“Avrò un 2016 fantastico!”, ipse dixit Francesca Stajano

di Francesco Greco - ROMA – “Più vado avanti, più faccio cose e più trovo una mia verità interpretativa”. Ipse dixit Francesca Stajano, artista-cult nata in Salento ma che vive a Roma, dove ha studiato e si è laureata in Giurisprudenza. Aggiunge sorridendo: “Questo 2015 sarà un anno di semina, sento che avrò un 2016 fantastico!”. La Stajano in versione oracolo di Delfi o sibilla cumana. Scruta fondi di caffè, guarda il volo degli uccelli e prevede il suo futuro senza chiedere costose consulenze al divino Othelma. E’ crisi nera anche per i maghi da 899 e i taroccari di Piazza Navona devono andare a lavorare. Era ora! E dunque, l’attrice ha trovato il suo mood interiore, estetico, filosofico, l’aleph borgesiano, il vello d’oro degli Argonauti. Il 2015 è un anno molto intenso e polisemico, com’è nella password di questa bellezza salentina “adottata” da Roma. Che passa con disinvoltura dal teatro politico al cinema d’autore, dalla commedia brillante alla lettura in pubblico alle presentazioni di romanzi (“Di terra e d’anima”, di Annalaura Giannelli, a Santa Maria di Leuca ad agosto e a Bari nell’autunno dell’anno scorso).
E’ tempo di grandi sconvolgimenti anche nella sua vita di donna. Ha preso casa in centro, al rione Monti, diventando così “vicina” del Presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano. Intanto ha trovato, zona viale Libia, un cinema storico della capitale, abbandonato da anni, che vorrebbe prendere in gestione con proposte esteticamente e culturalmente d’avanguardia. Il dna non mente: infatti proviene da una famiglia di imprenditori agricoli nel feudo di Gallipoli. Intanto si tiene in forma con un personal trainer: “Sono scesa da 69 a 63 chili!”, confida tutta contenta agli amici. Un fisico da pin-up necessario a girare spot raffinati che promuovono l’intimo. Ma è impegnata anche nel booktrailer di un romanzo di successo e collabora all’idea di una fiction a puntate sul web. In questi giorni si gode il successo di critica e pubblico al Teatro “Antigone” di Roma (via Vespucci, 42), dove ha portato in scena anche quest’anno il monologo in cui interpreta la deportata Marta Ascoli di “Voce della Shoah”, tratto da “Auschwitz è di tutti”, per la regia di Angelita Puliafito. Un atto unico tratto da una storia vera: la notte fra 29 e 30 marzo 1944, Marta aveva appena 17 anni e la sua vita mutò profondamente corso, per sempre. Scambiata per ebrea a causa del cognome, fu deportata alla Risiera di San Sabba (Trieste). Una deportazione insensata, come tutte le altre, del resto: la banalità del male, direbbe Primo Levi.
“Una storia che nessuno deve dimenticare”, afferma l’attrice. Ha scritto la critica: “La Stajano è quasi posseduta da questo personaggio”. Infatti per l’edizione 2014 lo spettacolo ha vinto numerosi premi, fra cui quello alla regia e quello della critica. A riprova delle infinite sfaccettature del suo essere artista e interprete, sta girando una commedia brillante con Mingo De Pasquale, che uscirà in autunno. Coltiva una passione dell’infanzia: il canto. Da perfezionista, prende di continuo lezioni e sta incidendo delle cover jazz col maestro Andrea Tosi. Il cinema d’autore è nel suo puzzle artistico da sempre. Molta fortuna sta trovando il bellissimo corto “Frammenti” (girato anche a Gallipoli), del regista romano Raffaello Sasson, storia d’amore e di fantasmi molto vivi, che ritornano dall’aldilà per intersecare le loro esistenze con quelle di chi è rimasto, implorando un gesto, una carezza, una condivisione della quotidianità che li farebbe sentire ancora vivi, utili, partecipi del mondo e dei sentimenti. “Frammenti” partecipa a festival e rassegne in tutto il mondo e torna con i trofei. E’ stato appena premiato in Russia, è in stand-by per il Festival di Pechino e in estate sarà in Basilicata: è stato infatti invitato alla rassegna “Cinemadamare”, inventata dal giornalista Franco Rina. Da qui dovrebbe andare anche al Lido di Venezia, nel programma dell’edizione in progress della Mostra del Cinema. E’ proprio il caso di dire: Chapeau!

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