Stato-Mafia: Amato, mai saputo di trattative

ROMA. ''Se ci sono stati uomini dello Stato che hanno trattato con la mafia nessuno e' venuto a dirlo a me. Se l'avessero fatto le cose si sarebbero fermate dopo trenta secondi''. A negare di esser mai venuto a conoscenza di possibili trattative che la mafia da parte di organismi dello Stato dopo le stragi del '92-'93 e le morti dei giudici Falcone e Borsellino e' stato l'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato, ascoltato in audizione questo pomeriggio dalla commissione parlamentare Antimafia.

Amato ha poi precisato che la scelta dei ministri, in particolare quello degli Interni e della Giustizia dell'epoca, fu dettata, in parte dalle decisioni assunte dai maggiori partiti che componevano il suo dicastero: Dc e Psi, ma in parte frutto delle sue personali scelte dovute a valutazioni di merito.

Amato, che presiedette un governo che duro' meno di un anno nel '93, ha, quindi, motivato il cambio ai vertici dei servizi di sicurezza del tempo con la necessita' di provvedere alla ''inadeguatezza'' dimostrata soprattutto dopo la morte del giudice Borsellino.

Il presidente Amato ha poi detto di non aver mai visto personalmente la famosa lettera scritta da alcuni familiari di detenuti in 41-bis che ne chiedeva la sospensione per la sua inumanita' e che sarebbe stata sostenuta anche da alcune personalita', tra queste in campo ecclesiale.