"La crisi di Governo, l'alibi perfetto contro Taranto"

TARANTO - Ci mancava la crisi di Governo. Le dimissioni di Matteo Renzi a seguito della debacle (annunciata) al referendum costituzionale, rischia di diventare l'alibi perfetto dietro il quale far passare altre decisioni che penalizzano Taranto e i tarantini.

La vicenda Ilva ha segnato gli ultimi giorni di campagna referendaria e soprattutto lo scontro tra l'ex presidente del consiglio e il governatore della Puglia. Uno scontro di potere tutto interno al Pd, il partito che sta rovinando l'Italia e Taranto. Polemiche a non finire, ma tutte pretestuose sulle quali i rappresentanti politici locali non riescono ad andare oltre un insulso chiacchericcio.

Se avessimo una classe politica coesa, compatta, che si batte veramente e concretamente per la comunità che rappresenta, Taranto non si sarebbe fatta soffiare sotto il naso 50 milioni di euro necessari per ridare fiato ad un sistema sanitario con strutture inadeguate e personale insufficiente.

Se a Roma, davvero, ci fosse stata la volontà politica di concedere la deroga sui limiti di spesa sanitaria, l'emendamento in favore di Taranto non sarebbe  improvvisamente scomparso. La verità è che quei 50 milioni sono spariti a causa delle guerre interne al Pd. La maggioranza renziana non voleva fare un regalo ad Emiliano a pochi giorni dal voto ed ha cambiato le carte in tavola in una notte.

Quindi Emiliano fa la guerra a Renzi utilizzando l'emergenza sanitaria tarantina ma poi di fatto taglia reparti e ospedali, a Palazzo Chigi decidono di far sparire 50milioni di euro che sarebbero serviti per offrire cure adeguate a bambini e malati di cancro, per timore di  avvantaggiare un avversario politico. Ecco cos'è la politica italiana. Questo è cinismo, lotta di potere, significa non avere alcuna considerazione della dignità delle persone, delle loro esigenze primarie. Non si può giocare con le vite umane. Vergogna.

Sullo sfondo continua ad esserci la vicenda Ilva ed i disperati tentativi di tenere in vita uno stabilimento che va chiuso senza se e senza ma. Carbone o gas non importa: Taranto potrà iniziare a disegnare il suo futuro quando le acciaierie con il loro carico di malattie e morte, saranno finalmente spente. Il territorio ionico dispone di potenzialità e risorse per costruire una nuova economia incentrata su industrie pulite e tecnologiche, sul turismo, sulla cultura, sul mare, sulla filiera agro-industriale, sull'artigianato, sulla logistica.

E' possibile riconvertire la capitale dell'acciaio con un piano diffuso di bonifiche che potrebbe essere finanziato con quel miliardo e 300 milioni di euro dei Riva che, invece, sarà regalato a chi acquisterà l'Ilva. Un'altra beffa per Taranto, un altro schiaffo per i tarantini, come l'ennesima indagine sanitaria assolutoria per le ciminiere di stato.
Inquinati come Roma, hanno detto, allora facciamo uno scambio: a Taranto il Colosseo, l'Ilva lungo il Tevere.
Così in una nota Antonio Caramia, già presidente Confindustria Taranto e vicepresidente Confindustria Puglia.

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