Se la città diventa una lettera en plein air...

di Francesco Brescia. Cercherò di non redigere un pedante sermone, di non vomitarvi addosso paternali, di non appesantirvi con i soliti predicozzi moraleggianti. Vero è, però, che mi risulta parecchio difficile non puntare il dito contro una schiera di imbecilli che hanno preso spiagge, chiese, sagrati, piazze, muretti e panchine come una lettera deputata all'accoglimento di pensieri e parole, come una tavolozza sulla quale dipingere impressioni e dediche, come una mappa su cui disegnare percorsi, una porta di un cesso d'autogrill sulla quale appuntare o segnalare numeri di cellulare per incontri che di sobrio poco hanno. La questione che indispettisce non è l'atto vandalico (quello non indispettisce, fa proprio incazzare. E' marcatamente diverso) ma la possente mancanza di indignazione, l'avvilente rassegnazione con cui i biscegliesi reagiscono (reagiscono?) dinanzi allo squallore. “Garzoncello/a scherzoso/a”, vedo che hai imparato a scrivere e me ne compiaccio, ma oggi, e tu lo sai meglio di me (non devo insegnarti di certo nulla, forse qualcosa si, ma non a scrivere: quello vedo che sai farlo), esistono migliaia di modi per comunicare un'emozione, un rimpianto, una delusione, una gioia, una sonora mandata a quel paese. Perché hai scelto proprio questo? Probabilmente per scatenare rabbia (forse solo la mia) e ci sei riuscito. Bravo/a. Se fossi un tuo genitore, non avresti granché scampo. Ma ritieniti fortunato: non lo sei (e mi ritengo fortunato anch'io per non avere figli o nipoti come te). Se fossi un rappresentante del mondo della scuola o delle istituzioni, avvertirei forte, insistente, insostenibile il senso di cocente sconfitta. Se fossi il destinatario/la destinataria del tuo messaggio, ti abbraccerei così tanto... fino quasi a non sentirti più respirare. Ma in quell'attimo mollerei la presa, vorrei solo farti capire cosa si prova a quasi ammazzare un bene pubblico, un patrimonio, casa nostra, la nostra storia. “Poi quando intorno è spenta ogni altra face, e tutto l'altro tace” mi accorgo che tu non puoi capire, che tu non hai mai capito e sai cosa mi urta di più? Il fatto che tu non capirai mai. Perché tu sei idiota, si, idiota e gli idioti raramente si ravvedono. Non per orgoglio, sia chiaro! Ma perché, in quanto idioti, sono limitati, intellettualmente, cerebralmente, culturalmente. Dev'essere una gran delusione averti come figlio/a, provo una grande ripugnanza ad averti come concittadino e credo sia un ribrezzo averti come amico o, ancora peggio, come compagno/a di vita.