La mente indagatrice di Marisa Vasco dissipa «Le ombre del nibbio»

di Piero Fabris - Dopo il successo de "La scure"  (2010) e  del romanzo "Missa est" (2011), Marisa Vasco torna in libreria  con un'altra delle sue appassionate ricostruzioni di delitti irrisolti, seppelliti nelle polveri degli archivi di stato: "L'ombra del nibbio" (Il Grillo Editore, collana Indizi (pagg. 159 - € 15,00).

Il testo ben calibrato è uscito a fine Aprile ed è simile a un affresco ben restaurato, che appare improvvisamente in tutto il suo splendore, con le sue sfumature di giallo targate Italia meridionale, dalle ombre del passato.

Dalle pagine paglierine di certi faldoni sparsi tra la Campania, la Puglia e la Toscana, Marisa Vasco ha tratto un romanzo coinvolgente che, grazie alle descrizioni sobrie riesce a innescare  il lettore in ambientazioni diverse senza farlo smarrire. I richiami alla storia sono ben incastonati, capaci di illustrare con efficacia questo noir ben ritmato tra il passato e il presente. È un lavoro ben curato, dove ogni ingrediente è stato usato in giusta misura a tutto vantaggio di un impasto narrativo zafferano, fumante e profumato.

Trattasi della rielaborazione romanzata dalla fantasia della scrittrice di un delitto avvenuto nel 1939 a Sturno (provincia di Avellino). Tutto comincia a Bari nel 2012.

Guglielmo Colaianni, un avocato dello studio Larosa, riceve un incarico che gli permette di sperimentare sul campo quel che Edgar Allan Poe scrive:  "Non credete a nulla di quanto sentito dire e non credete che alla metà di ciò che vedete".

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