Voglie di scissione bipartisan sull'Italicum

di Nicola Zuccaro - Il 21 gennaio appena trascorso ha lasciato il segno lungo quel filo rosso che lega la storia, con particolare riferimento agli eventi politici segnati dalle diaspore o dalle scissioni. La data menzionata, ricorda il Congresso di Livorno del 1921, l'ultimo del Partito Socialista Italiano in forma unitaria e nel quale nacque il Partito Comunista Italiano. A 94 anni di distanza, la sinistra italiana si è trovata difronte al rischio di un'altra scissione ancor più marcata non solo dalla ferma opposizione di Sel al Modello dell'Italicum, imposto dal Nazareno ma anche dalla netto dissenso dei 140 fra deputati e senatori del Partito Democratico, riuniti in conclave per riflettere sul da farsi, a poche ore dalla bocciatura degli emendamenti alla nuova Legge elettorale presentati da Gotor. E in quel "più che una riunione di corrente, sembra una riunione di partito" pronunciato dal deputato bresciano Giacomo Portes, forse anche per la presenza dell'ex segretario del Pd Pier Luigi Bersani, la tentazione di rompere i ponti con l'attuale soggetto politico di marca renziana è stata tanta; forse per altre ragioni che esulano dalle riforme elettorali e costituzionali.

Se il Pd piange, Forza Italia non ride. Il Nazareno non è gradito neanche a Raffaele Fitto che dinnanzi alle telecamere sostiene: "in politica si possono fare molte cose ma non tradire gli elettori ". In particolare, Fitto, sostenuto da un considerevole numero di azzurri, ha contestato quel mix di legge elettorale e cosiddetta riforma costituzionale che avrà come effetto unico quello di rendere più difficile l'alternativa alla sinistra. Alla luce dei dissensi emersi nelle ultime ore, si registra dal Partito Democratico a Forza Italia un bipartitismo critico accomunato da una ferma opposizione alla forma del partito padronale.

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