8 dicembre 1980, trentacinque anni fa scompariva John Lennon


di Pierpaolo De Natale – New York, 8 dicembre 1980, ore 22.51. Dopo un pomeriggio speso al Record Plant Studio, John Lennon rincasa con Yoko Ono nella sua abitazione dell’Upper West Side. Sulla soglia del Dakota Building gli si accosta Mark Chapman, un venticinquenne che esclama: “Hey, Mr. Lennon”. Poche semplici parole, prima che il giovane gli punti contro una pistola ed esploda cinque colpi. L’ultimo non va a segno, ma uno dei quattro è fatale e trapassa l’aorta dell’artista. Il cantante riesce appena a pronunciare la frase “I was shot” (“Mi hanno sparato”), prima di perdere i sensi e piombare al suolo. Inutile la corsa dalla 72esima strada verso il Roosvelt Hospital: la leggenda britannica della musica rock fu dichiarata morta alle 23.07 di trentacinque anni fa.

Lo storico cantante e compositore dei Beatles morì tre settimane dopo la pubblicazione di Double Fantasy, un disco che avrebbe segnato il ritorno di Lennon nel panorama musicale dopo cinque anni di silenzio e assenza dalla scena mondiale. La sua morte fece lievitare le vendite di tutti gli album della sua carriera e l’ultimo si aggiudicò anche il Grammy Awards nel 1981, come disco dell’anno.

Oggi, l’anniversario della scomparsa di John Lennon torna più attuale che mai. Nel 1971 il cantante pubblicava un pezzo destinato a diventare una delle tracce più famose nella storia della musica. Inserito dalla rivista Rolling Stone al terzo posto nella classifica mondiale dei migliori brani di tutti i tempi, Imagine riscosse subito un grandissimo successo per via dei suoi contenuti pacifisti. Quest’anno quelle parole risuonano più forti che mai a seguito dei terribili eccidi commessi negli ultimi mesi dagli spietati miliziani dello Stato Islamico. Dallo sterminio nella redazione di Charlie Hebdo alla carneficina sulla spiaggia di Sousse, in Tunisia. Dall’abbattimento dell’aereo russo sul Sinai, agli attentati di Parigi. Oggi più che mai, mentre il mondo vive nel terrore, mentre i signori dell’odio fomentano altro odio e mentre siamo tutti vittime ugualmente offese dal feroce e apatico fondamentalismo del Califfato, riecheggiano le dolci e pregnanti note di un uomo che sognava un pianeta senza Stati e religioni, dove la gente potesse vivere in fratellanza, condividendo il mondo all’insegna della pace.
“Imagine there’s no countries, it isn’t hard to do. Nothing to kill or die for and no religion too. Imagine all the people living life in peace. You may say I’m a dreamer, but I’m not the only one. I hope someday you’ll join us and the world will be as one.”

“Immagina che non ci siano nazioni, non è difficile da fare. Niente per cui uccidere o morire e nessuna religione. Immagina che tutte le persone vivano una vita in pace. Dirai che sono un sognatore, ma non sono l’unico. Spero che un giorno ti unisca a noi e che il mondo viva come una cosa sola.”

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