LIBRI. Santa Fizzarotti Selvaggi e l’amore con tutta l’anima

di DELIO DE MARTINO - L’ultima silloge poetica di Santa Fizzarotti Selvaggi si impone già dal titolo, nello stesso tempo intrigante e sognante, À moi même rêvant la nuit ( Bibliotechina di Tersite - Levante editori Bari ) che evidenzia subito la particolarità e la specialità di queste nuove, suggestive poesie.

Come già avvenuto nel volume autobiografico del 2014 La mia Anima… desideri, sogni visioni…, la poetessa fa i conti con se stessa, si rivolge alla propria interiorità, che, come in ogni opera d’arte, diviene specchio di quella del lettore. Ma questa volta lo fa la nuit, nel cuore della notte ovvero proprio nel momento in cui, come racconta la favola contenuta nelle Metamorfosi di Apuleio, Psiche accende una lampada ad olio e, vedendo per la prima volta il suo amante, scopre di essersi unita non a un uomo brutto e malvagio, come sospettava a causa delle maldicenze delle sorelle, ma a un dio, al più amabile di tutti, ad Eros. In quel momento avviene il passaggio dalla immaginazione alla realtà, una conoscenza che porta dolore e sgomento perché segna l’inizio di una serie di tormenti. A partire da quella scoperta, Psiche deve superare una serie di peripezie e di prove prima di potersi ricongiungere al suo amato Eros.

In questa tensione conoscitiva verso l’ignoto che si cela nell’oscurità della notte, verso l’insondabile, si inseriscono i versi di Santa Fizzarotti Selvaggi, la cui poesia, come spiega lei stessa a proposito del dialogo 64, «prova a dire l'indicibile».

La struttura delle poesie è quella di 65 dialoghi a due, “coppie agonali” tra Eros e Psiche, alla ricerca di quello che non si riesce a spiegare, e che forse non avrà mai una risposta. Come «l’Amor che move il sole e l’altre stelle», verso conclusivo della Commedia che non a caso chiude anche la dedica del libro.

Il lettore è libero di cercare le sue risposte nello spazio lasciato aperto in questi dialoghi non solo tra Eros e Psiche ma anche tra letterature diverse geograficamente e temporalmente come quelle di Apuleio, Dante Alighieri, appunto ma anche Saffo o i testi del Cantico dei cantici, citato già all’inizio, nel corso e alla fine del libro. Tutti questi autori e testi sono menzionati esplicitamente e pertinentemente in riferimento a pagine che ricordano da un lato la dialogicità arcaica, popolare e pre o proto-teatrale, e dall’altro il prosimetro dantesco della Vita Nuova. Ogni dialogo poetico infatti è accompagnato da una breve spiegazione in cui la stessa Santa Fizzarotti Selvaggi fornisce un succoso commento. Si tratta dunque di dialoghi in cui alle due voci principali dei protagonisti si aggiunge quella dell’autrice, la quale, a sua volta, non manca di richiamare vari autori e testi per agevolare l’interpretazione dei suoi versi.

Il dialogo tra Amore e Psiche è in versi scarnificati, ridotti all’osso e non mancano i versi-parola di ungarettiana memoria. Inizia Eros e poi Psiche risponde, spesso ripetendo e comunque senza allontanarsi mai troppo dalle parole del suo amato. Psiche si discosta leggermente modificando piccole ma decisive sfumature, insinuando dubbi, aprendo a nuovi significati, ampliando il senso delle parole già pronunciate e trasformandole in qualcos’altro, proprio come fa la letteratura quando ci consente di entrare nel vivo del linguaggio e di scoprirne le sfumature di senso sulle quali non ci saremmo soffermati.

Il lettore può quindi muoversi seguendo molteplici fili interpretativi e lasciarsi trasportare dalle ali di Psiche. Nel celeberrimo gruppo scultoreo del Canova, la fanciulla spiega le ali dopo il bacio di Eros che la risveglia dal sonno eterno. Il nome stesso della fanciulla ci ricorda che Psiche è sia l’anima che la farfalla come è evidente in alcune raffigurazioni ellenistiche e pompeiane. L’anima - ci ricorda la lirica nel dialogo numero 30 - diventa attraverso la poesia «Innocente/ Candida /Farfalla del giardino».

In conclusione, davvero un bel libro, pieno di poesia e scritto con amore e con tutta l’anima.

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