La Taranta ha fatto 15 e ora ripensa se stessa
di Francesco Greco. Taranta Power, performance n. 15. E’ il tempo di una pausa di riflessione per decidere cosa fare da grande. Il ragno e il suo complesso apparato mitico-rituale, che poggia sulle solide basi degli studi musicali e antropologici di Diego Carpitella e di Ernesto De Martino ripensa i suoi postulati culturali. Vola qualche straccio (e qualche carta bollata) dopo la frase criptica del presidente della Fondazione Sergio Blasi: “La Taranta ha molti padri e una madre”. Chiamati in causa, Gianfranco Salvatore e Maurizio Agamennone, che lavorarono alle prime edizioni (la prima, 1998, costò 600mila lire e si svolse nella piazza principale di Melpignano, la piccola Woodstock pugliese) con molto spontaneismo e poco pane, rievocano la rottura fra “professori” (loro, immolati a Dioniso) e politici (“erano là per controllare gli intellettuali”): come a Mosca negli anni Trenta, quello il format. Uno scontro culturale e politico fra chi temeva l’eccessiva contaminazione della pizzica salentina che poteva sconfinare nel business puro e chi diceva che il rischio si doveva correre introducendo elementi spuri e chiamando Jovanotti, De Sio, ecc.La Regione Puglia ha annunciato, giorni fa, per bocca dell’assessore alle politiche mediterranee Silvia Godelli, un ridimensionamento dell’appoggio economico alla “Fondazione Notte della Taranta”, e un invito a coinvolgere sponsor privati (in linea con i tagli generalizzati e la filosofia brutale della spending review). Vendola al contrario – con l’oggettiva sconfessione del suo assessore – ribadisce l’intenzione di continuare a finanziare la cultura, scelta che considera strategica e quindi anche la “Taranta”, che ritiene “la sola manifestazione che non ha a che fare col folklore” (a Torrepaduli, a due passi da qui, la Fondazione San Rocco si è inventata la Notte di San Rocco, con Tullio De Piscopo, dicono che sia di destra, n.d.r.), perché “la musica ha superato la politica” e il Concertone di stasera “è un momento altamente politico, di costruzione del cosmopolitismo”.
E dunque, la “Taranta” incombe. C’è chi la ritiene l’icona forte che promuove il marketing del territorio, chi la sintesi identitaria di una terra e una musica antica svelata a se stessa. Chi spinge per ulteriori approfondimenti antropologici e contaminazioni. La stessa conferenza-stampa (foto di Marcello Sansò) che s’è svolta a Melpignano lo è: mentre si parlava continuavano le prove e la caratterizzazione balcanica di quest’anno, grazie al maestro concertatore Goran Bregovic (assistente Ninoslav Ademovic), era un elemento di grande suggestione e dialettica. In linea con la “filosofia” del tarantismo, fenomeno che nasce da situazioni di conflitto sia economico che sociale e la trance è un espediente per lenire i “morsi” e il dolore del disagio esistenziale e personale.
Solito clima da suk arabo o bolgia dantesca, solito ufficio-stampa strapaese (le cartelline esplicative esaurite e i pass stampa dati col contagocce), solita retorica dei politici (Pacella, Provincia, “taranta spread culturale”, Stefà no, Regione, “riscatto del territorio con l’agroalimentare identitario”) ansiosi di saltare sul carro. Tocca al direttore artistico Sergio Torsello dare i dati: 3 ore di musica, 34 i brani in scaletta, accanto all’Orchestra il “Coro delle Mondine di Novi” con canti di lavoro e di protesta, la Banda musicale di Racale e due gruppi voluti da Bregovic, serbo (Madre Badessa Band) e croato (Nenad Mladenovic Orchestra). Palco “firmato” da Mimmo Paladino, luminarie fratelli Mariano (Scorrano). Commemorato Piero Milesi (firmò la 2a edizione).
I “professori” alzano il livello. Sandro Cappelletto: “Musica balcanica e salentina hanno contatti ritmici e melodici… La Taranta è l’opposto della sanremizzazione degli spettacoli musicali”. Tullio Gregory: “I giovani cercano nella cultura un appiglio in un momento di desolazione e mancanza di idee. Dal tunnel si esce solo se si punta su di loro con investimenti nella cultura a lungo termine. La società ha più bisogno di cultura che di economia”. Blasi: “Sarà una direzione puntuale e meticolosa. La pizzica è il nostro rock”. Bregovic: “Ho trovato un’Orchestra di talenti grazie anche a chi mi ha preceduto. Suoneremo le musiche dei contadini balcanici. E’ importante che serbi e croati stiano insieme sullo stesso palco”.
Ultima curiosità : mentre la conferenza-stampa volgeva al termine è giunto trafelato un “tarantato” siciliano, Giorgio Giaccio: da Palermo a Melpignano a piedi per la “Notte”. Ha fatto un voto? No, l’ha morso la taranta. Lo stessa possessione che attende stasera 100mila devoti a Dioniso nella celebrazione pagana sul prato degli Agostiniani, e quelli che assisteranno all’evento guardando “Cielo” (canale 26, Sky), “Repubblica tv”, “Planet tv” (emittente russa), You-Tube, ascoltando RadioTre. Sarà collegata la base italiana a Herat (Afghanistan). Contaminare oltre sarebbe stato blasfemo: la taranta avrebbe potuto scocciarsi…