Nuovo morto nel carcere di Lecce: faceva sciopero della fame da 50 giorni. Insorgono i radicali, Severino riferisca

LECCE. L'Unione delle Camere Penali , in una nota, denuncia "l'ennesima tragedia consumata in carcere, e la totale incapacita' delle istituzioni a garantire la minima tutela delle persone ristrette". L'Osservatorio Carcere Ucpi si riferisce a quanto accaduto a Lecce, dove un detenuto 38enne, 50 giorni fa, per protesta, aveva cominciato lo sciopero della fame. Una protesta che lo ha portato alla morte. E' "intollerabile e assurdo -sottolineano i penalisti- che i vertici del carcere pugliese abbiano parlato di una quarantina di detenuti che rifiutano il cibo, dunque nelle stesse condizioni del 38enne morto. Tra decessi e suicidi siamo ormai a cifre impressionanti, a conferma che il carcere non e' piu' solo luogo di limitazione della liberta' personale, ma istituzione dove si rischia la vita e spesso la si perde".

Il rapporto di chi si uccide tra persone ristrette in carcere e quelle libere e' di 19 a 1, sottolinea l'Osservatorio: "una percentuale talmente sproporzionata - si legge nella nota - da non essere spiegabile unicamente con la difficile situazione psicologica derivante dalla limitazione della liberta' personale. Le statistiche dimostrano che vi e' una correlazione fra sovraffollamento e suicidi: in nove istituti dove si registrano almeno due suicidi l'anno, il tasso medio di sovraffollamento e' del 176% contro un dato nazionale del 154%, e la frequenza dei suicidi e' di un caso ogni 415 detenuti, mentre la media nazionale e' di uno su 1090. Questo dimostra che dove l'affollamento e' del 22% oltre la media nazionale, la frequenza dei suicidi e' piu' che doppia".

 In questi mesi nelle sedi dei Tribunali Italiani le Camere Penali hanno affisso uno striscione con i numeri delle morti in carcere che purtroppo viene aggiornato con una frequenza "diventata intollerabile e vergognosa per un Paese civile", scrive l'Osservatorio. Per questo, l'Ucpi ritiene che "sia giunto il momento che la politica si assuma le proprie responsabilita' - conclude la nota - e ponga fine a quello che da troppo tempo consideriamo un mancato rispetto dei diritti fondamentali delle persone private della liberta' personale".

RADICALI: SEVERINO RIFERISCA SU CARCERE - Elisabetta Zamparutti, deputata Radicale e tesoriera di Nessuno tocchi Caino e' intervenuta oggi in Parlamento per chiedere che il ministro della Giustizia riferisca urgentemente in Aula sulle condizioni del carcere di Lecce, dopo la morte in ospedale, tra la notte di sabato e domenica scorsa, di Popo Virgil Cristria, un rumeno di 38 anni detenuto nel carcere salentino, a seguito di uno sciopero della fame di 50 giorni. Sulla morte di Popo Virgil Cristria, i deputati radicali, prima firmataria Rita Bernardini, hanno presentato un'interrogazione urgente al ministro della Giustizia, nella quale chiedono "se il ministro abbia disposto una specifica indagine sul decesso del detenuto; se al detenuto sia stata assicurata tutta l'assistenza possibile, oltre che umana, competente per le sue condizioni fisiche e mentali; se il ricovero in ospedale avrebbe potuto effettuarsi prima che le condizioni di Popo Virgil Cristria peggiorassero in modo fatale come e' avvenuto; se, infine, il ministro non ritenga urgente avviare un'indagine sui decessi che avvengono tra i detenuti delle carceri italiane, inclusi i suicidi, per verificarne le cause reali e scongiurarne di nuovi".


PENALISTI: TUTELE DA ISTITUZIONI - L'Unione delle Camere Penali denuncia ''l'ennesima tragedia consumata in carcere, e la totale incapacita' delle istituzioni a garantire la minima tutela delle persone ristrette''. Cosi' l'Osservatorio Carcere Ucpi commenta quanto accaduto a Lecce, dove un detenuto 38enne e' morto dopo 50 giorni di sciopero della fame attuato per protestare contro il suo arresto. E' ''intollerabile e assurdo - sottolineano i penalisti - che i vertici del carcere pugliese abbiano parlato di una quarantina di detenuti che rifiutano il cibo, dunque nelle stesse condizioni del 38enne morto''.