Crisi, in calo in Puglia dichiarazioni e gettito Iva

BARI – Calano le dichiarazioni e il gettito Iva in Puglia. E’ quanto emerge dalla quinta indagine sull’imposta sul valore aggiunto, realizzata dal Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia su dati del Dipartimento delle Finanze.

In particolare, l’anno scorso, in Puglia, sono state presentante, per via telematica, 328.549 dichiarazioni Iva da parte di lavoratori autonomi, ditte individuali e società pugliesi. Rispetto all’anno precedente sono state 7.499 in meno, pari ad una flessione del 2,2 per cento (nel 2014 erano 336.048). Rappresentano il 6,41 per cento del totale delle dichiarazioni Iva in Italia (5.125.808).

Il volume d’affari dichiarato è salito del 3,4 per cento ovvero di 2,6 milioni: da 75 miliardi a 77,6. Il totale degli acquisti e, in piccola parte, delle importazioni è di ben 60 miliardi (dato medio 205mila euro), in aumento del 2,7 per cento rispetto all’anno precedente (58,5 miliardi).

La somma dei versamenti periodici, degli acconti e del saldo fornisce l’ammontare dei versamenti totali che si attesta poco al di sotto dei 2,3 miliardi, con una media di 11.739 euro.

Il valore aggiunto fiscale si aggira attorno ai 17 miliardi e mezzo. L’imposta dovuta ha raggiunto i 2,3 miliardi; mentre quella a credito (quando la differenza tra Iva a debito e Iva detraibile risulta negativa) si è fermata a 839 milioni. Il totale dell’Iva dovuta è di quasi 515 milioni; mentre quella a credito è di un miliardo 468 milioni.

Sono stati richiesti a rimborso 184 milioni, in rialzo del 38,6 per cento, rispetto all’anno precedente (132,9 milioni). La richiesta è pervenuta da 2.283 contribuenti, per una media di quasi 81mila euro.

Cresce il «credito utilizzato in compensazione nel modello F24» (cosiddetta compensazione orizzontale) che ammonta a un miliardo 339 milioni.
L’imposta sul valore aggiunto (Iva) nasce in Italia nel 1973: l’aliquota ordinaria è fissata al 12 per cento. Quattro anni dopo, nel 1977, è elevata al 14 per cento. Tre anni più tardi, nel 1980, è portata al 15 per cento e nel 1982 balza al 18 per cento. Dopo sei anni di stabilità, nel 1988, è innalzata al 19 per cento e il 1° ottobre del 1997 si arriva al 20 per cento. Il 17 settembre 2011, dopo circa 14 anni, l’aliquota ordinaria è incrementata di un altro punto (21 per cento). Oggi si attesta al 22 per cento.

«Il consueto monitoraggio elaborato dal nostro Centro Studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – ci consegna un quadro che si presta ad una serie di valutazioni.

Il calo del numero delle dichiarazioni è, senza alcun dubbio, in parte attribuibile alle cessazioni di impresa dovute alle ripercussioni della crisi. Tuttavia non possiamo non considerare che l’attuale normativa fiscale prevede la possibilità di usufruire dei c.d. regimi di maggior favore. Non di rado le nuove imprese fanno in modo di mantenere caratteristiche che consentano loro di operare in un regime di franchigia dell’IVA: ciò le esonera da buona parte degli adempimenti connessi a questa imposta, tra cui, per l’appunto, l’obbligo di presentare la dichiarazione.

Un elemento interessante – continua Sgherza – è che, a fronte del calo delle dichiarazioni, il volume d’affari risulta comunque incrementato. Ciò induce a pensare che, nonostante tutto, il tessuto produttivo pugliese, inteso come l’insieme di imprese, lavoratori autonomi, ditte individuali e società continua ad avere una certa vitalità.

C’è tuttavia ancora molto da fare sul fronte della pressione fiscale. Alcuni provvedimenti adottati dall’Esecutivo sono andati nella giusta direzione, ma non è ancora abbastanza per riallinearci con l’Europa. Prova ne sia che, nel 2017, il c.d. spread fiscale tra l’Italia e l’Eurozona ammonta ancora a ben 1,3 punti di PIL, pari a 350 euro per abitante.

Insomma – ha concluso il Presidente – la strada è segnata ed abbiamo riscontri fattuali che sia quella giusta, ma occorre perseverare: ciò nella consapevolezza che la riduzione delle imposte è un elemento ineluttabile per dare maggiore impulso alla crescita dell’economia italiana e pugliese».

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