Dalla notte ai Musei ai giorni per i Musei

Le gloriose Sivium e Sidion torneranno a risplendere; torneranno a mettere in mostra i loro gioielli, quelli che furono estratti dalla necropoli del Padreterno, ma da tutta l’intera area archeologica di Botromagno. Era il settembre del 1997 quando, per la prima volta, dopo anni di attesa, di paziente e certosino lavoro di scavi, di intere campagne di scavi, di studi, di pubblicazioni, soprattutto da parte di inglesi, canadesi e tunisini, fu aperto, tra resistenze, diffidenze e scetticismi, il Museo archeologico di Gravina. D’ora in poi, la città continuare o riprenderà a sognare, a farsi più bella, più elegante, più accogliente, speriamo, perché questo, secondo l’assessore Laura Marchetti “ è solo l’inizio di un lungo percorso, di un cammino che non potrà più interrompersi o essere fermato dalle pastoie burocratiche dell’indifferenza e del menefreghismo.
Gravina avrà i suoi musei, ma soprattutto quello dell’acqua e della pietra, in quell’unicum ideale della gravina di Gravina con la sua riccatissima zona archeologica. Si riprende un cammino interrotto, continua la Marchetti. Si riprende il cammino ipotizzato dal comitato scientifico nell’ambito della positività del progetto Sidin; un progetto che vide coinvolti studiosi d’Italia e del mondo, riversati sul nostro territorio per studiarlo sotto tutti gli aspetti scientifici, storici, geomorfologici, antropologici, culturali, artistici, archeologici ed architettonici. Una stagione di speranze a cui partecipò con interesse e competenza l’architetto Pietro Laureano, consulente Unesco, pietra miliare nel campo dell’archeologia, che torna a Gravina dopo anni di distacco ma non di disinteresse per questa città, se è vero, come è vero, che egli si prodigò e si prodigherà per far ricevere alla nostra città, per quanto riguarda i siti rupestri, il nostro canyon, il riconoscimento Unesco.
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