Ilva: "20 mila lavoratori pagheranno per chiusura"

TARANTO. “Non è possibile che siano i lavoratori a pagare il prezzo del blocco dell’Ilva a Taranto. Si tratta di circa ventimila addetti tra diretti e dell’indotto che avvertono da ieri preoccupazione e disagio assoluti”.

Lo ha detto Mario Ghini, segretario nazionale della Uilm, intervistato oggi da Gerardo Greco in apertura di Uno Mattina Estate su Rai1.

“Per una completa conversione – ha spiegato il sindacalista - dello stabilimento siderurgico ci vogliono centinaia di milioni di euro e non è una cosa che si fa dalla sera alla mattina. Negli ultimi due anni si sono fatti enormi passi avanti nel risanamento ambientale ed è stato abbattuto il livello di emissione delle diossine. Il problema che esiste una continua variazione delle norme da applicare ed una correlata incertezza negli investimenti da predisporre. Ieri è stato firmato un importante protocollo d’intesa tra governo ed enti locali, ma la sentenza della magistratura è un duro colpo. Da un lato se uno stabilimento siderurgico rischia di fermarsi col sequestro di importanti aree produttive al suo interno, diventa impossibile bonificarlo. Poi, a Taranto è ubicato l’altoforno utile all’intero gruppo siderurgico della famiglia Riva sul territorio nazionale: se si ferma l’intera produzione dell’acciaio nazionale è rischio, perché si creerebbe un effetto domino su tutti gli altri stabilimenti con effetti nefasti sul comparto industriale del Paese”.

Per il dirigente sindacale della Uilm esiste una sola strada da percorrere: “Il giusto equilibrio- ha concluso- tra sicurezza ambientale e continuità produttiva, come avviene in tutta Europa”.

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