Mons.Michele Seccia (intervista): «La Madonna dello Sterpeto e i barlettani legati da un rapporto plurisecolare»

di Nicola Ricchitelli – Ancora qualche ora e volgerà al termine il mese mariano che si concluderà qui a Barletta con il ritorno della Sacra icona della Madonna dello Sterpeto dalla Cattedrale al Santuario nelle prime ore del mattino di martedì 2 Giugno.

Una tradizione ed una devozione quella dei barlettani verso la Vergine dello Sterpeto secolare che abbiamo inteso dibattere con un figlio illustre della città di Barletta, Mons. Michele Seccia, oggi Arcivescovo della diocesi di Teramo-Agri.

La presenza del Vescovo di Teramo è stata una costante nelle celebrazioni della Vergine dello Sterpeto negli anni che hanno preceduto la nomina dello stesso ad Arcivescovo, e quindi testimone illustre dell’amore dei barlettani verso il nome di Maria: «…quell’immagine è cara al cuore dei barlettani perché tante generazioni l’hanno avuta come riferimento nella preghiera, nell’intercessione per le grazie, nella protezione».

D: Mons.Seccia, a distanza di tanti secoli quella tra i barlettani e la Madonna dello Sterpeto è una storia di devozione che ancora resiste. Come si spiega tutto ciò?
R:«A Barletta è radicata una religiosità mariana ed una devozione alla Madonna dello Sterpeto plurisecolare legata agli eventi del terremoto del 1700. Assai significativo fu anche il voto da parte del Capitolo della Cattedrale e poi, di fatto, con il Santuario dello Sterpeto si è accresciuta in quest'ultimo secolo la devozione dei barlettani verso la Madonna. Di fatti sulla cornice del vecchio santuario è scritto “Protegam civitatem istam”, che tradotto significa proteggerò questa città. Tra l’altro questa è una frase della Bibbia dell’Antico Testamento del Libro delle cronache».

D: Cosa rappresenta la Madonna dello Sterpeto per i barlettani e che valore ha per la città quel quadro?
R:«Il quadro della Madonna dello Sterpeto ha un valore inestimabile. È vero che è un'icona, il che vuol dire che stiamo parlando di un quadro antichissimo di molti secoli, un quadro che ha avuto diversi restauri, ma proprio quell’immagine è cara al cuore dei barlettani perché tante generazioni l’hanno avuta come riferimento nella preghiera, nell’intercessione per le grazie, nella protezione. Un tempo presso il Santuario dello Sterpeto vi era una galleria dei miracoli – ex voto - dove si conservavano tutte le testimonianze di miracoli che la Madonna dello Sterpeto ha fatto per il popolo barlettano. Non è tanto il valore artistico, rappresentativo, quanto il senso della fede della devozione e della protezione che il popolo di Barletta ha sentito nei confronti della Madonna dello Sterpeto».

D: E per lei cosa ha rappresentato quel quadro?
R:«Ha un grandissimo valore. Quando ero piccolo molte volte mi sono recato al Santuario dello Sterpeto a piedi e ci sono ritornato a piedi nell’accoglienza che precedeva l’inizio del mese Mariano. Ormai sono quasi diciotto anni che manco da Barletta per via degli impegni del mio Ministero, però, ecco, ogni qual volta ritorno a Barletta, una visita fugace al Santuario dello Sterpeto non manco mai di farla, perché è la nostra casa. Questo può capirlo solo chi ha fede; se poi uno vuole fare descrizioni e altri discorsi di antropologia culturale, quello è tutto un altro discorso. Ma se si vuole misurare o verificare la religiosità sia popolare e sia autentica di una comunità particolare, allora possiamo dire che per Barletta la Madonna dello Sterpeto rappresenta il segno più alto di questa presenza, di questa protezione e di questa religiosità».

D: Come spiega la forte devozione del borgo di Santa Maria?
R:«E' sufficiente che qualcuno domani mattina alle 6 si rechi presso le zone del centro di Barletta e si renderà subito conto di quante persone giungono, non solo dal Borgo si Santa Maria, ma anche da via Canosa, da via Dimiccoli, da ogni via della città, anche le più distanti dalla Cattedrale, e si mettono in cammino per prendere parte alla prima messa della giornata. E' chiaro che le abitudini della gente sono un po’ cambiate, ma la stessa cosa si verifica, nel primo pomeriggio, la sera, con la presenza dei Padri Giuseppini, dei sacerdoti della città per le confessioni, dei gruppi dei giovani, e con la presenza delle varie parrocchie la sera. Insomma è Barletta tutta che si stringe attorno a lei».

D: Monsignor Seccia, una delle pagine più curiose della tradizione dello Sterpeto è la famosa rivolta del 1982 da parte del popolo marinaro. Cosa ricorda di quel episodio e come lo ha vissuto?
R:«Quell’episodio dimostra un attaccamento poco religioso e molto istintivo: fu semplicemente una reazione che ha avuto la comunità in quel momento perché si temeva, data la chiusura della Cattedrale per i lavori di restauro che ancora dovevano partire, che l’icona della Madonna una volta uscita dal borgo marinaro non sarebbe poi più tornata. All'epoca qualcuno ventilò espressioni del tipo: “la Madonna è nostra”. Direi che la Madonna è di tutti non può essere privatizzata! Chiaro poi che ci fu la presa di posizione forte e chiara dell’allora Monsignor  Carata, che, giunto alla Chiesa di San Andrea, interdisse la chiesa, provocando quindi la chiusura della stessa per circa un mese e mezzo».

D: Può dirsi quindi la riapertura della Cattedrale nel 1996 – 9 luglio - il momento più gioioso vissuto nel suo cammino a Barletta?
R:«Quello della riapertura della Cattedrale di Barletta è stato un percorso che ho seguito personalmente, visto che dal 1981 ero responsabile della Cattedrale. In quel 9 Luglio c’è stata la riappropriazione ma anche la riscoperta della storia, della bellezza, dell’antichità della Cattedrale di Santa Maria Maggiore, che era già conosciuta attraverso le pergamene, e quindi del fondo pergamenaceo e dei documenti dal 1100 in poi. Tuttavia attraverso gli scavi archeologici si è andati ancora più lontani nel tempo: è stata riscoperta la Basilica Paleocristiana del IV secolo, oltre alla scoperta di varie tombe a camera, di un sito cimiteriale risalente al II e III secolo A.C.; tutta storia che si può apprendere oggi sui libri. Diciamo che da ipotesi fantastiche si è passati oggi ad avere anche una documentazione visibile».

D: Barletta un po’ le manca?
R:«La realtà e la religiosità della mia città non può essere dimenticata, ma proprio perché si tratta di religiosità, noi la viviamo dovunque, non è il luogo singolo a fare la religiosità. Ma la presenza di Dio e della Vergine Santa è dappertutto».

D: Lei è stato vescovo di San Severo, mentre oggi svolge il suo ministero a Teramo. Quali le differenze e le similitudini di queste due realtà?
R:«Si, sono stato nove anni Vescovo di San Severo, precisamente dal 1997 al 2006 e dal 8 settembre sono qui a Teramo. Queste due realtà sono sicuramente simili nella devozione mariana, la Madonna del Soccorso a San Severo e la Madonna Assunta qui a Teramo. Poi qui nelle zone di Teramo ci sono dei santuari molto importanti come la Madonna dei Lumi, la Madonna dello Splendore, che testimoniano la devozione verso la Madonna non solo da parte dei cittadini di questo territorio ma di tutto il popolo italiano».

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