OPINIONE. SS 275 Maglie-Leuca, la morte della ragione

di FRANCESCO GRECO - Una narrazione originale quella che si è data lo schieramento politico a favore delle quattro corsie della SS 275 Maglie-Leuca in Salento. Trasversale a destra e sinistra: il peggio della prima repubblica, testimonial di una classe politica che per corruzione è la seconda in Europa e una delle più spudorate al mondo.

Un “patto del Nazareno” in provincia. Degli stessi personaggi di terza e quarta fascia: manca la Capone ma ci sono Abaterusso e Palese (da assessore regionale al bilancio svendette i bond a una banca d'affari zavorrando le casse della Regione), che non hanno “visto” lo sfregio della maxi-rotatoria fra Specchia, Miggiano e Lucugnano. Che promettevano sfracelli contro la xylella. Che han fatto morire il Tac (tessile, abbigliamento, calzaturiero) proprio quando doveva decollare. Tutti i dati economici, micro-meso-macro, sono in rosso (lo dicono Istat, Svimez, Cgia, ecc.), ma hanno la baldanza di chi le ha indovinate tutte.

Si ammantano di populismo: sul territorio dicono una cosa, nelle istituzioni ne fanno altre, proni ai poteri forti. Intanto “scaldano” la testa agli operai del “Gruppo Palumbo”, a cui cinicamente raccontano la favola dei 288 mln in stand-bye, ben sapendo che c'è un conflitto di carte bollate fra pool di imprese e altri ostacoli che non sanno bypassare.

Mentre Renzi rilancia sulle grandi opere infrastrutturali (per ragioni di propaganda, per il “si” al referendum, per riconquistare un consenso in calo vertiginoso) annunciando denari fantasma, e l'Anas vorrebbe riformulare l'appalto, poiché quello attuale contiene vizi di forma, proprio come da sempre sostengono gli “anti”, nelle piazze e i tribunali (chiedere all'avv. Paccione, barese).

Torna così in auge il vecchio, ridicolo armamentario “terrorista”: l'importante è spargere paura. La SS 275 è ancora detta “la strada della morte”, si parla di “decine di morti”, tutti dovuti, ovvio, all'assenza delle quattro corsie e dove forse sono conteggiati pure gli incidenti sulla Basentana, la San Francisco-Los Angeles, Barcellona-Siviglia. Mancano solo i Galli annientati da Cesare.

Si ripeterà sino alla consunzione delle parole che – a detta di autorevoli studiosi – di strade così invasive non se ne fanno più, che gli incidenti non sono provocati dalle corsie, ma da altri fattori: la velocità, l'uso di tablet e smartphone, lo stato di ebbrezza, le droghe, ecc. Che sulle provinciali lsi muore di più, che gli incidenti sono purtroppo fisiologici con la mole di traffico: 50 anni fa ce n'era uno l'anno, oggi, uno al mese.

Tutto ciò loro lo sanno bene, e infatti non portano alcuna statistica, pezza d'appoggio: si sono fissati che è colpa delle corsie e ne hanno fatto un dogma. Il gioco sporco è terrorizzare la comunità, lo fanno da anni.

Ma ci sono anche altri interessi, nello specifico elettorali: l'enfasi che ci mette Abaterusso, per dire, tende a favorire la carriera politica di suo figlio (il secondo, l'altro lo ha fatto eleggere sindaco di Patù).

Egli stesso sostiene che fu con una sua mozione, da deputato del Pci anni '90, che le 4 corsie furono prolungate sino a Leuca. Evidentemente voleva continuare l'opera di distruzione della terra che pure lo mandava a Montecitorio. Il suo passato lo schiaccia a pesanti responsabilità: 30 anni fa, la sua carriera politica iniziò spianando la necropoli messapica di Vereto, 300 tombe ricche di corredo funerario, patrimonio dell'umanità che oggi richiamerebbe migliaia di turisti e darebbe lavoro dignitoso, non da servi. Come aver demolito il Colosseo, le piramidi egizie.

Ma anche il pathos di un altro personaggio è sospetto: la camicia nera Biagio Ciardo, che vuole far carriera col “Comitato per la vita”.
Si ripete, ancora una volta, che non c'è alcun pregiudizio: chi si oppone non è un fondamentalista: il Salento vuole quell'opera, ne ha bisogno, ma in termini soft: il progetto alternativo della strada-parco è un punto di partenza per riprendere a parlarne uscendo una volta per tutte dall'aporia.

Spiace, infine, che gli operai – con cui il Salento che lavora, non quello parassitario che si annida anche nel “Comitato per la vita” né quello populista dei Palese e gli Abaterusso - è solidale, si facciano strumentalizzare da personaggi che passeranno alla storia per l'odio verso la loro stessa terra e il livore che scagliano verso i suoi incolpevoli, innocenti abitanti. La morte della ragione, diceva Francisco Goya, genera mostri.

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