Milan, i mastini Muntari e De Jong stendono il Sassuolo ma l'Europa è del Parma: si chiude con l'imbarazzante 8° posto

di Luca Losito - Non basta la grinta di Muntari e De Jong al Milan, vittorioso 2-1 con lo spensierato Sassuolo, per centrare l'Europa. Oltre confine ci va il Parma di Donadoni, lo stesso che aveva banchettato a San Siro con un clamoroso 4 a 2, mostrando tutti i limiti tattici della creatura di Seedorf. L'attenzione ora si sposta tutta sull'olandese, che resta inevitabilmente in discussione dopo aver fallito gli obiettivi minimi di una stagione irripetibile per la sua negatività. Il verdetto sul suo destino arriverà comunque a breve: l'unico aspetto che lo tiene aggrappato alla panca è un contratto esoso e la risaputa poca voglia di spendere dei rossoneri.

Il match si è subito messo sui binari giusti: al 2', con una spettacolare botta dal limite dell'area, Muntari firma l'1-0. Dopo i vantaggio gli attacchi dei rossoneri aumentano e, dopo qualche bella parata di Pomini, sfociano nel bel readdoppio targato De Jong su punizione (splendido interditore, ma all'occorrenza anche eccellente battitore). Il primo tempo, con Parma e Torino ferme sullo 0-0, alimenta un po' le speranze rossonere.

Il secondo tempo è praticamente giocato con gli occhi di tutti o quasi rivolti al tabellone. Ormai la gara di San Siro ha già emesso il suo verdetto, e al 62' anche il campionato presenta il conto alle defaillance della banda di Seedorf: Amauri segna per il Parma, spedendo il Diavolo all'Inferno. A Firenze, intanto, succede di tutto. Ma la sostanza non cambia, chi resta senz'altro estromesso dal forcing finale è il Mian che in un finale distratto subisce su rigore il 2-1 neroverde. Finisce così.

Non è facile commentare l'8° posto, la prima volta fuori dall'Europa dopo 15 anni e tutti i punti oscuri di questo Diavolo. Innanzitutto, il campo ha detto chi merita di restare e chi no. Montolivo, El Shaarawy, De Sciglio, De Jong, Abate, Muntari, Poli e Rami, sono senz'altro una buona base di partenza per ricreare un Milan competitivo. Certo, urgono altri innesti, ma questi uomini meritano fiducia. Uno dei dubbi più grandi resta Balotelli: caso patologico (oltre che tattico). Il giocatore c'è, la qualità pure, ma il sale in zucca, il senso della posizione e il coraggio nei momenti chiave ancora latitano. Affidarsi completamente a lui è stato forse il primo grande passo verso il totale fallimento.

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