Il Salento nel colore puro del maestro Bleve

di Francesco Greco - Delirante, insospettato, folle. Colto nella sua intima nudità. E' il paesaggio del Salento in tutta la sua selvaggia bellezza e ricchezza cromatica dell'intrigante biodiversità immortalato dai “clic” del maestro pugliese Gino Bleve.

Originale intellettuale multitasking, dalla password polisemica, sospeso fra due culture e continenti: l'Europa (Germania) e l'Est (Albania), in una continua osmosi, è impegnato su più concept. Pioniere in tutto: l'arte tipografica (la storica Laborgraf dal 1987 al 2000) dove decine di giovani hanno imparato della stampa, la fotografia, la grafica, l'editoria. Come editore Bleve ha un catalogo di prestigio in cui spiccano gli inediti di Pablo Neruda rintracciati dallo scrittore cileno Sergio Vuskovic Rojo e l'antologia della letteratura albanese contemporanea con lo scrittore Nasho Jorgaqi, di cui poi ha pubblicato i deliziosi racconti de “Il monastero dell'amore”.

Nato a Ballesh nel 1931, Jorgaqi gareggia con Ismail Kadarè per il primato di miglior narratore del Paese delle Aquile e che spesso è ospite dei Bleve a Corsano.

L'Albania ce l'ha nel cuore: la “scopri” nel 1997, quando l'Istituto di Cultura Popolare di Tirana lo chiamò per lavorare al recupero degli originali fotografici di Marrubi e Idromeno. Da allora è entrata nella sua vita.

Nel 2007 partì la mostra itinerante fra Italia ed Europa: “Abiti tradizionali e cultura albanese”, 500 foto in bianco e nero di Marrubi e Idromeno. Altra idea che ha lasciato il segno, diventando un cult: il mensile “Pietre”. Durò 3 anni e quando ancora non era “in” scavava l'identità contaminata del Salento fra antropologia, sociologia, economia, arte, etnie, culture e quant'altro.

Notevoli per qualità i suoi “atlanti”: nel 2000 la Regione Lombardia gli affidò una ricerca nei parchi lombardi. Uscì “Flora, fiori spontanei della Lombardia”. Stesso format per una ricerca in loco: nel 1998 era uscito il grande atlante “Flora, fiori spontanei del Salento”, con un “giardino” fotografico proposto nell'Ue (ora è in Germania).

Collaborazioni di livello come reporter: Azimut, Airone, l'agenzia Grazia Neri. Fa parte del gruppo “Bilderwelt”, galleria di Berlino diretta da Reinhord Schulz che distribuisce mostre fotografiche in tutto il mondo. Sta lavorando a “Tina Modotti: fotografa rivoluzionaria”, “Il Salento a 360°” (panorami della costa leccese), “Albania ieri e oggi” (storia della fotografia albanese) col ph Piro Naci. Della sua opera hanno scritto: Goffredo Fofi, Bruno Brancher, Bruno Cartosio, Manuela Cartosio, Giovanni Pellegrino, Toti Carpentieri, Fulco Pratesi, Maurizio Nocera, Aldo De Iaco, Rina Durante, Vincenzo Camerino, Renzo Rossellini, Christiane Barkausen Canale, etc.

“I colori della natura salentina attraverso le foto di Gino Bleve” è la mostra in cui propone alcuni dei suoi scatti più belli, una personale riflessione sul colore, in tandem con l'artista calabrese Renzo Fascì, che riflette sulla stessa tematica usando la ceramica.

Fino al 5 agosto a Tricase, Palazzo Gallone (19.00 – 24.00), poi dal 5 all'8 a Montesano Salentino, dal 10 al 25 a San Cassiano, sempre nel Leccese. Dopo il 25 la mostra sbarca in Calabria e andrà avanti sino a settembre, toccando Tropea, Sibari, dove c'è un'articolazione della Biennale di Venezia (titolo della rassegna “La ruota della memoria”): proporrà una decina di scatti per sintetizzare il suo lungo e prestigioso percorso artistico.

Perché proprio in Calabria? “E' una regione morfologicamente molto simile all'Albania”, osserva Bleve. E dunque, partito dal bianco e nero scavato in tutte le sue infinite opzioni, è giunto a una speculazione sul colore molto personale e capace di evocare un tenero, struggente pathos.

Si rifà alle teorie del maestro olandese Jhoannes Hitten, adattate ai soggetti. Bleve ha cercato, e trovato, i colori puri, primitivi di una terra, fermati sulla foto da un lavoro delicato. Difficile spiegarlo per i profani di fotografia, ma il colore, dai soggetti raffigurati, esonda e dalla foto dilaga fuori a mò di cornice, contenendo l'opera d'arte. Il percorso inverso invece mette in rilievo il soggetto (i gabbiani, per dire) come se fosse il negativo della foto. L'effetto cromatico è di grande armonia e appare incidentale, ma è a lungo cercato (in camera oscura) e alla fine catturato.

Molte le architetture rurali, arcaiche, nella campagna e in zone di mare. La “pietra di Ercole”, a Giuggianello (detta anche “Fuso della vecchia”) è famosa: era un sismografo, misurava, nell'antichità, i movimenti tellurici. La cava di bauxite a sud di Otranto è una altro luogo mitico: la terra ha il colore del sangue. C'è poi l'euforbia, una pianta della famiglia delle stelle di Natale che fiorisce a giugno sulle scogliere: diviene un bellissimo cespuglio alto anche 2 metri dal colore di carne viva. Bellissimo il giallo follia del crisantemo campestre e gli immancabili fichidindia che si possono elevare a icona del paesaggio mediterraneo.

Un Salento misterioso, primitivo, barocco, un'esplosione di colori che Bleve svela ai suoi stessi abitanti con una gallery di scatti che provocano intense emozioni, lasciano senza parole, come sempre quando si lambisce il confine della poesia.

La mostra ha la collaborazione e il sostegno morale di Anne Maria Schirinzi, Luisa Nescis, Alfredo Russo e Angelisa De Giovanni: un appuntamento di spessore dell'estate mediterranea, da non perdere assolutamente.
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