OPINIONI. Forse che sì forse che no

di VINCENZO NICOLA CASULLI - Domenica 4 dicembre, dalle 7.00 alle 23.00, gli italiani sono chiamati al voto per esprimersi sul referendum costituzionale, il cui quesito recita testualmente: “Approvate il testo della legge costituzionale concernente ’disposizioni per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della parte II della Costituzione’, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 88 del 15 aprile 2016?”. Il fulcro della riforma è rappresentato dalla nascita di un Senato con una composizione e delle funzioni diverse rispetto a quelle attuali ed il conseguente addio al bicameralismo perfetto, con la sola Camera dei Deputati a poter dare o togliere la fiducia al Governo ed a poter legiferare, salvo alcune specifiche eccezioni e con un riparto di competenze tra Stato e Regioni ridefinito.

Il testo referendario, inoltre, prevede l’introduzione di nuovi procedimenti legislativi e dei limiti ai decreti legge, con la creazione di una corsia preferenziale per i disegni di legge governativi. Novità, anche, per l’elezione dei Giudici della Consulta e del Presidente della Repubblica e per quanto riguarda la partecipazione diretta dei cittadini alla democrazia. Infatti, la riforma propugnata dal Governo Renzi prevede un quorum più basso per i referendum che raccolgono almeno 800.000 firme e triplica le sottoscrizioni necessarie per la presentazione di una legge di iniziativa popolare. Con l’approvazione della riforma verrebbero, infine, aboliti il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro e le Province, di fatto già parzialmente svuotati di funzioni, ma ancora attivi perché previsti dalla Costituzione.

In questo momento la questione referendaria rappresenta il tema centrale del dibattito politico italiano, in presenza di un vivace dibattito teso a sponsorizzare i motivi del Sì e del No. Le ragioni indicate dai sostenitori del Sì sono rappresentate: dall’addio bicameralismo perfetto; dal rapporto fiduciario intercorrente esclusivamente tra Governo e Camera dei Deputati; dalla diminuzione del numero dei parlamentari e dall’abolizione del Cnel, che determinerebbero una sensibile diminuzione del costo della politica;grazie all’introduzione del referendum propositivo ed alle modifiche sul quorum referendario migliorerebbe la qualità delle democrazia;il Senato rappresenterebbe la “camera di compensazione” tra Governo centrale e poteri locali, quindi diminuirebbero i casi di contenzioso tra Stato e Regioni davanti la Corte costituzionale.

Al contrario, i motivi per cui, secondo gli esponenti del fronte del No, gli italiani dovrebbero opporsi all’approvazione del ddl Boschi-Renzi si possono riassumere nei seguenti punti:si tratterebbe di una riforma non legittima perché prodotta da un Parlamento eletto con una legge elettorale (Porcellum) dichiarata incostituzionale;attribuirebbe l’immunità parlamentareagli amministratori locali chiamati a comporre il nuovo Senato;non consentirebbeil superamentodel bicameralismo paritario, ma creerebbe conflitti di competenza tra Stato e Regioni e tra Camera e nuovo Senato;non ridurrebbe in modo sensibile i costi della politica, andando a risparmiare solo il 20% delle spese;ostacolerebbe, di fatto, la partecipazione diretta dei cittadini, con l’obbligo di raggiungimento di 150mila firme (attualmente ne servono 50mila) per i disegni di legge di iniziativa popolare; ed, infine,il combinato disposto riforma costituzionale-Italicum accentrerebbe il potere nella mani del governo, di un solo partito e di un solo leader.

In questo contesto gli italiani devono determinare quale direzione far intraprendere al Paese, considerando che, ai fini della validità del referendum costituzionale, non è necessario il raggiungimento del quorum. Pertanto, qualsiasi sia il numero degli elettori che si presenteranno alle urne si procederà allo spoglio delle schede elettorali per vedere se la maggioranza abbia scelto il SI o il NO, indipendentemente dal fatto che alla consultazione abbia partecipato la maggioranza degli aventi diritto.

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