“I prodotti agricoli frutto dello schiavismo sono la vergogna della Puglia”
BARI - “Se una grande catena di supermercati francesi rifiuta i prodotti agricoli pugliesi perché coltivati attraverso il lavoro nero e schiavistico la Regione non può che sostenere tale scelta.
Se non lo fa finisce col difendere, insieme al buon nome delle aziende agricole oneste, anche i delinquenti e gli schiavisti.
D’altro canto il ricorso al nero, dalle angurie ai pomodori, danneggia non solo i lavoratori stagionali immigrati privati di ogni diritto e nelle mani dei caporali, ma anche quelli pugliesi che si trovano in una condizione di maggiore debolezza contrattuale e danneggia anche le aziende che vogliono rispettare la legge e che si trovano ad operare in un mercato ‘drogato’ dai disonesti.
Dunque se si vuole sbarrare la strada a speculazioni nazionaliste a danno dei nostri prodotti non c’è che il rispetto della legge ed il rifiuto del caporalato e dello schiavismo.
In tal senso la Regione si applichi al rispetto della legge 28/2006 e a quei indici di congruità varati con grande ritardo e contrastati dalla miopia delle associazioni di categoria e che invece possono coniugare i diritti di chi lavora e il reddito di chi produce”. A riferirlo in una nota il Presidente del Gruppo consiliare Sel, Michele Losappio.
Se non lo fa finisce col difendere, insieme al buon nome delle aziende agricole oneste, anche i delinquenti e gli schiavisti.
D’altro canto il ricorso al nero, dalle angurie ai pomodori, danneggia non solo i lavoratori stagionali immigrati privati di ogni diritto e nelle mani dei caporali, ma anche quelli pugliesi che si trovano in una condizione di maggiore debolezza contrattuale e danneggia anche le aziende che vogliono rispettare la legge e che si trovano ad operare in un mercato ‘drogato’ dai disonesti.
Dunque se si vuole sbarrare la strada a speculazioni nazionaliste a danno dei nostri prodotti non c’è che il rispetto della legge ed il rifiuto del caporalato e dello schiavismo.
In tal senso la Regione si applichi al rispetto della legge 28/2006 e a quei indici di congruità varati con grande ritardo e contrastati dalla miopia delle associazioni di categoria e che invece possono coniugare i diritti di chi lavora e il reddito di chi produce”. A riferirlo in una nota il Presidente del Gruppo consiliare Sel, Michele Losappio.
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