Simona Riso, la chiave del giallo nel vuoto di due ore

Si va sempre più a fondo nella vita privata di Simona Riso, la ragazza morta il 30 ottobre scorso dopo essere precipitata dal palazzo in cui abitava, nel quartiere San Giovanni di Roma. Gli inquirenti, che procedono per omicidio volontario, stanno tentando di ricostruire le ultime ore di vita della ragazza, che lavorava come cameriera in un hotel, puntano la loro attenzione anche sull'ambito sentimentale. In particolare chi indaga vuole capire se la ragazza avesse attualmente in piedi vicende personali anche se i primi elementi raccolti raccontano di una persona sostanzialmente single ma con una breve relazione chiusa da qualche tempo.

Gli inquirenti che indagano sulla morte di Simona Riso hanno accertato che nella tasca dei pantaloni indossati della ragazza è stata trovata la sim card che utilizzava alternativamente per i due telefonini e per il tablet. Dall'analisi del traffico telefonico, da quello telematico (la ragazza frequentava delle chat) e da quello legato all'utilizzo del bancomat potrebbero arrivare elementi utili alle indagini. Il sostituto Attilio Pisani, coordinato dal procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani, ha accertato che Simona il 29 ottobre, giorno prima della morte, non si era recata la lavoro avendo usufruito del suo giorno di riposo.

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