Serracca, l’artista libera come la sua terra

di Francesco Greco. SALVE (Le) - La leggerezza del mondo, le cose, gli uomini, i sentimenti, i sogni e le utopie: è la password per entrare nell'universo artistico di Lucia Serracca e cercare di decodificarlo. Una levità pregna di mille infiniti transfert estetici e semantici, che contiene sedimentazioni e contaminazioni. Che parte dall'opera per irradiarsi e illuminare il reale, una terra solare, libera, creativa, che ha fatto storicamente del dialogo, dell'inclusione un archetipo.
Questa terra è il Salento, affacciato sul Mediterraneo-madre, gineceo di popoli e culture, con la sua mitologia e l'epos, gli elfi e i briganti, le sirene e le tarante, i santi e le madonne. Icone ricche, innervate, affollate di suggestioni, che l'artista pugliese ha metabolizzato e riversa nella personale (inaugurazione il 30 luglio, in concomitanza con la festa di San Nicola, ore 20.30, Sala-Convegni del Comune di Salve, via Roma, presenta Maria Gemma Pepe, concerto del quintetto “Sybar”, aperta sino al 10 agosto, patrocinio del Comune di Salve).

L'artista prosegue dunque la sua ricerca sospesa fra pittura e scultura, arricchendola di nuovi input, inediti messaggi. La sperimentazione è continua nelle tecniche e nei materiali che recuperati e intrecciati sono valorizzati: stoffe, argille, legno, marmo, alabastro, ecc. Ciò le consente di speculare su quello che potremmo definire un “codice mediterraneo” in tutte le sue mille essenze e di trovare nuovi cromatismi in grado di evocarlo suscitando grandi emozioni.

Ultimamente ha ripercorso i sentieri della memoria ridando vita alle cose del passato, al mondo di ieri, l'universo contadino che troppo in fretta abbiamo monumentalizzato e relativizzato, col suo patrimonio di valori, recuperando la loro intimità dialettica e proponendola in una nuova luce ricca di segni e di messaggi anche subliminali.

In questo si può intravedere una critica sottile ma determinata al consumismo che non ci fa assaporare quello che abbiamo facendoci vivere nell'ansia di possedere sempre di più e facendo di noi degli eterni infelici.

Ma l'artista ha visto, con lo sguardo innocente e puro, la natura selvaggia intorno per ridarle forza, energia, magia e che esplode in tutta la sua potenza. Essa è quasi trasfigurata in una dimensione maieutica, come se l'artista intendesse risalire alle origini del Cosmo. In questo si intravede quasi un invito a fermarsi prima che il ritmo della vita d'oggi ci faccia scoppiare il cuore, ad ascoltare i silenzi dentro di noi, il sole che tramonta, il mare, il campo che si risveglia a primavera con i suoi fiori folli, le pietre arse dal sole e modellate dal vento. Messaggi forti.

Ogni artista è originale e rappresenta un suo unicum, un'identità, nei temi e nelle tecniche, ma se proprio si vuole ricondurre tutta la ricchezza della poetica di Lucia Serracca a una qualche scuola, una corrente, possiamo dire che il suo figurativo si innerva di concettualismo, sfociando nella trasfigurazione del reale, nell'intreccio plastico del sogno con la realtà, dell'affabulazione popolare con la fiaba in cui inoltrarsi e smarrirsi. E rimanda alla poetica delle fluttuazioni di Chagall, a Matisse, a Braque, a Crippa, ecc., a una sorta di figurativismo cubista risolto con una personale delicatezza e leggiadria. Il colore è usato con sapienza, sia per gli accoppiamenti tonali che per la brillantezza.

Arte elegante, morbida, estatica, quella della Serracca, che si regge su un'evidente maturità tecnica e una grande forza dialettica. Si aprirà un varco nel tempo.

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