“Signor Ministro, ci aiuti a difendere Adriatico e Ionio dalla trivelle”

BARI - Le regioni adriatiche alzano il tiro contro le trivelle e segnano un punto a favore: sono cinque ora i Consigli regionali che hanno approvato una proposta di legge alle Camere per vietare la ricerca di petrolio e gas in mare. Martedì 16, l’Assemblea delle Marche si è aggiunta a Veneto, Abruzzo, Molise, che hanno già seguito l’esempio della Puglia. Per primo, infatti, fin dal luglio 2011, il Consiglio pugliese, come ricorda il presidente Onofrio Introna, ha condiviso all’unanimità una proposta legislativa alle Camere, ai sensi dell’art. 121, della Costituzione. “Ed ora anche i Consigli che hanno aderito al nostro invito ad assumere iniziative analoghe hanno adottato un testo netto e inequivocabile”, fa notare. Vieta la prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi liquidi in Adriatico, da applicare “ai procedimenti autorizzatori avviati e non conclusi, fatti salvi, fino all’esaurimento dei relativi giacimenti, i permessi, le autorizzazioni e le concessioni in essere, nei limiti stabiliti dai provvedimenti stessi”.

La Puglia è sempre più capofila del movimento No Triv delle Regioni, anche perché l’esigenza di una moratoria dello sfruttamento di greggio e gas, a difesa dell’ecosistema costiero e delle fiorenti economie marinare e turistiche, sono i temi di una nota indirizzata da Introna al ministro Andrea Orlando ed ai presidenti delle Assemblee interessate, Eros Brega, per la Conferenza dei Presidenti dei Consigli, Nazario Pagano per l’Abruzzo, Vincenzo Niro per il Molise, Vittoriano Solazzi per le Marche e Clodovaldo  Ruffato per il Veneto.

Nell’informare il responsabile del Dicastero dell’ambiente delle iniziative legislative e nel ricordare “la battaglia che non da oggi le Regioni adriatiche stanno conducendo contro la ricerca di petrolio e gas nella piattaforma continentale marina antistante le nostre coste”, il presidente pugliese chiede un incontro urgente, utile “a stabilire le giuste sinergie tra Ministero e Regioni per un efficace iter parlamentare della proposta di legge che i cinque Consigli regionali hanno trasmesso alle Camere”.
“Trivellare idrocarburi non arricchisce, impoverisce solo l’Adriatico e lo Ionio, ma il nostro oro blu non si svende”, dichiara Introna, interpretando la volontà comune dei Consigli regionali proponenti, che raccoglie la volontà generalizzata delle componenti istituzionali e sociali delle comunità regionali.

Non vengono meno, infatti, le preoccupazioni per le autorizzazioni richieste da diverse multinazionali petrolifere e in vario stato di avanzamento. Incontrando una delegazione del Comitato No petrolio Sì energie rinnovabili, il presidente Introna ha confermato l’esigenza di tenere alta la guardia. È di qualche giorno fa l’allarme lanciato da Legambiente per le nove istanze attive che interessano lo Ionio, otto in corso di VIA, una in attesa dei decreti per trivellare nell’arco ionico calabrese.
“È perfino superfluo considerare che, per la Puglia, Ionio significa Taranto – sottolinea Introna – non voglio nemmeno pensare cosa sarebbe di ogni pallido tentativo di rilanciare turisticamente la martoriata area tarantina se dal mare dovessero sorgere i mostri di metallo che succhiano presunto ‘oro nero’, di pessima qualità. Nero, certamente, anche fangoso e malsano. Quanto all’oro, non ce ne sarebbe per nessuno”.

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