Carlo Molfetta (intervista): 'Nel Taekwondo mai aver paura del contatto'

di Nicola Ricchitelli - Le vittorie di una vita che non si dimenticano mai: «…forse l'europeo del 2010 in quanto sono riuscito a vincerlo con una facilità estrema…», ma anche e soprattutto le sconfitte: «quella che più brucia è l'olimpiade di Atene 2004, in cui ero giovane e partivo da favorito, mentre non sono riuscito a prendere alcuna medaglia». Poi l’infortunio che costò la spedizione cinese nel 2008: «Non sempre le cose vanno come uno spera che vadano, ma l'importante è non mollare mai…».

Dieci domande per ripercorrere le tappe della straordinaria carriera di Carlo Molfetta, testimonianza di una chiacchierata avuta con il campione olimpico.


D: Carlo, innanzitutto auguri dalla redazione per le nozze celebrate poco più di un mese fa. Piccola curiosità, ti sei emozionato più al tuo matrimonio o mentre cantavi l’inno di Mameli a Londra sul podio più alto con addosso la medaglia d’oro?
R:«Beh, che domande?!? Sono delle emozioni fortissime entrambe ma forse il matrimonio è più emozionante in quanto sai che non potrai più farlo, le Olimpiadi invece si possono rivincere J!».

D:Quali sono stati i tuoi primi approcci con il Taekwondo?
R:«Ho iniziato a 5 anni grazie a mio padre, lui è sempre stato un praticante e io, volendo stare con lui, quand'ero piccolo iniziai a praticare».

D: Quali le qualità che non devono mancare per avvicinarsi al Taekwondo?
R:«Qualità bisogna averne tante ma di certo una cosa che non può esserci è la paura del contatto».

D:Vi è una gara fin qui combattuta che porterai dentro aldilà delle tante medaglie e vittorie ottenute?
R:«La gara che non potrò mai dimenticare è forse l'europeo del 2010 in quanto sono riuscito a vincerlo con una facilità estrema e non me lo sarei mai aspettato».

D: Vi è una sconfitta che ancora brucia a distanza di tanto tempo?
R:«Sicuramente la sconfitta che più brucia è l'olimpiade di Atene 2004 ero giovane e partivo da uno dei favoriti invece non sono riuscito a prendere alcuna medaglia, brucia però se sono diventato quel che sono diventato lo devo anche a quella grande sconfitta».

D: L’avversario più ostico da battere e quello che ancora non hai battuto?
R:«Ostico da battere non ne ricordo uno in particolare in quanto capita spesso di incontrare avversari che danno tutto sul quadrato. Che non ho mai battuto invece c'è l'attuale peso massimo dell'Iran, per adesso mi ha battuto 2 volte e non voglio che si ripeta il detto non c'è 2 senza 3!».

D: Chi era Carlo Molfetta prima di Londra e chi è oggi Carlo Molfetta oggi dopo la vittoria di quella medaglia d’oro?
R:«Carlo Molfetta è la stessa persona, non sono cambiato di una virgola e non intenderò farlo per nessuna ragione al mondo, quindi rimango il solito giocherellone pazzerello che adora la vita».

D: Per la serie non è tutto oro ciò che luccica, è bene ricordare che ad Atene, a dispetto dei pronostici, le cose non andarono come si sperava e a Pechino non ci arrivasti per colpa di un infortunio. Come si affrontano questi momenti?
R:«Non sempre le cose vanno come uno spera che vadano ma l'importante è non mollare mai, siamo noi e solo noi i padroni del nostro stesso destino!!!».

D: Hai vissuto dunque le Olimpiadi di Londra un pò come l’ultima spiaggia?
R:«Assolutamente no, continuo a fare l'atleta e continuerò a farlo almeno fino a Rio poi si vedrà. Non sono abituato a fissarmi le ultime spiagge preferisco fissarmi delle mete».

D: Qual è il futuro del Taekwondo in Italia?
R:«Il futuro del taekwondo in Italia è roseo perché è uno sport in continua crescita e perché i ragazzi junior che stanno venendo fuori sono un portento».

D: E quello di Carlo Molfetta?
R:«Il mio futuro spero sia roseo allo stesso modo, ma a questo ci penserò quando deciderò di smettere e inizierò ad impegnarmi per fare qualcosa di grande!».