"La Cittadella della Giustizia contrasta con gli obiettivi fissati dalle conferenze sul clima"
BARI. “Poco meno di un mese fa, il ministro per i Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, incoronava a Bari la Puglia come prima regione d’Italia ad essersi dotata di un piano paesaggistico e l’additava a modello da applicare a livello nazionale. A distanza di sole tre settimane un funzionario, nello svolgimento del mandato conferitogli da un organismo statale, afferma invece il principio che non in base agli strumenti urbanistici vigenti, ma in ragione di una semplice ricerca di mercato, il Comune di Bari è spogliato della sua potestà pianificatoria. Con buona pace della Regione e dei suoi primati nazionali in ambito urbanistico". A riferirlo l'assessore all’Ambiente Maria Maugeri.
"Sarà pure - prosegue Maugeri - che l’elefantiaca variante sui suoli agricoli nella zona dello stadio San Nicola è figlia del legittimo interesse vantato da un imprenditore privato, ma non può negarsi che faccia a pugni con il buon senso prima ancora, io direi, che con le leggi che applicano le direttive europee in materia di cambiamenti climatici, tutela ambientale, qualità della vita. Non sfugge a nessuno, ad esempio, che svuotare di una funzione centrale, come quella giudiziaria, il quartiere Libertà significa acuirne il livello di disagio sociale. In materia di riuso, riutilizzo e lotta al degrado sarebbe utile invece tornare a perseguire la verifica di fattibilità dell’arcipelago della giustizia. Insieme anche alle altre alternative sul tavolo, come l’impiego dell’ospedale militare Bonomo. Invece, accantonando qualsiasi ipotesi di riuso, la variante da circa 30 ettari, con la sottrazione di aree agricole a fini edificatori, contrasta con gli obiettivi fissati dalle conferenze sul clima e contenuti nella normativa comunitaria in materia di risparmio di suolo. La realizzazione dei volumi previsti, in una zona molto prossima all’alveo del torrente Picone, uno dei canali erosivi posti a baluardo delle inondazioni abbattutesi sulla città anche di recente, non potrà non avere ripercussioni negative sull’impermeabilizzazione dei terreni. La nuova pressione edilizia, con conseguente considerevole aumento dei volumi di traffico, insiste proprio su una zona in cui il monitoraggio della qualità dell’aria - che ha meritato in questi anni numerosi riconoscimenti al piano ambientale e anti-traffico del Comune di Bari - ha rilevato spesso punte di concentrazioni inquinanti da smog superiori alla soglia di abbattimento (oltre il 70% in meno rispetto al 2002). Tali considerazioni saranno sicuramente al centro delle valutazioni della Regione quanto alla compatibilità della variante, approvata dal commissario, con gli strumenti urbanistici vigenti. E già si annunciano, prima ancora di conoscere l’esito, nuovi ricorsi. La giustizia farà ciò che deve. La comunità dei baresi, - precisa l'assessore - capace di suscitare in passato mobilitazioni da cui sono nate inchieste e pronunce giudiziarie destinate a fare storia proprio in materia ambientale e urbanistica, non può che riporre nella giustizia la massima fiducia. Non resti però l’impressione che lo Stato apparato, nelle sue diverse espressioni, sia affetto da strabismo. La professione di europeismo fuori dai confini nazionali non può certo sposarsi con la logica tutta italiana di chi derubrica a meri passaggi formali temi invece centrali quali il primato della collettività e dei beni collettivi come l’ambiente. Sarebbe davvero un peccato rendersi conto di non aver saputo trovare una via politica, di confronto e concertazione, per arrivare a una soluzione condivisa anche in materia di edilizia giudiziaria”, conclude Maugeri.
"Sarà pure - prosegue Maugeri - che l’elefantiaca variante sui suoli agricoli nella zona dello stadio San Nicola è figlia del legittimo interesse vantato da un imprenditore privato, ma non può negarsi che faccia a pugni con il buon senso prima ancora, io direi, che con le leggi che applicano le direttive europee in materia di cambiamenti climatici, tutela ambientale, qualità della vita. Non sfugge a nessuno, ad esempio, che svuotare di una funzione centrale, come quella giudiziaria, il quartiere Libertà significa acuirne il livello di disagio sociale. In materia di riuso, riutilizzo e lotta al degrado sarebbe utile invece tornare a perseguire la verifica di fattibilità dell’arcipelago della giustizia. Insieme anche alle altre alternative sul tavolo, come l’impiego dell’ospedale militare Bonomo. Invece, accantonando qualsiasi ipotesi di riuso, la variante da circa 30 ettari, con la sottrazione di aree agricole a fini edificatori, contrasta con gli obiettivi fissati dalle conferenze sul clima e contenuti nella normativa comunitaria in materia di risparmio di suolo. La realizzazione dei volumi previsti, in una zona molto prossima all’alveo del torrente Picone, uno dei canali erosivi posti a baluardo delle inondazioni abbattutesi sulla città anche di recente, non potrà non avere ripercussioni negative sull’impermeabilizzazione dei terreni. La nuova pressione edilizia, con conseguente considerevole aumento dei volumi di traffico, insiste proprio su una zona in cui il monitoraggio della qualità dell’aria - che ha meritato in questi anni numerosi riconoscimenti al piano ambientale e anti-traffico del Comune di Bari - ha rilevato spesso punte di concentrazioni inquinanti da smog superiori alla soglia di abbattimento (oltre il 70% in meno rispetto al 2002). Tali considerazioni saranno sicuramente al centro delle valutazioni della Regione quanto alla compatibilità della variante, approvata dal commissario, con gli strumenti urbanistici vigenti. E già si annunciano, prima ancora di conoscere l’esito, nuovi ricorsi. La giustizia farà ciò che deve. La comunità dei baresi, - precisa l'assessore - capace di suscitare in passato mobilitazioni da cui sono nate inchieste e pronunce giudiziarie destinate a fare storia proprio in materia ambientale e urbanistica, non può che riporre nella giustizia la massima fiducia. Non resti però l’impressione che lo Stato apparato, nelle sue diverse espressioni, sia affetto da strabismo. La professione di europeismo fuori dai confini nazionali non può certo sposarsi con la logica tutta italiana di chi derubrica a meri passaggi formali temi invece centrali quali il primato della collettività e dei beni collettivi come l’ambiente. Sarebbe davvero un peccato rendersi conto di non aver saputo trovare una via politica, di confronto e concertazione, per arrivare a una soluzione condivisa anche in materia di edilizia giudiziaria”, conclude Maugeri.
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