Legge elettorale: prove di accordo tra Pdl e Pd

di Redazione. Prove di accordo per la riforma della legge elettorale. Teatro del confronto il Senato, dove si giocano due partite essenziali: quella del comitato ristretto voluto dal presidente Schifani per dare pronta risposta agli appelli del Capo dello Stato, il cui compito e' quello di trovare le convergenze dei partiti e possibilmente un testo base che le riassuma; e quella delle riforme costituzionali, strettamente connessa alla prima, che da martedi' tornano in Aula per trovare conclusione entro giovedi' 19. L'assemblea, dopo aver dato il via libera al taglio dei parlamentari e al Senato federale dovra' decidere sul semipresidenzialismo.

La situazione appare ancora nebulosa, anche a causa delle dinamiche interne ai partiti, ma quello che si tentera' di realizzare a Palazzo Madama sara' un passo avanti sulla strada della chiarezza, sganciando, cosi' come sollecitato dal Presidente della Repubblica, il dibattito dalle contrattazioni tra i partiti per portarlo nella sua sede istituzionale e piu' trasparente del Parlamento.

Di certo quanto si sta profilando sul fronte della legge elettorale e' una nuova convergenza di Pdl, Udc con parte della Lega Nord, quella vicina a Berlusconi, sulle preferenze, con un sistema proporzionale con uno sbarramento alzato al 6% e un premio di maggioranza contenuto, non superiore al 10%.

Una convergenza che mette in crisi la posizione del Pd che converge sul no secco alle preferenze, foriere di brogli e voti di scambio e conferma della sua posizione (il Pd e' l'unico partito che abbia formulato una proposta di legge come tale e non come proposta di singoli esponenti) per i collegi uninominali con premio di maggioranza abbastanza alto, intorno al 15%, meglio se a doppio turno.

Una posizione non condivisa dall'ala degli ex popolari.

Sabato gia' lo stesso vicesegretario Enrico Letta aveva espresso in assemblea le proprie peplessita' sul perche' le preferenze vadano bene per i comuni e l'europarlamento e ieri anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, non ha esitato a dichiararsi nettamente a favore alle preferenze.

Sullo sfondo pesa di certo la posizione dell'Udc, che se da un lato per voce del suo leader, Pierferdinando Casini, parla di una nuova area di moderati-progressisti, dall'altro ora si trova in sintonia, almento per quanto concerne la legge elettorale, con la posizione del centrodestra.