Lecce accoglie in un caloroso abbraccio “Dignità autonome di prostituzione”

di Ilaria Stefanelli - E’ difficile in questi giorni attraversare il centro storico di Lecce senza fermarsi ad osservare, incuriositi. Il carrozzone di “ Dap” è tornato a Lecce per la terza volta, come ad ogni primavera ed è, come sempre, record di presenze e di gradimento da parte del pubblico salentino.

Luci rosse che contribuiscono a regalare alle architetture barocche un fascino da “dolce vita”, gli artisti che compaiono, all’improvviso, su un balcone, spuntano repentinamente da dietro a un vicolo e bloccano il traffico, interagendo maliziosamente con i passanti sbigottiti, proponendo la loro pillola di piacere, accendendo una pruderie insita da sempre tra le gente di queste lande.

Sono ragazzi e ragazze, uomini e donne reclutati da “Papy” Melchionna, un po’ anfitrione,  un po’ pappone,  di certo, grande scopritore di talenti per uno spettacolo che parte da un canovaccio, ma che è in continua evoluzione e che non si ripete mai, replica dopo replica, edizione dopo edizione.

Uno dei grandi meriti di questo strepitoso regista (con alle spalle una lunga gavetta di attore teatrale) è proprio questo, l’investire nel capitale umano, scovando artisti di ogni tipo (cantanti, mimi, giocolieri, attori, ballerini) e inglobandoli all’interno di un “ prodotto” collaudato e di successo, fornendo loro una chance artistica, favorendone il talento e la libera espressione. Libera, fino a un certo punto, perché papy è sempre in scena, li coordina, li redarguisce in prova, li sculaccia e li accarezza, non creando competizioni ma favorendo la coralità, l’espressione delle  personalità individuali senza mai creare personalismi.

E questo perché il pubblico si possa sentire come “ un uomo in mezzo al mare”(celebre canzone di Nino Rastelli, offerta come cadeau nei saluti finali)  disorientato e confuso, come un Ulisse sorridente tra le braccia di Calipso, soggiogato dai sortilegi di Circe , perduto e senza scampo tra le fauci di Scilla e Cariddi.

Un format nato otto anni fa, grazie all’incontro fortunato con l’attrice, regista e voce storica di Radio Rock, Elisabetta Cianchini, che è anche attrice all’interno dello spettacolo nei panni di Anya prostituta slovacca, un incontro che ha dato i suoi frutti, che ha miscelato la determinazione e il carisma indiscusso di Melchionna con la sensibilità sociale profusa nei grandi successi teatrali pluripremiati scritti e diretti dalla Cianchini, come “Post partum lui e lei”, o i lavori dedicati alle morti bianche,  alla violenza sulle donne, al precariato, dando vita a un lavoro che stupisce proprio per una indiscussa ambivalenza, donando a piene mani sorrisi e lacrime, come fa la vita.
Perché “ Dap” è una metafora della vita, si ride, si piange, ci si allunga, ci si rilassa, ci si regala.

Come fanno gli attori con le pillole di piacere, che vengono acquistate dal pubblico dietro una contrattazione elaborata a suon di dollarini,  perché gli artisti non regalano nulla, l’arte si paga, che dietro c’è il lavoro dell’artista che si dona si , ma mai gratis.  Melchionna ha inteso sottolineare più e più volte questo aspetto, nelle numerose interviste e all’interno dello stesso spettacolo,  che si avvale di una mescolanza attenta, calibrata e mai kitsch, di diversi elementi scenici (musica, arti circensi, danza, canto, parola, video, foto, immagini proiettate), “ un paese che non aiuta il suo teatro o è morto o è moribondo” a sottolineare la difficoltà che i numerosi tagli operati da politica e istituzioni al mondo dello spettacolo, non favoriscono crescita, sviluppo, educazione, pensiero individuale. Da questo, l’intendo di sedurre lo spettatore, da qui l’incantamento che persuade e convince, la merce artistica è il talento, che viene servito, come una deliziosa portata in uno spazio alternativo alla platea, in luoghi inconsueti: un bagno, un camerino, un luogo abitato fuori dal teatro.

La pillola artistica racconta di vicende umane nascoste che sono però sotto gli occhi di tutti, ma che nessuno vede. Storie di vite consumate, di violenze subite, di vizi capitali, di dipendenze affettive, storie di uomini e di donne presentate senza retorica, come una confessione all’orecchio, dove il pubblico non è spettatore ma interlocutore, è orecchio che ascolta, mano che tocca, braccia che abbracciano, accolgono o percuotono, in comunione fisica e dialettica costante con l’attore, il quale non esce mai dal suo ruolo, anche durante i monologhi, provocando e favorendo confronto, trascinando “ per capelli” il pubblico nel suo mondo pazzo e disperato, per poi ricoprirlo di pallettes e di piacere sensuale.

E questo al pubblico piace, da qui il successo immenso di questo lavoro, da qui il miracolo dell’accoppiata Melchionna- Cianchini, in un’epoca in cui il pubblico fatica ad entrare a teatro, spinta da preconcetti, timorosa di annoiarsi, con “ Dap” i botteghini chiudono dando il tutto esaurito già diversi giorni prima di andare in scena. Anche perché, non è solo il teatro il luogo deputato all’arte, gli artisti si muovono infatti partendo dal teatro, conducendo come pifferai magici i propri “ clienti” in spazi inconsueti: negozi, appartamenti, bar, autobus. I luoghi della quotidianità, i luoghi dove si consumano le storie e le vite. Teatro dei luoghi, quindi, per Dignità, in cui spazio e storia si fondono armonicamente e senza forzatura. In teatro però resta l’altra parte di carrozzone, prima di scegliere un’altra prostituta il teatro resta il punto d’approdo, in cui si trova la musica, il piacere dell’ascolto, le luci psichedeliche, così come nel finale corale, in cui tutti gli artisti mescolati al pubblico donano a piene mani, canzoni del repertorio musicale tradizionale, da Pasolini, a Gabriella Ferri, ai pezzi della grande interprete Momo, al numero dal gusto circense di Wand-india realizzato da Clio Evans nei panni della maitresse Wanda, personaggio storico di Dignità, vera e propria macchietta adorata dal pubblico.

Le voci che animano la scena sono quelle di: Adele Tirante, Valentina Giovannini e le salentine Emanuela Gabrieli, e Lucia Minutello che è stata la protagonista dell’apertura dello spettacolo, accompagnata dalla chitarra di P40, interpretando un pezzo di non facile esecuzione “ sono una zoccola” scritto dal poeta cantastorie salentino Mino de Santis, con una maestria e una personalità incantevoli. Al piano e al violino Carla Petrachi e la statuaria H. e.r., volto icona di questo spettacolo, artista poliedrica ed eclettica, musicista incantevole, attrice versatile e intensa, presenza scenica stupefacente.

Tanti gli attori noti e meno noti, in questa edizione salentina, graditissima è stata la presenza di un volto caro al pubblico del piccolo schermo, Giorgia Trasselli, interprete storica di “ Casa Vianello”, di numerosi film e fiction di successo e attrice teatrale dal fascino indiscusso. In Dignità il suo monologo “ Un’altra” ha ipnotizzato e commosso, confermandone il talento straordinario, fatto di esperienza  e di stupore, cuore e trasporto, sapienza d’attrice consumata e virginale pahtos da debuttante.

Risulta difficoltoso esprimere pareri su ogni attore di questo spettacolo, che siano giovani e acerbi o consumati animali da palcoscenico, ognuno ha la sua parte di stupore, un battito di cuore da regalare attraverso di sé. Melchionna non favorisce personalismi, ma alimenta personalità.

Ed è questo il segreto del successo di “ Dap”, insieme alle atmosfere che passano dal genere musical molto “Rocky horror picture show”, passando per l’ avanspettacolo, evocandoci i colori del cinema di Almodovar, o le atmosfere immemorabili di “ Polvere di stelle” della commedia italiana, la preziosità di questo lavoro è il “viaggio” nella tradizione, ma proponendo innovazione e riscrittura personale, partendo dagli attori in quanto persone e arrivando al cuore delle  persone- pubblico, attanagliandolo, questo cuore, perdutamente. Oggi l’ultima replica, ore 18:30 Teatro Paisiello.

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