La vita di San Nicola rivive nei versi di Biagio Loconte

di PIERO LADISA – Maggio è un mese particolarmente importante e simbolico per la città di Bari e per l'intera tradizione barese, in virtù della Festa – detta comunemente anche Sagra – di San Nicola dove, dal 7 al 9 maggio, viene ricordata l’impresa dei 62 marinai che nel 1087 traslarono le ossa del santo da Myra portandole nel capoluogo pugliese. Biagio Loconte ha pubblicato “La Leggènde de Sanda Necòle” (WIP Edizioni), un poemetto in versi scritto in lingua barese, in cui tratta gli episodi più importanti della vita del santo taumaturgo partendo dalla nascita, passando per i vari miracoli compiuti, fino ad arrivare alla morte e alla venuta delle ossa a Bari. 

INTERVISTA ALL’AUTORE

D. Sig. Loconte, da dove nasce l’esigenza di scrivere un’opera su San Nicola?
R. «Non c’è stata da parte mia alcuna esigenza di scrivere il mio lavoro. Un impegno che ho svolto in poco più di due mesi. Forse con una certa fretta, per l’esigenza che fosse pubblicato il 6 dicembre scorso (data liturgica della festività di San Nicola, ndr) presso la sala congressi offerta dall’amministrazione dell’Istituto dove io lavoro. Così è stato. Infatti il libro è privo di illustrazioni, prefazione e quant’altro. Ho dato più importanza ai contenuti, allo stile, alla baresità. Nello stilare ho trovato chiaramente una certa difficoltà, che superavo benissimo ogniqualvolta mi accingevo a riprendere i testi. La difficoltà maggiore l’ho riscontrata per la scelta della copertina. Ci voleva uno sfondo chiaro, nulla trovavo d’interessante. Il 6 dicembre si avvicinava. Vado a ricordarmi di un bassorilievo che si trova proprio dove io lavoro, di un artista professore dell’Istituto d’Arte “Pino Pascali” di Bari, il Prof. Nicolò Patruno, il quale mi autorizza la stampa dell’immagine (utilizzata come copertina del libro, ndr). Il poemetto va in rotativa con una modesta tiratura. Vengo a sapere che la libreria Feltrinelli di Bari ne ha fatta ulteriore richiesta per allestire nel loro interno, nei giorni scorsi dove abbiamo festeggiato il Santo, uno spazio dedito. Ciò mi fa onore».

D. Perché scriverla in dialetto barese?
R. «Premetto che scrivo soprattutto in italiano, numerose sono le mie poesie. Scrivo anche in vernacolo, ma mi piace dire in “lingua barese”, con altrettanti numerosi componimenti, l’ausilio di metrica e rima mi diverte tantissimo! Di tutto ciò non ho ancora pubblicato nulla, spero di poterlo fare con le mie disponibilità economiche. Ho voluto esordire la mia vena poetica con questo mio primo lavoro in “lingua barese”, dedicato al nostro Santo protettore. Avrei voluto scriverlo in prosa, in maniera romanzesca, per far conoscere a tanti baresi e non, le numerose vicende della vita del Santo di Myra, i numerosi miracoli da Lui compiuti e a Lui attribuiti, ma poi mi sono chiesto: perché non farlo in versi e per giunta in “lingua barese? Mi veniva facile! Molti autori, in passato, hanno scritto su San Nicola, nessuno in versi, in “lingua barese”. Prima di cimentarmi, mi sono interessato e allargato le mie conoscenze per sapere se in precedenza ci fossero state altre opere in versi, scritte nella nostra “lingua” da altrettanti autori baresi, nulla è trapelato. Dalle ricerche da me effettuate e con l’aiuto sincero di Padre Gerardo Cioffari della Basilica di San Nicola, Domenicano Predicatore, massimo studioso e ricercatore delle fonti nicolaiane, ho scoperto che in passato era stato scritto in versi una vita di San Nicola del XII° secolo, da un certo Robert Wace, un inglese trasferitosi da giovane in Francia e scritto in francese romantico o “lingua d’oìl” e tradotto in italiano dalla Dott.ssa Rosanna Brienza Lagala e curata dallo stesso padre Cioffari. Esistono ancora due vite manoscritte in versi del 1780, tramandate oralmente e trascritte in barese da un certo Antonio Petruzzeli, ma che non rispecchiano a pieno la nostra “lingua”, lavoro curato dal Dott. Luigi Sada. Per ultimo una scrittura in versi sciolti, in italiano, di un poeta e scrittore contemporaneo: Enrico Bagnato, leccese ma residente a Bari, autore di numerosi scritti, anche sulla storia di Bari».

D. Cosa rappresenta San Nicola nella sua vita?
R. «Rappresenta tanto! Mio padre si chiamava. Nicola. Ancor prima, mio nonno materno, nonché suo suocero, anch’egli Nicola. Entrambi nati l’8 maggio. A loro dire, per averlo sentito dalle loro madri: “facèvene le spare accudde momènde, tanne u Sande ascennève a mare!”. Quindi alla stessa ora di anni completamente diversi. Lo trova straordinario? Io tanto!»

D. Quale episodio della vita di San Nicola la affascina particolarmente? E perché? 
R. «Tra gli episodi della vita del Santo che più particolarmente mi affascinano sono essenzialmente due, ritenuti i più veritieri anche da padre Cioffari: quello delle tre fanciulle nubili, figlie di un padre disperato e scoraggiato, discreditate dal loro genitore e rivolte al disonore; e quello dei tre generali ingiustamente condannati alla decapitazione».

D. La mente di uno scrittore non si ferma mai. In futuro pensa di scrivere nuove pubblicazioni incentrate sulla storia e sulla tradizione barese? 
R. «Attualmente il mio lavoro riguarda una ricerca sulle “fiere nicolaine o ottuagenariae” che si tenevano nei cortili del “Catepano” dopo l’avvenuta traslazione delle ossa. Erano due fiere, per accogliere i pellegrini, della durata di una settimana circa, che si tenevano in circostanza delle feste di maggio e di dicembre, durate fino al 1300. Contemporaneamente mi dedico, incuriosito, alla ricerca dell’imbarcazione su cui le reliquie del Santo furono trasportate. Ritengo fosse più d’una, come più di 62 i marinai che aderirono all’impresa. Due lavori questi, che a completamento potranno essere pubblicati nei prossimi “Bollettini di San Nicola”, periodico della Basilica, su cui ho già avuto il piacere di pubblicare dell’altro. A conclusione spero di poter pubblicare le mie suddette poesie in italiano e in “lingua barese” con l’amico Stefano Ruocco editore della Wip».

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