“Puglia, continuano le sanzioni alla Russia con ingenti danni per l’export”

BARI - Pare non destare preoccupazione, per il Governo Renzi, il calo delle esportazioni italiane verso la Russia. Infatti, la maggioranza in Parlamento continua a sostenere con fermezza i princìpi di coerenza, gradualità, proporzionalità, sostenibilità e reversibilità delle misure restrittive. Anzi, “il Governo ritiene necessario che non debbano venire meno pressioni su Mosca e condivide l'approccio deciso in occasione del consiglio Europeo del 19-20 marzo, che ha creato un legame sostanziale fra misure restrittive ed attuazione degli Accordi di Minsk”.

È quanto ha risposto il sottosegretario di Stato Mario Giro all'interrogazione in commissione Affari Esteri del deputato pugliese Emanuele Scagliusi (M5S), il quale aveva chiesto se non ritenesse opportuno revocare o allentare le sanzioni economiche stabilite dall’U, che stanno mettendo in seria difficoltà le aziende esportatrici di prodotti verso la Russia. Nel marzo dello scorso anno, a seguito delle gravi violazioni di norme e principi di diritto internazionale in Ucraina, l'Unione europea, gli Stati Uniti e altri Paesi hanno emanato pacchetti di sanzioni nei confronti della Federazione russa, in risposta alle quali il 7 agosto 2014 le autorità russe hanno disposto un embargo annuale su svariate tipologie di prodotti agroalimentari provenienti da Unione europea, USA, Australia, Canada e Norvegia.

“Proprio qualche giorno fa – dichiara il deputato Emanuele Scagliusi (M5S) – la Camera ha prolungato le sanzioni contro la Russia, bocciando una mozione del Movimento 5 Stelle che ne chiedeva la fine ed approvando quella firmata da Cicchitto (NCD) e dai parlamentari di maggioranza. Il nostro Paese risulta il terzo più danneggiato di tutta l'Unione europea dalle sanzioni imposte dalla Federazione russa e le conseguenze si stanno facendo pesantemente sentire non soltanto in termini di mancate esportazioni, ma anche di indebolimento della struttura della rete commerciale e della distribuzione, con conseguente chiusura di aziende e perdita di occupati”.

Tra gennaio e marzo, infatti, le esportazioni delle aziende agricole italiane si sono pressoché azzerate (-83%) sul mercato russo, così come quelle dei prodotti alimentari che hanno dimezzato il loro valore (-45%). Ma la lista dei settori con importanti perdite di quote di mercato comprende anche il settore meccanico (-18%), quello dei semilavorati (-19%), il settore della moda e degli accessori che insieme a quello di arredamento ed edilizia hanno subito una flessione del 22% ciascuno e quello dei mezzi di trasporto (-59%). Come spiegato dal presidente dell'Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, “questi settori costituiscono l’85% di quanto la Federazione Russa importi dall’Italia. Il nostro Paese ha perso il 25% in termini di export nel primo trimestre 2015 rispetto al 2014”.

Non va meglio per il made in Puglia che vale oltre 60 milioni di euro nel mercato russo. Già nel secondo trimestre del 2014, si è registrata una flessione di 12 milioni di euro, pari al 17,2 per cento rispetto al secondo trimestre del 2013 (quando il valore delle esportazioni pugliesi superava i 75 milioni di euro).

“Le imprese pugliesi stanno soffrendo più di altre le conseguenze negative delle restrizioni commerciali imposte a seguito della crisi ucraina – continua Scagliusi (M5S) – visti i rapporti di carattere culturale e religioso tra la Puglia e la Russia. L’intero settore manifatturiero ne è colpito ed in particolare il comparto agroalimentare, quello della moda e dell’arredamento, in grado di esprimere eccellenze molto apprezzate dai compratori russi. Nella sua risposta alla mia interrogazione, il sottosegretario si è solo preoccupato di ribadire la fermezza dell'Italia, insieme agli altri Paesi, nel mantenere le sanzioni per fare in modo che la Russia torni sui suoi passi. Intanto – conclude il deputato pugliese 5 Stelle – le aziende italiane e soprattutto quelle pugliesi continuano a subire i colpi di un governo che nulla sta facendo per sostenerle e che ad oggi non ha messo in piedi alcuna misura per aiutarle ad uscire dalla crisi”.

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