La superstizione pugliese del gatto nero

di Mario Contino, fondatore AIRM - La Puglia è senza dubbio custode di molte leggende e superstizioni, credenze antiche che ancora oggi influenzano la popolazione locale a tal punto da originare scongiuri “fatti in casa” e gesti consuetudinari atti ad evitare questa o quella maledizione di turno.

Oggi intendo trattare della superstizione legata all'attraversamento stradale del “famigerato”, “pericolosissimo”, “diabolico” gattino nero. Si, avete ben capito, il noto felino rappresenterebbe, soprattutto per gli anziani molto legati alla tradizione folkloristica locale, un vero e proprio pericolo allorquando si accingerebbe ad attraversare la strada d'innanzi ad un automobilista, un ciclista, un pedone o altro “malcapitato” di turno.

Se tali atteggiamenti possono essere vissuti in maniera simpatica, con un sorriso, qualora si limitassero al semplice gesto di fermarsi e cambiare strada o di toccar ferro, o ancora fare il gesto delle corna con la mano destra, spesso sono all'origine di vere e proprie tragedie che sfociano in reazioni violente ed ingiustificate contro il povero animaletto, colpevole solo di avere il manto nero in un mondo di pazzi scatenati.

La credenza che vede queste simpatiche bestiole portatrici di sventure risale al Medioevo, una superstizione antica ma ben radicata nelle menti di molti popoli. Il pelo nero del gatto faceva si che lo stesso fosse associato al lutto ed al male in generale.
Era considerato l’animale di compagnia delle streghe e le sue abitudini, del tutto comuni agli altri gatti, di uscire la notte per cacciare, aumentavano il pregiudizio verso lo stesso.

Si credeva che alcune Streghe potessero addirittura trasformarsi in gatto nero ed intrufolarsi nottetempo nelle case delle povere vittime di turno, ciò per rapire i bambini al fine di ucciderli per creare il loro balsamo magico che gli avrebbe permesso di volare sulla famosa scopa e raggiungere il logo dove si sarebbe svolto il Sabba.

Un’altra realtà all'origine delle cattive dicerie sui gatti neri è da ricercarsi nell’antica pratica della pirateria. Sui vascelli vi era la necessità di proteggere il cibo dai roditori e le navi pirata spesso imbarcavano anche alcuni gatti a tal scopo. Sembrerebbe che i felini neri fossero i preferiti dai bucanieri, forse perché considerati più abili nella caccia in quanto il manto scuro gli avrebbe facilitato la mimetizzazione sotto coperta.

Quando i vascelli si avvicinavano alle coste per compiere i loro atti criminali, i gatti fuggivano sulla terraferma; è lecito pensare che l’associazione gatto nero e pirateria abbia contribuito notevolmente alla cattiva fama del felino: quando arrivavano i gatti neri, arrivavano i pirati.

L’idea del gatto nero portatore di sfortuna nel momento in cui attraverserebbe pacificamente la strada al malcapitato di turno, sarebbe certamente da rintracciare nel periodo in cui il cavallo era quasi l’unico mezzo di trasporto esistente, se un gatto avrebbe attraversato la strada improvvisamente, il cavallo avrebbe potuto imbizzarrirsi e disarcionare il cavaliere.

Probabilmente di notte ogni gatto veniva visto come una veloce ombra sulla strada e qualsiasi fosse il colore del suo manto veniva considerato nero. A quei tempi sarebbe anche stato lecito pensare che l’attraversamento improvviso della strada da parte di un gatto potesse portare gravi conseguenze, ma oggi?

Oggi, se un gatto attraversa la strada deve far ricorso a tutte le sue proverbiali sette vite per non finire investito, oggi sono le auto che portano sfortuna, purtroppo, a questo felino. Il folklore, ancora una volta, anche in Puglia, è riuscito a tramandare antichi insegnamenti che certamente andrebbero preservati, ma contestualizzati nel presente che tutti viviamo.

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