CHIESA. Prennushi e i martiri albanesi beati: “Mehr Licht!”

di FRANCESCO GRECO - TIRANA. “Mehr Licht!” (Più luce!). Furono le ultime parole: spirò in una cella umida del carcere di Durazzo, seduto sulla nuda terra, a piedi scalzi: come San Francesco. E' sepolto nella concattedrale di Santa Lucia. Martire della Chiesa e della democrazia, Monsignor Vincenz Prennushi (1885-1949) sarà dichiarato beato fra un mese, il 5 novembre (con altri 37 martiri fra laici e religiosi skiptari, anche loro perseguitati dal regime comunista), in Albania.
 
Da santa Teresa di Calcutta (d'origine macedone, beata dal 4 settembre 2016) a padre Prennushi, la Chiesa dunque guarda a Est, lì la secolarizzazione non c'è.
 
E' ritenuto uno dei personaggi più affascinanti della Chiesa cattolica d'Albania, nel contesto della cultura del Rinascimento albanese del Novecento. Una personalità sfaccettata: scrittore, poeta, drammaturgo, studioso delle tradizioni popolari, traduttore.    
 
Iniziò gli studi al collegio francescano di Scutari, li proseguì in Italia, Polonia, Austria. Interagì con la cultura mitteleuropea e la letteratura di matrice cristiana del Vecchio Continente. Li concluse (Filosofia e Teologia) nel 1908 all’Università di Innsbruck. Fu ordinato sacerdote dell’Ordine dei Francescani Minori. Nello stesso anno tornò a Scutari, si fece notare per l'attività pastorale, culturale, patriottica.
 
Modesto, paziente, buon oratore: erano le sue doti principali. Ricoprì tutte le cariche nella provincia francescana: guardiano, definitore, due volte provinciale. Nel 1935 fu proclamato vescovo della Diocesi di Sapa e nel 1940 arcivescovo di Tirana e Durazzo. Dal 1946 sino alla morte fu Primate Cattolico dell’Albania.
 
In lui l’opera pastorale si fonde indissolubilmente con quella letteraria, attraversate dal medesimo sentimento: l’amore per il suo paese, ancorato ai principi di libertà e democrazia.  Nel 1921 il “Club per i Diritti Nazionali” lo include nella lista dei candidati a deputato. Ma, com'era accaduto due anni prima, quando aveva rifiutato la nomina a senatore, declina anche stavolta l'invito: la politica non gli interessa. Sosteneva infatti che i religiosi non dovevano entrare in politica direttamente, anche se, mèmore della lezione di Platone (“Gli uomini che si disinteressano di politica sono condannati a essere governati dagli uomini peggiori”) suggeriva di non restare indifferenti, e invitava i laici a occuparsi della cosa pubblica.
 
Uno di loro fu Luigj Gurakuqi, ritenuto un “campione” della laicità cattolica albanese, famoso per l'erudizione. Nell'agosto 1922, in una riunione all’Arcivescovado di Scutari, padre Vincenz lesse il suo saggio “Ne lamijet e demokracise se vertete” (“Nei campi della vera democrazia”) illustrando le sue idee democratiche. Lo ascoltarono commossi 50 clerici arrivati da tutte le diocesi del paese.
 
Buona penna, ha lasciato un'opera sconfinata: ha pubblicato ben 42 opere, 133 scritti poetici, prosa, pubblicistica, ecclesiastica, traduzioni. La silloge poetica “Foglie e Fiori” (uscita nel 1924), fu  accolta positivamente dalla critica, che lo accoppiò a Fishta. Il suo nome si trova anche nelle Enciclopedie italiane.
 
Per 11 anni ha diretto il mensile “Zani i Shna Ndout“  (La voce di Sant’Antonio), rivista religiosa, culturale e storica cui chiamò a scrivere gli intellettuali laici del suo tempo. Collaborò a “Hylli i Drites” (La Stella Lucente), col giornale “Posta e Shqypnis” (La posta dell’Albania), fondato da Padre Fishta e col settimanale politico, socio-economico e artistico “Ora e Maleve” dove scrivevano i migliori pensatori albanesi, dal succitato Gurakuqi a Don Shantoja, padre Harapi, Mosi, Zef Harapi, Topalli, Kamsi, Karl Gurakuqi, Koliqi, Palaj.
Nel 1940 il Papa lo nominò arcivescovo di Durazzo.
 
Prennushi soffriva, al pari del clero di tutte le confessioni, della situazione politica nel paese delle aquile dopo il 29 novembre 1944, quando il regime comunista inflisse innumerevoli condanne al clero. A maggio 1945 Enver Hoxha espulse il Nunzio Apostolico Leone Nigris e invitò Monsignor Gasper Thaci, arcivescovo della metropoli di Scutari e Monsignor Vincenz Prennushi, arcivescovo di Durazzo, a separare la Chiesa Cattolica Albanese dalla Santa Sede, e dar così vita alla Chiesa Nazionale.
 
I due rifiutarono. Prennushi in particolare aveva idee anticomuniste. Nel 1947 fu incarcerato e torturato nella prigione di Durazzo dove erano rinchiuse anche note personalità della cultura del Paese. Il suo dies natalis giunse il 19 marzo 1949. Si avverò in tal modo la terza profezia della stigmatizzata Teresa Neumann, che nel 1928 lo aveva predetto al giovane francescano.

Morì fra le braccia di Arshi Pipa, scrittore dissidente inviso al regime, che ne parlò nel libro “La prigione”, soffermandosi sulle atrocità subìte dal prelato (e da tanti altri intellettuali) soprattutto nel periodo 1944-1948.
 
Su questa figura fascinosa, come su altre della cultura e l'arte dell'Albania del XX secolo (da Padre Fishta a Shtjefen Gjecovi, da Gasper Thaci a Pjeter Gjura, dom Nikoll Kacorri, ecc.), la giornalista e regista albanese Tefta Radi ha girato un bellissimo film-documentario di quasi un'ora, che riflette anche sulle relazioni interreligiose fra cattolici, musulmani, ortodossi, sulla sua amicizia con il grande mufti di Durazzo Mustafa Varoshi, con Papa Razmi, ecc. Nel film appaiono altre personalità della diaspora albanese.
 
Prennushi dunque martire della fede e della democrazia. Un anno fa le autorità della Chiesa cattolica albanese hanno consegnato alla Commissione Vaticana il fascicolo e i documenti per la beatificazione, ormai imminente: “Mehr Licht!”.

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