Area trivelle ampliata nello Ionio: Introna protesta col Governo Monti

BARI. Il fantasma delle trivelle non lascia i nostri mari, anzi, raddoppia. Un decreto del Ministero dello Sviluppo economico allarga ad est di Malta la zona aperta alla ricerca e coltivazione degli idrocarburi e il presidente del Consiglio regionale della Puglia non ci sta. Con una secca nota a mezzo stampa, Onofrio Introna ribadisce infatti il NO unanime della Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative italiane ad ogni ipotesi di sfruttamento del Mediterraneo europeo.

“Il Governo dei tecnici – osserva - non sarà ricordato dagli Italiani soltanto per aver tartassato i redditi medio bassi e spremuto i lavoratori col feroce inasprimento fiscale che ha risparmiato, invece, le lobby dell’alta finanza e il sistema bancario, spingendo sempre più verso la soglia di povertà milioni di famiglie. Resterà nella memoria del Paese anche per il triste primato di aver alleggerito e fatto saltare tutti i vincoli a tutela dei nostri mari”.

Infatti, spiega Introna, il 12 marzo, “benchè sia uscito sconfitto dalle urne e sfiduciato dagli Italiani e nonostante il regime di provvisorietà e ordinaria amministrazione delle sue decisioni”, ha pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica un decreto, “assunto in periodo festivo, il 27 dicembre 2012, con il quale il Governo Monti ha fatto il proprio regalo di Natale alle lobby internazionali del petrolio”. Estende a est nello Ionio meridionale e a sud-est nel Canale di Sicilia la linea di delimitazione della zona C - settore Sud della piattaforma continentale italiana.

Un unico articolo allarga l’area aperta alla captazione di gas e petrolio nelle acque territoriali. La “pericolosa conseguenza”, messa in risalto dal presidente Introna è che, decorsi tre mesi dalla data di pubblicazione dell’atto nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, “i soggetti interessati possono richiedere permessi di prospezione o di ricerca per idrocarburi liquidi e gassosi, nelle aree ampliate”.

Il decreto, fa notare Introna, è in evidente contrasto con la linea unitaria assunta dalle Regioni adriatiche e ioniche, impegnate a promuovere con i Paesi europei e non europei che si affacciano sui due mari un protocollo di intesa per una disciplina univoca a protezione dell’ambiente marino e costiero.

In particolare, nella Conferenza internazionale di Venezia del 9 novembre 2012 le Regioni adriatiche hanno condiviso una proposta di legge al Parlamento, ai sensi dell’art. 121 della Costituzione, per la previsione di un divieto nazionale di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi nei mari del Mediterraneo europeo.
“Non resta che augurarci – conclude Introna – che al più presto il Parlamento voti la fiducia al nuovo Governo al quale le Regioni italiane porranno la richiesta di rivedere tutta la materia”.