Bari, 1800 tra penuria di acqua e di grano: quando il sindaco Antonio Carrassi vinse la battaglia della carestia
di Vittorio Polito - È notorio che per Bari c’è sempre stato il problema dell’acqua fino alla realizzazione del grande Acquedotto Pugliese i cui benefici effetti iniziarono intorno al 1915. Alla fine del 1800 risale il famoso chiosco dell’acqua di Serino, dal nome di una località della Campania ove abbondanti sorgenti alimentavano un grosso invaso. In sostanza il famoso chiosco fu costruito su Corso Vittorio Emanuele (confine con centro storico), al quale proveniva acqua da un serbatoio di 60 mila litri ubicato nella stazione ferroviaria. Il chiosco fu demolito intorno agli anni ’50. L’acqua veniva venduta al pubblico attraverso quel chiosco situato su Corso Vittorio Emanuele in direzione di Via Sparano ma con fronte verso la piazzetta di Santa Barbara (oggi piazza Chiurlia) al prezzo di 2,5 centesimi al litro. Curiosità: a quell’epoca la moneta da mezzo centesimo non esisteva per cui bisognava acquistare forzatamente quantitativi da pagare con cifra tonda.
Nel 1853 alla consueta penuria di acqua si aggiunse anche una carestia di grano per cui molti mercanti ne facevano incetta per procurarsi illeciti guadagni. Del caso ne venne a conoscenza il sindaco Antonio Carrassi, come ricorda Vito A. Melchiorre nel suo libro “Storie baresi” (Levante Editori), il quale propose al Decurionato (una sorta di giunta comunale dell’epoca), di nominare una commissione composta da 2 decurioni (assessori odierni), 3 facoltosi proprietari e 2 canonici (uno di San Nicola e l’altro della Cattedrale), al fine di invitare i corpi morali ecclesiastici, i possidenti ed i professori di arti liberali a tenere a disposizione del sindaco, per eventuali situazioni di emergenza, determinati quantitativi di frumento determinati dalla stessa commissione a seconda delle possibilità dei singoli proprietari.
I quantitativi tenuti a disposizione sarebbero stati pagati al momento della consegna ed in caso di non utilizzo della riserva non sarebbe stato pagato alcun indennizzo ai proprietari. Contemporaneamente furono tenuti sotto controllo i mulini per evitare evasioni di dazio. Il Decurionato approvò senza esito, ma non vi fu necessità alcuna di attingere ai quantitativi accantonati. La carestia fu quindi superata ed il Decurionato si riunì il 28 maggio 1854 per prenderne atto e per ringraziare il sindaco Antonio Carrassi, vero vincitore della battaglia.
Nel 1853 alla consueta penuria di acqua si aggiunse anche una carestia di grano per cui molti mercanti ne facevano incetta per procurarsi illeciti guadagni. Del caso ne venne a conoscenza il sindaco Antonio Carrassi, come ricorda Vito A. Melchiorre nel suo libro “Storie baresi” (Levante Editori), il quale propose al Decurionato (una sorta di giunta comunale dell’epoca), di nominare una commissione composta da 2 decurioni (assessori odierni), 3 facoltosi proprietari e 2 canonici (uno di San Nicola e l’altro della Cattedrale), al fine di invitare i corpi morali ecclesiastici, i possidenti ed i professori di arti liberali a tenere a disposizione del sindaco, per eventuali situazioni di emergenza, determinati quantitativi di frumento determinati dalla stessa commissione a seconda delle possibilità dei singoli proprietari.
I quantitativi tenuti a disposizione sarebbero stati pagati al momento della consegna ed in caso di non utilizzo della riserva non sarebbe stato pagato alcun indennizzo ai proprietari. Contemporaneamente furono tenuti sotto controllo i mulini per evitare evasioni di dazio. Il Decurionato approvò senza esito, ma non vi fu necessità alcuna di attingere ai quantitativi accantonati. La carestia fu quindi superata ed il Decurionato si riunì il 28 maggio 1854 per prenderne atto e per ringraziare il sindaco Antonio Carrassi, vero vincitore della battaglia.
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