Ilva, solo parole. E' l'ora dei fatti

di Nicola Zuccaro - Mentre cresce la tensione a Taranto per la sorte dei 40mila dipendenti dell'Ilva, proliferano fra Bari, Roma e lo stesso capoluogo ionico fiumi di parole e di buone intenzioni atte a scongiurare la chiusura del locale stabilimento.

Dalla richiesta avanzata da Michele Mazzarano, per una "monotematica regionale" agli appelli lanciati da Vendola e dalla triplice sindacale sia nazionale che pugliesi si rileva un fronte comune puramente dialettico e lungo il quale emerge, come chiosa, la necessità di coniugare salute, ambiente e lavoro.

Il rischio di astrazione diventa ancor più elevato quando si leggono le varie soluzioni gestionali: prima fra tutte quella del commissariamento gestito da Palazzo Chigi, rievocativo delle obsolete partecipazioni statali.

In queste ore sulla pelle dei lavoratori e delle loro rispettive famiglie si consuma la tipica dissertazione all'italiana più utile a chi è alla ricerca di pubblicità e molto meno utile ad una città e non solo alla stessa Ilva. Egregi Ministri, Sottosegretari, Parlamentari, Consiglieri Regionali e Sindacalisti non c'è più tempo per le parole. Occorrono i fatti perchè Taranto e con essa l'industria italiana non muoiano.