Monti dice no alla concertazione

di Redazione. Sono due i passaggi cruciali dell'intervento di Mario Monti all'assemblea dell'Abi svoltasi ieri. Il primo e' un giudizio sulla crisi economica di cui ancora non si vede la luce dal tunnel: ''L'Italia ha intrapreso un percorso di guerra durissimo. Un percorso di guerra contro i diffusi pregiudizi, contro le eredita' del debito pubblico, contro le sottovalutazioni da parte di noi stessi, contro gli effetti delle decisioni prese in passato e i vizi strutturali della nostra economia''.

Il secondo e' un duro attacco ai sindacati e ai governi compiacenti che hanno ecceduto nel dialogo con le parti sociali: ''In passato ci sono stati esercizi profondi di concertazione che hanno generato i mali contro cui noi combattiamo e a causa dei quali i nostri figli non trovano facilmente lavoro''.

Sul primo punto, il presidente del Consiglio ha voluto indicare con chiarezza che l'azione del suo governo ha per ora solo invertito la tendenza che aveva portato l'economia nazionale sull'orlo dell'abisso ma che la marcia per ottenere risultati concreti e' ancora lunga. E' particolarmente forte l'immagine evocata del ''percorso di guerra'', rivolta sia ai partiti che sostengono il governo sia all'opinione pubblica per segnalare le difficolta', anche se poi Monti ha aggiunto: ''Ci vorra' del tempo, ma non ho dubbi che le misure del governo avranno effetti sulla crescita e l'occupazione, le cose che i cittadini vedono''.

L'attacco di Monti alla concertazione e' invece di difficile interpretazione. Infatti anche il suo governo, almeno per quanto riguarda la riforma del lavoro, non ha rinunciato al dialogo con i sindacati ritenendolo necessario per riscrivere l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Il dialogo tra Monti, il ministro Elsa Fornero e i sindacati si e' andato pero' affievolendo sempre più nelle ultime settimane fino al punto che i sindacati minacciano lo sciopero generale nel prossimo autunno contro spending review e decreto sviluppo. Dai sindacati, ma anche da Pd e Pdl, si rimprovera al governo di non coinvolgere a sufficienza nelle scelte che compie le forze sociali e la maggioranza politica che lo sostiene. Da qui le polemiche su un eccesso di decisionismo che caratterizzerebbe l'azione dell'esecutivo.

La durezza delle parole di Monti si spiega forse anche perche' nei giorni scorsi ha deciso di rendere pubblica la scelta di non rendersi disponibile a guidare il governo dopo le elezioni del 2013. La sua intenzione appare quella di impegnarsi sulle riforme in cantiere scontando possibili polemiche ed evitando eccessi di mediazione. Da qui anche la decisione di Monti di lasciare a Vittorio Grilli il Ministero dell'Economia e delle Finanze, che il premier conservava ad interim, in modo da concentrarsi pure negli impegni internazionali sul suo ruolo di premier.

Reazione al fulmicotone di Susanna Camusso, segretaria della Cgil, alle parole di Monti sulla concertazione: ''Credo che non sappia di cosa sta parlando.

Vorrei ricordargli che l'ultima concertazione nel nostro paese e' quella del 1993: un accordo che salvo' il paese dalla bancarotta, con una riforma delle pensioni equa, al contrario di quella fatta dal suo governo. Dopo il 1993, e' arrivata la destra che cancello' la concertazione, sono vent'anni che non abbiamo concertazione e cosi' sono arrivate le leggi sulla precarieta''', conclude il segretario.

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