Attraversamento e rottura: l'arte di Giuseppe Corrado

di DONATO MARGARITO — “Giuseppe Corrado: un pugno nello specchio” è l’immagine iper-realistica, ma assai incisiva, con la quale si dà titolo alla personale dell’artista ad Andrano dal 31 agosto al 2 settembre (Convento dei Domenicani). Con essa s’intende evidenziare il lato della rottura e della discontinuità che guida l’ispirazione dell’artista, ma ovviamente nella lunga storia della sua arte c’è molto di più.  
 
Qualsiasi ipotesi di classificazione delle sue opere in stili e paradigmi, già accreditati, corre il rischio di essere approssimativa proprio perché il pluristilismo del suo metodo di lavoro non tollera periodizzazioni troppo restrittive né ricostruzioni in senso lineare.
 
Il percorso tematico consiste in una rappresentazione del soggetto che assume originariamente la forma dell’onnipotenza prometeica e si sviluppa poi in molteplici mediazioni per approdare, infine, a immagini che denotano un evidente svuotamento del soggetto.

In Giuseppe Corrado spesso l’estetica trapassa nell’etica. La sua Lebenswelt si propone come energia e volontà di potenza e, con tali modalità, l’odissea dell’umano viene impegnata, come in Uscita-rientro nella sfera, in imprese che hanno qualcosa di leggendario e mitico.
 
Indubbiamente, nella sua arte, c’è un classicismo di base che funge da modello, ma mi pare assai ibridato e persino sperimentale, ripensato cioè sia attraverso suggestioni che provengono da un ellenismo antropologicamente mediterraneo che da risonanze che rimandano alle avanguardie novecentesche.
 
Questo si scorge chiaramente in una certa scomposizione del figurativo nel gusto del deforme. Agon e Tanatos, però anche Uovo cosmico e Urlo primordiale racchiudono una semantica di questo tipo. Molto esplicita è la linea religiosa, essendo frequente il ricorso tematico dell’artista a vicende bibliche e scritturali per rappresentare la condizione di dolore dell’umanità. Tuttavia il suo approccio al cristianesimo è libertario e non ortodosso (come peraltro dimostrano Crocifissione, Incoronazione e Flagellazione).
 
E’ sorprendente che proprio queste opere, tematicamente religiose, siano espresse in uno stile del tutto innovativo rispetto alla tradizione del figurativo che è quello del cerchio totemico. La figura del cerchio viene assunta dall’artista come un linguaggio-totem, cui l’immaginazione estetica attribuisce una potenza sapienziale e teosofica in grado di sciogliere il mistero di alcune problematiche dell’io quali la vita e la morte, l’origine e il sacro, la genesi del cosmo e della terra. Il cerchio e la sfera cosmica (in cui spesso si manifesta) sono una grammatica del tutto speciale di Giuseppe Corrado che si svolge dal bios al tanatos, dalla Lebenswelt al Trauerspiel.
 
La linea allegorica è il recente approdo della sua produzione artistica (come si può vedere in Il mendicante e Il tedio dei dialoganti), in cui il pluristilismo concentra tutte le lezioni stilistiche e culturali sperimentate del passato, prendendo lo spunto dai pleurants del gotico francese, ma rivisitandoli alla luce di un naturalismo apocalittico (al quale perviene la narrazione del cerchio-sfera) e di una condizione post-moderna di svuotamento del soggetto.

(La versione integrale su www.giuseppecorrado.com)

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