Brindisi: primo sospettato, Napolitano ricordi caso


BRINDISI. "Chiedo al Presidente della Repubblica di guardare bene a questo caso: e' molto piu' grave di come puo' sembrare". E' uno dei passaggi dell'intervista, in onda oggi a "Pomeriggio Cinque", a Raffaele Niccoli, il primo sospettato per l'attentato di Brindisi costato la vita alla giovanissima Melissa Bassi.

Niccoli racconta il suo fermo: "Alle 20 del 19 maggio scorso, arrivando a casa, un poliziotto mi ha aperto lo sportello della macchina, puntandomi addosso una pistola. Poi, circa 30 poliziotti sono entrati in casa mia, senza parlarmi dell'attentato. Durante la perquisizione, mi hanno detto che gli risultava possedessi delle armi. Io ero tranquillo, sapevo di non averle. In seguito, in questura, mi ha interrogato il procuratore nazionale Antiterrorismo. E ho capito che pensavano fossi il mostro dell'attentato".

"Ho chiamato il giornalista che aveva pubblicato sul giornale il mio nome, cognome, indirizzo di casa e foto. Gli ho chiesto come avesse potuto disonorare il mio nome e quello della mia famiglia. Se mi fosse successo qualcosa, l'avrei ritenuto responsabile". Raffaele Niccoli conclude dicendo: "Le mie nipoti avrebbero voluto andare ai funerali di Melissa. Gliel'ho impedito. Il nostro cognome era diventato pubblico. Qualche squilibrato avrebbe potute linciarle".

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