Avvocatura, “in Italia è destinata a scomparire”. Così l’avv. Tarricone atterra da Bari a Londra
di Pierpaolo De Natale – Oggi ci occupiamo di una realtà professionale particolarmente bistrattata in Italia negli ultimi anni e non di rado al centro di vere digradazioni, che hanno lentamente portato questa professione – da ambita punta di diamante – a passione mal ripagata. Parliamo dell’avvocatura, un percorso per lungo tempo scelto da migliaia e migliaia di studenti di tutto lo stivale. L’amore per la toga ha portato il numero di avvocati a crescere con un tasso annuo pari all’1.6%, fino a contare 230.435 iscritti all’Albo (dati 2013): circa quattro avvocati ogni mille abitanti, numeri che superano le medie di ogni altro paese europeo.
La situazione non cambia se analizziamo il fenomeno a livello regionale. Sono quasi settemila gli iscritti all'Albo degli Avvocati di Bari e ben 419 hanno optato per l’abbandono della toga durante lo scorso anno. Tanti i fattori alla base di questa drammatica scelta. Molti incolpano i pesanti oneri dovuti alla Cassa Forense, che si aggirano intorno ai 3.500 euro annui. Altri riconoscono che una forte stangata arrivi anche dai vertiginosi costi della giustizia, cresciuti del 300%. Infine, non va dimenticata l’importanza dei clienti, che preferiscono astenersi dal pagamento degli onorari finché non vedono arrivare la decisione del giudice, che giunge sempre più tardi, considerando i lunghi tempi di attesa.
In questa situazione di stallo, sono centinaia i giovani che abbandonano l’avvocatura, ai quali si uniscono pure importanti e affermati studi legali, incapaci di reggere sulle proprie spalle ingenti spese senza proporzionati ritorni economici. Però, se da un lato c’è chi abbandona, dall'altro c’è chi ha il coraggio di reinventarsi e scommettere sulle proprie capacità. È questa la scelta compiuta da Matteo Tarricone, legale barese che ha deciso di investire a Londra. Laureatosi presso l’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”, l’avv. Tarricone ha iniziato la propria carriera nel 1991, avviando il suo studio legale nel capoluogo pugliese. Da Bari inizia ad avere contatti col nord Italia ed è a Milano che comincia ad affacciarsi sul panorama europeo, collaborando con colleghi operanti a Berlino, Parigi e Londra. Maturata una pluriennale esperienza in ambito internazionale, arriva l’ora del grande salto. Così, conservando l’headquarters barese, lo Studio Tarricone approda oltremanica e si innesta nel sistema giuridico londinese. Per comprendere meglio il percorso compiuto e l’odierna realtà legale (in Italia, come all’estero), ecco le domande che abbiamo rivolto all’avv. Matteo Tarricone.
Al termine del mio percorso di studi non avrei mai pensato a Londra. Anche se da Bari sono andato subito via per trasferirmi a Milano, con brevi esperienze a Parigi e Berlino tra gli anni '94 e '96.
Da quanto tempo offre assistenza legale in Inghilterra e quali sono principalmente i suoi clienti?
Dopo un periodo di acclimatamento, in Uk offro assistenza legale ormai da circa tre anni. A Londra ci sono due divisioni. La prima è un gruppo di lavoro che ho appositamente creato e formato per una consulenza a livello corporate rivolta ad aziende italiane. Nel gruppo ci sono avvocati, commercialisti, esperti di finanza creativa, operatori nel find location etc., alcuni di nazionalità italiana ed alti di nazionalità inglese. I nostri clienti, in questo caso, sono aziende italiane che vogliono internazionalizzarsi. Noi li seguiamo passo dopo passo. In sostanza, si tratta di occuparsi di redigere un business plan, prevedendo la costituzione di una società di diritto inglese, l'apertura di un business account, la ricerca di clienti e finanziamenti. Tutto questo, però, previa valutazione delle capacità dell'azienda di affrontare un processo di internazionalizzazione. Diversamente, se l'azienda non è ancora pronta, ma comunque intenzionata ad intraprendere il processo di internazionalizzazione, bisogna fermarsi e strutturare il cliente per l'estero. La seconda divisione è esclusivamente legale e per ora offriamo assistenza secondo il diritto del common law. Gli Italiani in Uk, secondo le fonti, sarebbero circa seicentomila (anche se, personalmente, ritengo che raggiungano il milione).
Alla luce della sua esperienza, come giudica l'evoluzione dell'imprenditoria italiana?
Gli imprenditori italiani sono creativi, molto capaci, determinati e perseveranti. Se riusciamo a portarli a Londra, finalmente liberi dalle catene di una politica e di una burocrazia inefficiente e ripiegata su se stessa, si scatenano e fanno fortuna. Ma proprio tanta fortuna, "spaccano"!
Perchè le aziende investono in Inghilterra?
Le aziende italiane investono qui perchè la politica in Uk è molto attenta e facilita i diversi modelli di business con una burocrazia pressoché inesistente. A questo si aggiunge anche un facile reperimento di risorse finanziarie, una tassazione bassa, una giustizia efficiente ed una facile interazione con il resto del mondo.
Perchè, invece, lasciare l'Italia per aprire uno studio legale a Londra?
Non ho lasciato completamento l'Italia. Gli uffici italiani di Bari e Milano sono stati trasformati in hub dove valutiamo se chi vuole affrontare il processo di internazionalizzazione sia strutturato o meno. Se si tratta di fornire informazioni di base, lo facciamo in Italia senza far spostare il cliente su Londra. In Italia seguiamo anche cessioni, incorporazioni e trasferimento di sedi legali degli stessi clienti che vengono in Uk. Inoltre, alcuni Italiani residenti in Uk hanno problemi legali in Italia e quindi risolviamo anche a questi ultimi.
Quali sono le prospettive dell'avvocatura in Italia e quali quelle in Inghilterra?
In Italia le prospettive dell'avvocatura sono quelle sotto gli occhi di tutti. Giustizia inefficiente, tasse altissime, numero degli avvocati notevolmente superiori rispetto alla domanda: sembra che nel nostro Paese ci sia un disegno per cancellare la professione. L'avvocato inglese, contrariamente a quanto avviene in Italia, ha davanti a sé scenari molto diversificati e stimolanti. Se vuole, infatti, opera in molte parti del mondo come Stati Uniti, Sud Africa, Australia, India e Caraibi, sia per affinità di lingua che di diritto. Può intraprendere la professione come solicitor o barrister. Anche qui dipende dalle skills. Inoltre, alcuni studi legali partecipano a 'fiere', dove possono presentare le loro professionalità ed interagire con aziende e persone di tutto il globo one to one. Direi che è proprio un altro mondo. da cui l'avvocatura italiana è lontana milioni di anni luce, soprattutto considerando le dinamiche imprenditoriali e gli scenari in cui vive l'avvocato inglese.
Infine, cosa suggerirebbe ad un neolaureato che vorrebbe seguire le sue orme?
Ad un giovane laureato consiglierei innanzitutto di mettersi in condizione di conoscere la lingua. Poi, di incominciare a fare pratica in un gruppo di lavoro che, come il nostro, si occupi di internazionalizzazione. È il momento di fare pratica dopo molti anni passati a fare solo teoria. Il problema è che, per esempio, noi siamo saturi di richieste provenienti da giovani laureati. Non riusciamo neanche a rispondere a tutte le email ricevute. Non abbiamo, logisticamente parlando, un posto dove accoglierli tutti. Poi ci sono i costi. L'interessato deve fare un investimento non solo intellettuale, perchè Londra è davvero molto cara!
Da quanto tempo offre assistenza legale in Inghilterra e quali sono principalmente i suoi clienti?
Dopo un periodo di acclimatamento, in Uk offro assistenza legale ormai da circa tre anni. A Londra ci sono due divisioni. La prima è un gruppo di lavoro che ho appositamente creato e formato per una consulenza a livello corporate rivolta ad aziende italiane. Nel gruppo ci sono avvocati, commercialisti, esperti di finanza creativa, operatori nel find location etc., alcuni di nazionalità italiana ed alti di nazionalità inglese. I nostri clienti, in questo caso, sono aziende italiane che vogliono internazionalizzarsi. Noi li seguiamo passo dopo passo. In sostanza, si tratta di occuparsi di redigere un business plan, prevedendo la costituzione di una società di diritto inglese, l'apertura di un business account, la ricerca di clienti e finanziamenti. Tutto questo, però, previa valutazione delle capacità dell'azienda di affrontare un processo di internazionalizzazione. Diversamente, se l'azienda non è ancora pronta, ma comunque intenzionata ad intraprendere il processo di internazionalizzazione, bisogna fermarsi e strutturare il cliente per l'estero. La seconda divisione è esclusivamente legale e per ora offriamo assistenza secondo il diritto del common law. Gli Italiani in Uk, secondo le fonti, sarebbero circa seicentomila (anche se, personalmente, ritengo che raggiungano il milione).
Alla luce della sua esperienza, come giudica l'evoluzione dell'imprenditoria italiana?
Gli imprenditori italiani sono creativi, molto capaci, determinati e perseveranti. Se riusciamo a portarli a Londra, finalmente liberi dalle catene di una politica e di una burocrazia inefficiente e ripiegata su se stessa, si scatenano e fanno fortuna. Ma proprio tanta fortuna, "spaccano"!
Perchè le aziende investono in Inghilterra?
Le aziende italiane investono qui perchè la politica in Uk è molto attenta e facilita i diversi modelli di business con una burocrazia pressoché inesistente. A questo si aggiunge anche un facile reperimento di risorse finanziarie, una tassazione bassa, una giustizia efficiente ed una facile interazione con il resto del mondo.
Perchè, invece, lasciare l'Italia per aprire uno studio legale a Londra?
Non ho lasciato completamento l'Italia. Gli uffici italiani di Bari e Milano sono stati trasformati in hub dove valutiamo se chi vuole affrontare il processo di internazionalizzazione sia strutturato o meno. Se si tratta di fornire informazioni di base, lo facciamo in Italia senza far spostare il cliente su Londra. In Italia seguiamo anche cessioni, incorporazioni e trasferimento di sedi legali degli stessi clienti che vengono in Uk. Inoltre, alcuni Italiani residenti in Uk hanno problemi legali in Italia e quindi risolviamo anche a questi ultimi.
Quali sono le prospettive dell'avvocatura in Italia e quali quelle in Inghilterra?
In Italia le prospettive dell'avvocatura sono quelle sotto gli occhi di tutti. Giustizia inefficiente, tasse altissime, numero degli avvocati notevolmente superiori rispetto alla domanda: sembra che nel nostro Paese ci sia un disegno per cancellare la professione. L'avvocato inglese, contrariamente a quanto avviene in Italia, ha davanti a sé scenari molto diversificati e stimolanti. Se vuole, infatti, opera in molte parti del mondo come Stati Uniti, Sud Africa, Australia, India e Caraibi, sia per affinità di lingua che di diritto. Può intraprendere la professione come solicitor o barrister. Anche qui dipende dalle skills. Inoltre, alcuni studi legali partecipano a 'fiere', dove possono presentare le loro professionalità ed interagire con aziende e persone di tutto il globo one to one. Direi che è proprio un altro mondo. da cui l'avvocatura italiana è lontana milioni di anni luce, soprattutto considerando le dinamiche imprenditoriali e gli scenari in cui vive l'avvocato inglese.
Infine, cosa suggerirebbe ad un neolaureato che vorrebbe seguire le sue orme?
Ad un giovane laureato consiglierei innanzitutto di mettersi in condizione di conoscere la lingua. Poi, di incominciare a fare pratica in un gruppo di lavoro che, come il nostro, si occupi di internazionalizzazione. È il momento di fare pratica dopo molti anni passati a fare solo teoria. Il problema è che, per esempio, noi siamo saturi di richieste provenienti da giovani laureati. Non riusciamo neanche a rispondere a tutte le email ricevute. Non abbiamo, logisticamente parlando, un posto dove accoglierli tutti. Poi ci sono i costi. L'interessato deve fare un investimento non solo intellettuale, perchè Londra è davvero molto cara!

