavorare per le imprese controllate dall’élite politica. Per quel che concerne i dati socio-economici il Fondo Monetario Internazionale ha stimato per l’anno 2009 che il PIL pro capite è di circa 359.692 dollari, mentre il tasso di crescita del PIL è pari al 3,87 per cento.
Tags:
Esteri