Ilva: gip dice no a scarcerazione pr azienda
TARANTO. Il gip del Tribunale di Taranto, Patrizia Todisco, ha rigettato (per la seconda volta, la prima subito dopo l'interrogatorio di garanzia) la richiesta di revoca degli arresti in carcere per Girolamo Archina', l'ex responsabile delle relazioni istituzionali dell'Ilva. L'uomo si trova detenuto dal 26 novembre scorso quando gli venne notificata una ordinanza di custodia cautelare nell'ambito dell'inchiesta denominata 'Ambiente Svenduto'.
A suo carico una serie di reati di natura ambientale ma anche concorso in corruzione in atti giudiziari e falso. Sotto inchiesta il presunto passaggio di una mazzetta che sarebbe stata consegnata il 26 marzo del 2010 in una stazione di servizio dell'autostrada A14 da Archina' a Lorenzo Liberti, docente universitario ed ex consulente della Procura di Taranto, secondo l'accusa per addomesticare una perizia relativa proprio all'inquinamento che sarebbe stato provocato dal siderurgico. Entrambi hanno negato le accuse. Il professore si trova ai domiciliari. L'11 dicembre il Tribunale del Riesame di Taranto aveva negato a entrambi la scarcerazione.
"Sarebbe utile pensare a un intervento pubblico e privato che garantisca la riorganizzazione dell'Ilva, gli investimenti, e sia in grado di rilanciarla. Si dovrebbe decidere un intervento pubblico diretto nella gestione dell'impresa e, quindi, anche nel pacchetto azionario. Ma noi ci rivolgiamo anche alle altre imprese siderurgiche del paese, affinche' si consorzino" per salvare l'Ilva. Lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil, oggi a Genova per il direttivo provinciale.
In merito alla vicenda dei rotoli di acciaio grezzo sotto sequestro sulle banchine dell'Ilva di Taranto, Landini ha aggiunto: "Ci auguriamo che tra procura e governo si possa arrivare a un dissequestro parziale di quei materiali, sequestrando i soldi dei Riva per investirli dentro l'azienda. Pensiamo che l'assetto proprietario attuale dell'azienda non sia piu' in grado e non abbia la credibilita' per garantire gli investimenti e il rilancio dell'Ilva".
"C'e' bisogno - ha aggiunto - di un controllo sulle proprieta' dei Riva, anche fuoridall'Ilva, per garantire che chi ha inquinato dia un contributo per risanare. Pensiamo che l'Ilva non vada chiusa, ma - ha concluso - che potrebbe essere l'occasione per sperimentare nel nostro paese un modo per uscire dalla crisi".
A suo carico una serie di reati di natura ambientale ma anche concorso in corruzione in atti giudiziari e falso. Sotto inchiesta il presunto passaggio di una mazzetta che sarebbe stata consegnata il 26 marzo del 2010 in una stazione di servizio dell'autostrada A14 da Archina' a Lorenzo Liberti, docente universitario ed ex consulente della Procura di Taranto, secondo l'accusa per addomesticare una perizia relativa proprio all'inquinamento che sarebbe stato provocato dal siderurgico. Entrambi hanno negato le accuse. Il professore si trova ai domiciliari. L'11 dicembre il Tribunale del Riesame di Taranto aveva negato a entrambi la scarcerazione.
"Sarebbe utile pensare a un intervento pubblico e privato che garantisca la riorganizzazione dell'Ilva, gli investimenti, e sia in grado di rilanciarla. Si dovrebbe decidere un intervento pubblico diretto nella gestione dell'impresa e, quindi, anche nel pacchetto azionario. Ma noi ci rivolgiamo anche alle altre imprese siderurgiche del paese, affinche' si consorzino" per salvare l'Ilva. Lo ha detto Maurizio Landini, segretario generale della Fiom-Cgil, oggi a Genova per il direttivo provinciale.
In merito alla vicenda dei rotoli di acciaio grezzo sotto sequestro sulle banchine dell'Ilva di Taranto, Landini ha aggiunto: "Ci auguriamo che tra procura e governo si possa arrivare a un dissequestro parziale di quei materiali, sequestrando i soldi dei Riva per investirli dentro l'azienda. Pensiamo che l'assetto proprietario attuale dell'azienda non sia piu' in grado e non abbia la credibilita' per garantire gli investimenti e il rilancio dell'Ilva".
"C'e' bisogno - ha aggiunto - di un controllo sulle proprieta' dei Riva, anche fuoridall'Ilva, per garantire che chi ha inquinato dia un contributo per risanare. Pensiamo che l'Ilva non vada chiusa, ma - ha concluso - che potrebbe essere l'occasione per sperimentare nel nostro paese un modo per uscire dalla crisi".
