"Al referendum no a Renzi e all'Ue". Intervista a Marco Rizzo
di FRANCESCO GRECO — ROMA. Europa, bye! bye! Bruxelles, fuck in! Strasburgo, go home! Dopo la Gran Bretagna, potrebbe esserci un referendum anche in Austria, nella Repubblica Ceca e in altri partner UE. A effetto-domino.
Fatale fu la Brexit, dal 23 giugno 2016 siamo entrati nel post-Europa. L'ideale europeo va in frantumi, si atomizza, si disfa sotto gli occhi di 500 milioni di cittadini, sfatto dalle sue infinite contraddizioni. Europa, oh cara!
C'è chi aveva previsto tutto. Torinese, figlio di un operaio Fiat Mirafiori, laureato in Scienze Politiche, già esponente di Rifondazione Comunista, dei Comunisti Italiani, parlamentare europeo dal 2004 al 2009, oggi è segretario del Partito Comunista, Marco Rizzo nel 2013 pubblicò per Dalai “Il golpe europeo” (I comunisti contro l'Unione), pp. 192, euro 15.
Domanda: Eppure i padri fondatori parlavano di egualitarismo, di solidarietà , invece hanno prevalso gli egoismi castali...
R: Il Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli (uno dei tanti socialdemocratici eletti nelle liste del PCI) sembra un libello 'marziano' tanto è lontano dalla realtà europea di oggi dominata dalle banche e dalla Troika.
D. Nel 2013 lei propose un referendum pro o contro l'UE che, pare, la Costituzione vieterebbe: la pensa ancora così?
R. Costituzionalmente la vicenda e' chiusa, non si puo'. Politicamente è oggi più che mai aperta, la maggioranza del popolo italiano ha cambiato idea sulla propria rispetto a ciò che pensava su € e UE.
Noi proponiamo infatti di trasformare il Referendum Costituzionale di Ottobre non solo in un No a Renzi ma anche in un No alla UE.
D. Doveva salvarci dall'inflazione, dalla bancarotta ma l'austerity, le politiche del rigore, lacrime e sangue, accentuate anche dal contesto di crisi mondiale, hanno sfiancato i popoli, che oggi se ne vogliono andare: è così?
R. Tutte le volte che vi è stata la possibilità di esprimere un parere i popoli sono stati chiari nel rifiuto alla UE, dalla Francia alla Danimarca, dalla Grecia adesso alla Gran Bretagna.
Altra cosa e' il fatto che l'establishment se ne sia sempre fregato...
D. Perché la sinistra italiana è così tiepida sul tema?
R. Perché la sinistra italiana dall'eurocomunismo alla fine del PCI ha interiorizzato l'ideologia del nemico. Non serve parlare di tradimento delle origini, ma non riesco a trovare un termine piu' adatto.
D. Eppure il Sud dell'Europa (Spagna, Italia, Grecia, ecc.) appare il più penalizzato dalle politiche UE e inoltre l'istituzione è percepita come estranea, se non ostile...
R. Lo scontro e' anche interimperialistico ed e' innegabile non vedere che I paesi del Sud Europa rispetto alla Germania e a quelli del Nord sono 'vasi di coccio contro vasi di ferro', ma un rinnovato nazionalismo sarebbe pero' una assoluzione rispetto alle classi dirigenti e padronali dei paesi del Sud Europa, che hanno volutamente - per i loro interessi- scelto la UE.
D. Lei affermò: I governi sono subalterni ai grandi rappresentanti del capitale finanziario, Bce, Fmi, insomma, la Troika: anche oggi è così?
R. Oggi più che mai.
D. E' in atto una guerra di civiltà , la crisi morde come dal 2008, forse l'UE unita ci servirebbe...
R. L'Occidente ha fatto nascere il terrorismo islamico in funzione antisovietica, oggi gli è' sfuggito di mano ma molti alleati di Usa e UE - basta guardare l'Arabia Saudita - continuano a foraggiarlo.
D. Ma quali sono le contraddizioni più stridenti: economiche, culturali, difesa, sicurezza, o che?
R. Evidentemente ci sono circoli imperialisti che possono trarre profitto anche da queste posizioni nella competizione inter-imperialista che oggi è sempre più aspra; tuttavia sembra evidente che oggi la direzione principale dell’imperialismo europeo continentale sia quello di integrare sempre più economia e politica militare, facendo della UE una sorta di NATO economica
D. Ci sono economisti che sostengono che uscire dalla moneta unica farebbe danni pesantissimi...
R. Fino a quando non succederà non esiste prova contraria.
D. C'è chi dice la che la Brexit ci costerà un pò di Pil, altri che ci darà nuove opportunità (molti marchi delocalizzeranno a sud): dov'è la verità ?
R.Se dovessimo esprimere un giudizio sul voto inglese per l’uscita dall’UE, guardando alle perdite degli speculatori finanziari che hanno scommesso sul cavallo sbagliato e alle reazioni scomposte e isteriche dell’establishment europeista, non potremmo che esserne soddisfatti, ma fino a quando non salta tutto il castello non dobbiamo mollare.
D. La Brexit è servita a mettere in discussione il suffragio universale: aberrante!
R. Si è fatto di peggio.Si è detto che le classi colte hanno votato per il remain. Pur ammettendo che sia questa la realtà , siamo sicuri che quelle che vengono definite le “classi colte” sappiano davvero di cosa si stia parlando?
Facciamo un esperimento: chiedete a un laureato, mediamente “informato”, ascoltatore dei TG di regime e lettore dei giornali del potere mediatico, cos’è il TTIP e vediamo se ne avrà mai sentito parlare.
Cosa vogliamo dire? che le “classi colte” forse sono solo quelle mediamente maggiormente preda della propaganda di regime. Siamo sicuri che il loro voto sia più “consapevole” di quello di un lavoratore delle periferie inglesi che ha votato “con la pancia” chiedendosi solo se sta meglio, lui e la sua famiglia, rispetto a dieci o venti anni fa?
E poi l’altra disgustosa farsa giocata sui giovani e sui vecchi: i giovani che pensano al loro futuro e votano per rimanere e i vecchi avidi e gretti che voltano la testa al futuro.
Come si ribalta questa visione quando si scopre che i giovani se ne sono bellamente fregati del referendum, andando a votare in percentuali risibili intorno al 30%, mentre i “vecchi”, molto più preoccupati, si sono precipitati in massa a votare con oltre l’80% (36% nella fascia 18-24 contro un 83% per gli over 65, secondo SkyNews)!
D. Ma l'UE può essere rivitalizzata, ripartire, o l'idea è ormai destrutturata?
R. La crisi è irreversibile, anche se i tempi possono esser lunghi.
D. I filo-europeisti dicono che i populisti, da Farage, che si è dimesso, alla Le Pen e Grillo, vogliono disfarla, ma hanno ricette deliranti, inapplicabili...
R. Il Brexit apre scenari inediti, ma non possiamo illuderci che possa portare a nulla di buono per i lavoratori di alcun paese: purtroppo non sono i comunisti a guidare questa protesta e fino a quando non sarà così, potremo solo assistere a baruffe nel campo nemico, ma non potremo influenzarne l’esito.
È quindi indispensabile porre le basi per cambiare questo stato di cose e riportare in prima linea l’azione di comunisti e farla diventare riconoscibile davanti alle proprie classi lavoratrici, a cominciare dalla classe operaia della propria nazione, in intesa con tutti gli altri partiti comunisti che si pongono coerentemente in questa prospettiva.
Il nostro punto di vista contro le riforme costituzionali e contro i Trattati Europei, così come contro l’euro e la NATO, è diametralmente opposto a quello dei partiti borghesi definiti “populisti”, come Lega e M5S, ma anche dalla cosiddetta 'sinistra radicale'.
Dobbiamo marcare con forza questa diversità , ribadendo che da queste gabbie che incarcerano i popoli si può e si deve uscire con una prospettiva socialista, o si può uscire “da destra”, con un’involuzione reazionaria che ci farebbe cadere 'dalla padella alla brace'. Facciamo alcuni esempi.
Un uscita dall’euro e persino dall’UE (cosa che peraltro si sono affrettati a smentire tutti) guidata da Lega o M5S, senza rigetto del debito, nazionalizzazione delle banche e del commercio con l’estero sotto il controllo popolare, sarebbe un regalo straordinario agli speculatori esteri, ma anche italiani che continuerebbero ad avere i capitali all’estero in euro.
Il Socialismo è l'unica soluzione.
Fatale fu la Brexit, dal 23 giugno 2016 siamo entrati nel post-Europa. L'ideale europeo va in frantumi, si atomizza, si disfa sotto gli occhi di 500 milioni di cittadini, sfatto dalle sue infinite contraddizioni. Europa, oh cara!
C'è chi aveva previsto tutto. Torinese, figlio di un operaio Fiat Mirafiori, laureato in Scienze Politiche, già esponente di Rifondazione Comunista, dei Comunisti Italiani, parlamentare europeo dal 2004 al 2009, oggi è segretario del Partito Comunista, Marco Rizzo nel 2013 pubblicò per Dalai “Il golpe europeo” (I comunisti contro l'Unione), pp. 192, euro 15.
Domanda: Eppure i padri fondatori parlavano di egualitarismo, di solidarietà , invece hanno prevalso gli egoismi castali...
R: Il Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli (uno dei tanti socialdemocratici eletti nelle liste del PCI) sembra un libello 'marziano' tanto è lontano dalla realtà europea di oggi dominata dalle banche e dalla Troika.
D. Nel 2013 lei propose un referendum pro o contro l'UE che, pare, la Costituzione vieterebbe: la pensa ancora così?
R. Costituzionalmente la vicenda e' chiusa, non si puo'. Politicamente è oggi più che mai aperta, la maggioranza del popolo italiano ha cambiato idea sulla propria rispetto a ciò che pensava su € e UE.
Noi proponiamo infatti di trasformare il Referendum Costituzionale di Ottobre non solo in un No a Renzi ma anche in un No alla UE.
D. Doveva salvarci dall'inflazione, dalla bancarotta ma l'austerity, le politiche del rigore, lacrime e sangue, accentuate anche dal contesto di crisi mondiale, hanno sfiancato i popoli, che oggi se ne vogliono andare: è così?
R. Tutte le volte che vi è stata la possibilità di esprimere un parere i popoli sono stati chiari nel rifiuto alla UE, dalla Francia alla Danimarca, dalla Grecia adesso alla Gran Bretagna.
Altra cosa e' il fatto che l'establishment se ne sia sempre fregato...
D. Perché la sinistra italiana è così tiepida sul tema?
R. Perché la sinistra italiana dall'eurocomunismo alla fine del PCI ha interiorizzato l'ideologia del nemico. Non serve parlare di tradimento delle origini, ma non riesco a trovare un termine piu' adatto.
D. Eppure il Sud dell'Europa (Spagna, Italia, Grecia, ecc.) appare il più penalizzato dalle politiche UE e inoltre l'istituzione è percepita come estranea, se non ostile...
R. Lo scontro e' anche interimperialistico ed e' innegabile non vedere che I paesi del Sud Europa rispetto alla Germania e a quelli del Nord sono 'vasi di coccio contro vasi di ferro', ma un rinnovato nazionalismo sarebbe pero' una assoluzione rispetto alle classi dirigenti e padronali dei paesi del Sud Europa, che hanno volutamente - per i loro interessi- scelto la UE.
D. Lei affermò: I governi sono subalterni ai grandi rappresentanti del capitale finanziario, Bce, Fmi, insomma, la Troika: anche oggi è così?
R. Oggi più che mai.
D. E' in atto una guerra di civiltà , la crisi morde come dal 2008, forse l'UE unita ci servirebbe...
R. L'Occidente ha fatto nascere il terrorismo islamico in funzione antisovietica, oggi gli è' sfuggito di mano ma molti alleati di Usa e UE - basta guardare l'Arabia Saudita - continuano a foraggiarlo.
D. Ma quali sono le contraddizioni più stridenti: economiche, culturali, difesa, sicurezza, o che?
R. Evidentemente ci sono circoli imperialisti che possono trarre profitto anche da queste posizioni nella competizione inter-imperialista che oggi è sempre più aspra; tuttavia sembra evidente che oggi la direzione principale dell’imperialismo europeo continentale sia quello di integrare sempre più economia e politica militare, facendo della UE una sorta di NATO economica
D. Ci sono economisti che sostengono che uscire dalla moneta unica farebbe danni pesantissimi...
R. Fino a quando non succederà non esiste prova contraria.
D. C'è chi dice la che la Brexit ci costerà un pò di Pil, altri che ci darà nuove opportunità (molti marchi delocalizzeranno a sud): dov'è la verità ?
R.Se dovessimo esprimere un giudizio sul voto inglese per l’uscita dall’UE, guardando alle perdite degli speculatori finanziari che hanno scommesso sul cavallo sbagliato e alle reazioni scomposte e isteriche dell’establishment europeista, non potremmo che esserne soddisfatti, ma fino a quando non salta tutto il castello non dobbiamo mollare.
D. La Brexit è servita a mettere in discussione il suffragio universale: aberrante!
R. Si è fatto di peggio.Si è detto che le classi colte hanno votato per il remain. Pur ammettendo che sia questa la realtà , siamo sicuri che quelle che vengono definite le “classi colte” sappiano davvero di cosa si stia parlando?
Facciamo un esperimento: chiedete a un laureato, mediamente “informato”, ascoltatore dei TG di regime e lettore dei giornali del potere mediatico, cos’è il TTIP e vediamo se ne avrà mai sentito parlare.
Cosa vogliamo dire? che le “classi colte” forse sono solo quelle mediamente maggiormente preda della propaganda di regime. Siamo sicuri che il loro voto sia più “consapevole” di quello di un lavoratore delle periferie inglesi che ha votato “con la pancia” chiedendosi solo se sta meglio, lui e la sua famiglia, rispetto a dieci o venti anni fa?
E poi l’altra disgustosa farsa giocata sui giovani e sui vecchi: i giovani che pensano al loro futuro e votano per rimanere e i vecchi avidi e gretti che voltano la testa al futuro.
Come si ribalta questa visione quando si scopre che i giovani se ne sono bellamente fregati del referendum, andando a votare in percentuali risibili intorno al 30%, mentre i “vecchi”, molto più preoccupati, si sono precipitati in massa a votare con oltre l’80% (36% nella fascia 18-24 contro un 83% per gli over 65, secondo SkyNews)!
D. Ma l'UE può essere rivitalizzata, ripartire, o l'idea è ormai destrutturata?
R. La crisi è irreversibile, anche se i tempi possono esser lunghi.
D. I filo-europeisti dicono che i populisti, da Farage, che si è dimesso, alla Le Pen e Grillo, vogliono disfarla, ma hanno ricette deliranti, inapplicabili...
R. Il Brexit apre scenari inediti, ma non possiamo illuderci che possa portare a nulla di buono per i lavoratori di alcun paese: purtroppo non sono i comunisti a guidare questa protesta e fino a quando non sarà così, potremo solo assistere a baruffe nel campo nemico, ma non potremo influenzarne l’esito.
È quindi indispensabile porre le basi per cambiare questo stato di cose e riportare in prima linea l’azione di comunisti e farla diventare riconoscibile davanti alle proprie classi lavoratrici, a cominciare dalla classe operaia della propria nazione, in intesa con tutti gli altri partiti comunisti che si pongono coerentemente in questa prospettiva.
Il nostro punto di vista contro le riforme costituzionali e contro i Trattati Europei, così come contro l’euro e la NATO, è diametralmente opposto a quello dei partiti borghesi definiti “populisti”, come Lega e M5S, ma anche dalla cosiddetta 'sinistra radicale'.
Dobbiamo marcare con forza questa diversità , ribadendo che da queste gabbie che incarcerano i popoli si può e si deve uscire con una prospettiva socialista, o si può uscire “da destra”, con un’involuzione reazionaria che ci farebbe cadere 'dalla padella alla brace'. Facciamo alcuni esempi.
Un uscita dall’euro e persino dall’UE (cosa che peraltro si sono affrettati a smentire tutti) guidata da Lega o M5S, senza rigetto del debito, nazionalizzazione delle banche e del commercio con l’estero sotto il controllo popolare, sarebbe un regalo straordinario agli speculatori esteri, ma anche italiani che continuerebbero ad avere i capitali all’estero in euro.
Il Socialismo è l'unica soluzione.

