Ilva: flop referendum a Taranto su chiusura

TARANTO. L'affluenza alle urne a Taranto per il referendum sulla chiusura totale o parziale dell'Ilva alle 19 (si vota solo oggi fino alle 22) era del 13,1%. Nel rione Tamburi, il più esposto all'inquinamento prodotto dagli impianti del Siderurgico, si è recato ai seggi il 9,7% degli aventi diritto e nella zona Borgo-città vecchia il 14.4%.
Difficilmente si raggiungerà il quorum del cinquanta per cento più uno.
Due i quesiti ai quali i cittadini dovranno rispondere che riguardano la chiusura totale dello stabilimento o solo dell'area a caldo ritenuta piu' inquinante. Secondo una prima rilevazione, alle 12 avrebbero votato poco piu' di 4.000 persone. Il quorum e' di oltre 86.000 voti.
A seconda dei punti di vista arriva nel momento piu' scomodo o piu' opportuno, dopo i provvedimenti della magistratura, i sequestri, la legge del governo 'Salva Ilva, giudicata legittima nei giorni scorsi dalla Corte Costituzionale, l'avvio dei lavori di ambientalizzazione previsti dalla nuova autorizzazione integrata ambientale, le diverse mobilitazioni dei cittadini, le pesanti ricadute occupazionali, per il momento solo tamponate.
Sicuramente se il momento del referendum fosse arrivato prima avrebbe accelerato maggiormente certi processi che poi solo la magistratura, con le sue inchieste, e' stata in grado di mettere in moto. La fissazione della data risale allo scorso 18 gennaio. A dare il via libera definitivo e' stato il Comitato dei garanti al termine di un lungo contenzioso giudiziario davanti a Tar e Consiglio di Stato.
Favorevoli al si' al referendum, ovviamente oltre ai promotori di 'Taranto' Futura, molte delle associazioni ambientaliste riunite nella sigla Altamarea (Peacelink, Fondo Antidiossna, Ail e tante altre) che gia' da alcuni anni hanno presentato denunce e, fino a domenica scorsa, hanno organizzato numerose manifestazioni contro l'inquinamento e a sostegno dell'azione della magistratura e contro la legge 231. Sorprende solo fino a un certo punto l'atteggiamento scettico dell'attivissimo 'Comitato cittadino e lavoratori liberi e pensanti' in prima fila da agosto nella battaglia contro l'inquinamento che, in questa occasione, ritiene "riduttivo usare parole d'ordine semplici come 'Ilva si"-'Ilva no'. Lo slogan 'Taranto senza Ilva' non fa che ricreare quel solco tra cittadini e operai che dal 2 agosto abbiamo cercato in tutti i modi di ridurre".
Un muro che per il Comitato "favorisce il ricatto occupazionale e l'immobilismo che da decenni separa cittadini e operai. Forse - hanno affermato - sarebbe stato piu' opportuno un terzo quesito: 'volete voi cittadini che l'Ilva venga chiusa con il conseguente reimpiego degli operai nelle opere di bonifica?' Rimane il fatto - ha precisato il Comitato - che quando la citta' si muove e' sempre un evento da considerare positivamente".
M5S, SALVA-ILVA ERRATO E INOPPORTUNO - La Corte Costituzionale ha bocciato il parere di incostituzionalità del decreto legge denominato “Salva Ilva”. Pur rispettando il parere della Consulta, le cui motivazioni approfondiremo appena verranno depositate, il gruppo parlamentare Movimento Cinque Stelle reputa il “Salva Ilva” errato e inopportuno perché non tiene in considerazione l'interesse dei cittadini e la volontà espressa dalla città di Taranto nella manifestazione del 15 Dicembre. Così in una nota il Gruppo parlamentare alla Camera dei Deputati MoVimento 5 Stelle.
Ricordiamo - prosegue la nota - che questo decreto legge è stato approvato dal governo Monti e dalle forze politiche attualmente riconfermate in parlamento, PD e PDL.
Riteniamo scellerata la decisione di proporre delle bonifiche con denaro pubblico se prima non si eliminano le fonti inquinanti, considerando le risorse stanziate comunque insufficienti per una bonifica definitiva e duratura del territorio contaminato.
Secondo M5s Lecce, "e’ altresì assurdo che in Italia chi inquina, anche a norma di legge, non paghi. Ci chiediamo per quale ragione la famiglia Riva stia procedendo alla riorganizzazione dell’assetto societario.
Ora che la Corte Costituzionale si è pronunciata sul Salva Ilva dobbiamo guardare avanti e chiederci cosa noi cittadini possiamo fare per Taranto. Siamo convinti che ciascuno possa cambiare il proprio futuro senza delegarlo ad altri, migliorando le condizioni di salute, di lavoro e dell’ambiente, attraverso la partecipazione diretta. Per questo esortiamo tutti i cittadini di Taranto a esprimere la propria volontà attraverso il referendum consultivo che si terrà Domenica 14 Aprile. Il referendum consta di due quesiti: nel primo, i cittadini dovranno esprimersi in merito alla chiusura della sola area a caldo; nel secondo, viene chiesta la chiusura completa dell’intero impianto siderurgico.
Chi crede che la questione occupazionale sia compromessa dall’esito dei quesiti, deve considerare che questa città da oltre 60 anni, subisce un modello di sviluppo, che di fatto ha pregiudicato non solo le alternative economiche possibili, come il turismo per la mancata valorizzazione del patrimonio paesaggistico, storico e culturale, ma anche quelle già esistenti, pensiamo alla mitilicoltura, alla pesca, all’allevamento e al settore agroalimentare. Siamo convinti che lo Stato e questo parlamento debba pensare anche riconoscere un reddito a questi lavoratori e a queste piccole e medie imprese.
Il nostro Paese ha un grande debito nei confronti della città di Taranto ed è giunto il momento che questo debito venga estinto, restituendole la dignità che questo territorio merita al pari degli altri, dando a Taranto la possibilità di creare un modello di sviluppo diverso, tramite l'apporto degli esperti, ma soprattutto per merito del coinvolgimento diretto della cittadinanza, conclude la nota del M5s Lecce.
Favorevoli al si' al referendum, ovviamente oltre ai promotori di 'Taranto' Futura, molte delle associazioni ambientaliste riunite nella sigla Altamarea (Peacelink, Fondo Antidiossna, Ail e tante altre) che gia' da alcuni anni hanno presentato denunce e, fino a domenica scorsa, hanno organizzato numerose manifestazioni contro l'inquinamento e a sostegno dell'azione della magistratura e contro la legge 231. Sorprende solo fino a un certo punto l'atteggiamento scettico dell'attivissimo 'Comitato cittadino e lavoratori liberi e pensanti' in prima fila da agosto nella battaglia contro l'inquinamento che, in questa occasione, ritiene "riduttivo usare parole d'ordine semplici come 'Ilva si"-'Ilva no'. Lo slogan 'Taranto senza Ilva' non fa che ricreare quel solco tra cittadini e operai che dal 2 agosto abbiamo cercato in tutti i modi di ridurre".
Un muro che per il Comitato "favorisce il ricatto occupazionale e l'immobilismo che da decenni separa cittadini e operai. Forse - hanno affermato - sarebbe stato piu' opportuno un terzo quesito: 'volete voi cittadini che l'Ilva venga chiusa con il conseguente reimpiego degli operai nelle opere di bonifica?' Rimane il fatto - ha precisato il Comitato - che quando la citta' si muove e' sempre un evento da considerare positivamente".
M5S, SALVA-ILVA ERRATO E INOPPORTUNO - La Corte Costituzionale ha bocciato il parere di incostituzionalità del decreto legge denominato “Salva Ilva”. Pur rispettando il parere della Consulta, le cui motivazioni approfondiremo appena verranno depositate, il gruppo parlamentare Movimento Cinque Stelle reputa il “Salva Ilva” errato e inopportuno perché non tiene in considerazione l'interesse dei cittadini e la volontà espressa dalla città di Taranto nella manifestazione del 15 Dicembre. Così in una nota il Gruppo parlamentare alla Camera dei Deputati MoVimento 5 Stelle.
Ricordiamo - prosegue la nota - che questo decreto legge è stato approvato dal governo Monti e dalle forze politiche attualmente riconfermate in parlamento, PD e PDL.
Riteniamo scellerata la decisione di proporre delle bonifiche con denaro pubblico se prima non si eliminano le fonti inquinanti, considerando le risorse stanziate comunque insufficienti per una bonifica definitiva e duratura del territorio contaminato.
Secondo M5s Lecce, "e’ altresì assurdo che in Italia chi inquina, anche a norma di legge, non paghi. Ci chiediamo per quale ragione la famiglia Riva stia procedendo alla riorganizzazione dell’assetto societario.
Ora che la Corte Costituzionale si è pronunciata sul Salva Ilva dobbiamo guardare avanti e chiederci cosa noi cittadini possiamo fare per Taranto. Siamo convinti che ciascuno possa cambiare il proprio futuro senza delegarlo ad altri, migliorando le condizioni di salute, di lavoro e dell’ambiente, attraverso la partecipazione diretta. Per questo esortiamo tutti i cittadini di Taranto a esprimere la propria volontà attraverso il referendum consultivo che si terrà Domenica 14 Aprile. Il referendum consta di due quesiti: nel primo, i cittadini dovranno esprimersi in merito alla chiusura della sola area a caldo; nel secondo, viene chiesta la chiusura completa dell’intero impianto siderurgico.Chi crede che la questione occupazionale sia compromessa dall’esito dei quesiti, deve considerare che questa città da oltre 60 anni, subisce un modello di sviluppo, che di fatto ha pregiudicato non solo le alternative economiche possibili, come il turismo per la mancata valorizzazione del patrimonio paesaggistico, storico e culturale, ma anche quelle già esistenti, pensiamo alla mitilicoltura, alla pesca, all’allevamento e al settore agroalimentare. Siamo convinti che lo Stato e questo parlamento debba pensare anche riconoscere un reddito a questi lavoratori e a queste piccole e medie imprese.
Il nostro Paese ha un grande debito nei confronti della città di Taranto ed è giunto il momento che questo debito venga estinto, restituendole la dignità che questo territorio merita al pari degli altri, dando a Taranto la possibilità di creare un modello di sviluppo diverso, tramite l'apporto degli esperti, ma soprattutto per merito del coinvolgimento diretto della cittadinanza, conclude la nota del M5s Lecce.