Il servizio auto-filoviario a Bari: ieri e oggi

di Vittorio Polito - Che il servizio di trasporto urbano a Bari è stato sempre un problema è testimoniato dalla simpatica poesia del poeta Peppino Franco (riportata in calce), che nel lontano 1954 la intitolò «La S.A.E.R. a Bari - U sbruègne de Bare» (La vergogna di Bari), nella quale descrive la bontà del servizio auto-filoviario da un lato, ed il malcontento dei baresi verso la predetta azienda, dall’altro. Oggi si può affermare solo che il servizio lascia molto a desiderare per svariati motivi.

I problemi dell’Azienda di trasporto urbano sono sempre esistiti, come testimoniano le cronache, ma che detto servizio debba essere pagato solo da alcuni viaggiatori non è affatto onesto. Mi capita di tanto in tanto di utilizzare il servizio pubblico e noto, con disappunto, che i viaggiatori paganti sono davvero esigui. Di furbi, scrocconi e “portoghesi” ve ne sono una infinità. È così diffuso il malvezzo che molta gente utilizza il servizio pubblico (senza pagare, ovviamente), anche solo da una fermata all’altra (parliamo di poco più di un centinaio di metri, come ad esempio stazione-Ateneo).

Il glorioso passato di Bari ha visto circolare per le nostre strade anche tram e filovie, economiche e non inquinanti. L’attuale piazza Moro si chiamava piazza Roma e da lì partivano ben due linee tramviarie: una per Carbonara e Ceglie del Campo (chiusa nel 1952), e l’altra per Barletta (con trazione a vapore!), che nel 1965 divenne ferrovia (Bari Nord). Era il 30 settembre 1909, quando tra il Comune di Bari e la Società Elettrica Barese, veniva stipulata una convenzione con la quale la Società si impegnava di impiantare un servizio tramviario elettrificato con tre linee iniziali: la Piazza Roma-Porto, la Piazza Roma-Tramvia BariBarletta e la Bari-Carbonara. Erano i tempi della rinascita cittadina; si avvicinava il primo Centenario della costruzione del borgo Murattiano e per quella circostanza la città preparava solenni festeggiamenti per accogliere dignitosamente i forestieri che sarebbero convenuti a Bari. La prima pietra fu posta, com’è noto, il 25 aprile 1813 da Gioacchino Murat.

L’attuale AMTAB, (Azienda Mobilità e Trasporti Bari S.p.A., derivante dall’Azienda Municipalizzata Trasporti Autofiloviari Baresi), che gestisce il servizio pubblico a Bari, nacque con la delibera del Consiglio Comunale di Bari n° 309 del 1° febbraio 1965. Succede alla vecchia S.A.E.R. (Società Anonima Esercizi Riuniti), gestita da privati, ed iniziò la sua attività il 1° ottobre dello stesso anno. Allora l’organico era costituito da 574 dipendenti. Nello stesso anno, i viaggiatori paganti furono oltre 22 milioni e la tariffa dei biglietti era di lire 55, IGE (Imposta Generale sull’Entrata) compresa, trasformata poi in IVA (Imposta sul Valore Aggiunto).Oggi il biglietto costa 90 centesimi di euro (corsa semplice) o 1 euro ed è valido 75 minuti.

Allora il servizio della S.A.E.R. non soddisfò pienamente gli utenti, ed ecco il poeta Peppino Franco, descrivere, come un cronista, da una parte la bontà del servizio auto-filoviario e dall’altra il malcontento dei baresi verso la S.A.E.R., definendo la predetta Società addirittura la vergogna di Bari (’U sbruègne de Bare).

La soluzione del problema è quanto mai semplice: intensificare seriamente e continuamente i controlli, come si sta facendo, invece che aumentare il costo dei biglietti. Non ha senso far pagare il proprio e l’altrui biglietto, solo agli utenti onesti.

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