OPINIONI. Castro, l'utopia fatta pagare al popolo

di FRANCESCO GRECO - La tragedia di Cuba si trasfigura nella più ampia tragedia epocale del comunismo che ha insanguinato il Novecento. Che scaccia i dittatori (fossero lo zar o Hitler), ma diventa a sua volta una dittatura, perché inconciliabile con la libertà. Promette il sol dell'avvenire, poi nega ogni spazio di critica, di democrazia, castra l'economia con i piani quinquennali e affama i popoli. La storia è piena di esempi, Cuba è solo l'ultimo fallimento.

E' vero che Fidel Castro cacciò il dittatore Fulgencio Batista, gennaio 1959, però poi il suo comunismo ortodosso (stalinismo caraibico) si è retto sulla repressione brutale, sanguinaria come metodo: ha messo in galera metà dei cubani e l'altra è scappata in Florida (inclusa la figlia) attraversando il mare di squali su gomme da camion. 10mila li ha ammazzati direttamente, 80mila balseros fatti affogare: erano scettici sulle delizie del comunismo. Solo la claque occidentale pensava che andasse diversamente.

Ovviamente Castro non poteva fare autocritica, concedere qualche apertura, deroga alla revoluciòn, nel suo stesso interesse e del suo popolo: così ha attribuito il fallimento ideologico all'embargo commerciale degli USA. L'effetto, non la causa. E tutto è continuato come sempre, fra purghe e censure, sino al 26 novembre 2016.

La tragedia è stata ancor più drammatica perché l'ideologia fattasi etica si è posta al confine fra vizio e virtù. Gli americani erano accusati di aver riempito l'isola di case da gioco, quindi di aver sparso il vizio, come accade in tutto il mondo.
E dove stavano la virtù e la redenzione? Nelle galere? La tattica disumana del tiranno è stata quella di incarcerare i mariti, in modo che le donne, sole, che crescevano i figli, si ammorbidivano.

Ma i Fidel Castro non esiterebbero senza il decisivo gerovital dell'Occidente, nei salotti snob (alla Capalbio), nelle accademie piene di poeti che guardano il dito non la luna, nella stessa Chiesa: è vero che essa deve “portare il Vangelo”, dialogare e non fare governi, ma legittimando i dittatori non si diviene complici dei loro orrori e tragedie?

Giovani Paolo II lo fece incontrando Pinochet (Cile), Ratzinger e Bergoglio (che fu nunzio apostolico a L'Avana) con Castro: poi tutto è continuato come e peggio di prima: repressione di ogni diritto, negazione delle libertà, fame, poiché la borghesia castrista è più rapace di quella di Batista e i tiranni usano anche la Chiesa per restare al loro posto. E mentre Cuba è un immenso gulag e le bambine sono costrette a prostituirsi per mangiare, è il caso di ricordare che un tempo la Chiesa scomunicava per molto meno, ma mentre Pio XII non vide Hitler, i papi di questo tempo hanno ignorato Fidel.

Le rivoluzioni viste da lontano sono un sacco belle, romantiche, buone per scriverci ponderosi saggi: da vicino, però, quando il tuo bambino muore perché non si trova un farmaco o di tuo marito non si sa più nulla, è tutt'altra cosa.

Ma siccome tutto ciò che è anti-USA è politicamente corretto, inclusa la Baia dei Porci, 1961, ecco il sostegno ideologico a Castro in Occidente.

Magari è colpa dell'America se Cuba è isolata, non ha internet e se non si leggono i libri degli scrittori americani e, all'opposto, nei negozi USA non ci sono i sigari cubani. Ma ogni embargo è un crimine, perché lo paga il popolo non i suoi governanti (vale anche per l'Ucraina).

Obama è da poco andato all'Avana a inginocchiarsi da Castro senza curarsi dei diritti umani, i prigionieri politici, i dissidenti, gli esuli che vivono negli USA e che perciò dovrebbe conoscere bene. Era solo una strategia commerciale, contratti, business is business.

Ora della transizione alla democrazia, al pluralismo di idee e culture, della dignità del popolo cubano dovranno occuparsene Donald Trump (che ha già chiesto la liberazione dei prigionieri politici e messo in discussione l'arruffato accordo di Obama) e la comunità internazionale (che invece tace o ha il lutto al bavero).

Cuba è come l'Albania di ieri, ma ha più risorse (il petrolio per esempio). Chiede 116 miliardi di $ agli USA come risarcimento danni commerciali e umani: se li dovesse ottenere dovrebbe darli al suo popolo, uno per uno. Fallita la rivoluzione, sarebbe meglio se il post-castrismo sfociasse in un rapporto amichevole, quasi da paese-satellite, con gli USA (come Portorico).

Raul Castro è ormai un cane morto, non ha idee su come andare avanti se non con i metodi del fratello. E' un fantoccio che deve essere messo via prima possibile, senza aspettare il 2018 (scadenza del mandato) né il congresso del PCC nel 2021, dove si assisterebbe alle ben note liturgie, senza Fidel vuota pantomima.

Cuba è l'ennesimo esempio di utopia fatta pagare al popolo, mentre i tiranni (da Ceausescu a Henver Hoxia) fanno man bassa delle sue ricchezze. Forse fra poco usciranno i lingotti e i conti esteri dei “risparmi” di Fidel nelle banche dell'odiato Occidente, infetto e marcio, che l'ortodossia comunista sognava di guarire.

La transumanza delle sue ceneri da un angolo all'altro di Cuba è l'ennesima, grottesca propaggine di una farsa sanguinaria durata troppo grazie alle nostre connivenze, pudori, silenzi, che il popolo cubano dovrà presto formattare, per ritrovare libertà, dignità e voce, dopo 60 anni di afasia, e di solitudine.

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