'Sì alla mobilitazione istituzionale per il ricorso alla Consulta contro le trivelle'

BARI - “Condivido il documento unitario del volontariato ambientalista: via le trivelle off shore dallo ‘Sblocca Italia’, il decreto non può diventare uno ‘Sblocca petrolio’ in mare”. Lo ribadisce ancora una volta il presidente del Consiglio regionale della Puglia Onofrio Introna, che annuncia decisioni del Parlamento pugliese.

“Ringrazio la rete delle associazioni, movimenti e comitati di cittadini per la sensibilizzazione che hanno voluto esercitare collettivamente nei confronti del Consiglio regionale e delle Regioni e faccio seguito anche alla lettera aperta che mi ha indirizzato il presidente del gruppo consiliare SeL, Michele Losappio.

Venerdì 10 ottobre, nella plenaria della Conferenza nazionale delle Assemblee legislative, proporrò ai colleghi presidenti di adottare un nuovo ordine del giorno, che rafforzando quello già approvato il 19 settembre, preveda il ricorso alla Corte Costituzionale contro norme statali che non rispettino la competenza concorrente delle Regioni fissata dalla Costituzione in materia”.
Martedì 14 ottobre toccherà al Consiglio regionale pugliese, la seduta sarà preceduta dalla Conferenza dei capigruppo, convocata per decidere gli argomenti da trattare e Introna annuncia che “l’Ufficio di Presidenza sottoporrà in quella sede la bozza di un ulteriore ordine del giorno. Nella stessa riunione, verranno presi in esame tempi e modalità di un incontro del Consiglio e del governo regionale con i parlamentari europeo e nazionali.

Obiettivo di un confronto allargato alle delegazioni parlamentari a Roma e Bruxelles saranno le iniziative da adottare in vista della conversione in legge del Decreto “Sblocca Italia” e le procedure per ottenere da parte dell’Unione Europea l’attesa moratoria dello sfruttamento dei mari per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi. Tanto più che alla luce delle dinamiche del mercato mondiale, dove la flessione delle quotazioni del greggio scatenata dai tagli al listino decisi dall’Arabia Saudita, rende sempre meno rimunerativa e conveniente e un’attività costosa come la coltivazione di ‘oro nero’ nei fondali marini. E credo di potere affermare a ragione che il petrolio che si intenderebbe estrarre della piattaforma sottomarina sudadriatica e ionica, al largo di Puglia, Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria, è di sicuro il più scadente del pianeta, come ripeteva Enrico Mattei, che lo riteneva ‘buono soltanto per asfaltare strade’”.

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