Quo Vado?: la recensione

di Frédéric Pascali - “Checco Zalone”, Luca Medici, è oramai parte integrante di quello che potremmo definire il “teatro cinematografico contemporaneo” e “Quo vado?”, 60 milioni d’incasso ma solo quarantatreesimo nella classifica di tutti i tempi per numero di spettatori,  certifica la trasmutazione del personaggio nella dimensione di “maschera”.

La sua rappresentazione “caricaturale”, notoriamente di matrice popolare barese, crea un format unico identificabile con un miscuglio di “vizi” principalmente meridionali forgiati dal suo eccezionale carisma comico.

In questo contesto le trame delle pellicole con lui protagonista, sempre coadiuvato dalla regia di Gennaro Nunziante, appaiono come una mera cornice in cui inserire il solito inossidabile canovaccio. Non fa eccezione quest’ultima con al centro l’obsoleta tematica del posto fisso statale.

Checco vivacchia da anni nell’ufficio “caccia e pesca” della Provincia, risiede nella casa dei genitori che lo venerano e lo coccolano e ha una fidanzata e una suocera che lo ritengono un investimento sicuro da tenere a qualsiasi costo. Ma un giorno, con la riforma della Pubblica Amministrazione,si ritrova tra le categorie non privilegiate e con due strade davanti: accettare una congrua liquidazione o adattarsi alla mobilità. Fedele al mito del posto fisso e consigliato dal vecchio amico di famiglia, il senatore Binetto, Checco resiste a tutti gli spostamenti imposti dalla Direzione Generale con a capo l’intransigente Dottoressa Sironi.
Quando viene spedito in una base italiana vicino al circolo polare artico quasi cede ma poi incontra Valeria e la sua vita cambia.

Certi di non essere di fronte a un capolavoro va comunque sottolineata la regia più ricercata del solito, seppur senza particolari picchi d’ingegno, e l’ottima prova dell’intero cast con una recitazione complessiva al di sopra della media delle commedie nazionali. Molto efficaci Eleonora Giovannardi, “Valeria”, e Sonia Bergamasco, “Dottoressa Sironi”; a loro agio i due mostri sacri del genere, Lino Banfi, il “senatore Binetto” , e Maurizio Micheli, il padre di Checco.

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