Si è spenta “serenamente” l'As Andria. Quanti derby in D, obbligati ad esserci

di Luca Losito - A darne il triste annuncio, in realtà, non è stato ancora nessuno. Sta di fatto che l'As Andria, da oggi, 1 luglio, termine fissato dalla Lega Pro per iscriversi al campionato, viene ufficialmente depennata dal calcio. Di fatti, la società di c.da Barbadangelo non ha presentato nessuna documentazione e adesso si attendono solo i crismi dell'ufficialità.

30 anni di onorata presenza tra coloro che fanno del calcio il loro lavoro, i professionisti appunto, definizione poco appropriata a quelli che in questi 8 anni hanno gestito l'Andria e con le loro scellerate azioni l'hanno portata, piano piano, all'inesorabile fallimento.
Ora si riparte: sì, ma da quale categoria? Serie D o Eccellenza. In città, grazie al grande lavoro svolto sotto traccia dall'Amministrazione comunale, ci sarebbero 4 imprenditori pronti a sostenere il nuovo progetto calcistico andriese, ma il diktat, manco a dirlo, sarebbe quello di mantenere dei costi molto contenuti.

In quest'ottica, il timore è che si opti per l'Eccellenza: spese di iscrizione e allestimento dell'organico sarebbero senz'altro meno onerose, ma il fascino sportivo della sfida affrontata sarebbe molto inferiore. Ricordiamo, ad onor di cronaca, che in Serie D ci sono squadre come Trani, Bisceglie, Taranto, Foggia e Brindisi. Derby su derby, rivalità storiche, in pratica sarebbe una "mini-Lega Pro", per una discesa di categoria molto "morbida".

Ragion per cui, prima di fare qualsiasi scelta, la cordata di imprenditori deve riflettere molto sul da farsi. Il Degli Ulivi, siamo certi, tornerebbe a riempirsi e a ruggire per sfide come quelle sopracitate. Quindi, conti alla mano, sarebbe davvero un affare risparmiare e optare per l'Eccellenza? Agli investitori l'ardua sentenza.