Corigliano, Madre Natura chiede i suoi diritti


di FRANCESCO GRECO - CORIGLIANO D’OTRANTO (LE). Madre Terra rivendica uno status giuridico, essere soggetto di diritto. E’ l’hashtag prevalente del festival del paesaggio “Ctonfest” che s’è svolto nel Castello (Volante) dè Monti, da un’idea dell’associazione “Prendi posizione” (presidente Alessandro De Matteis, “Le risorse stanno per finire, occorre cambiare i nostri paradigmi se vogliamo che la terra dia opportunità ai giovani in futuro”) e “La Terra Nutre”, un pool di loghi del km zero che valorizzano la biodiversità “volano di sviluppo” (Daniele Sperti, “Terra Rossa”).
 
Dopo i saluti della sindaca Dina Manti, due giorni intensi, ricchi di semantica, di analisi, di sensibilità e percezioni intrecciate, ma anche di analisi al nero, di allarmi e preoccupazioni sussurrate “sull’orlo del baratro”, in un tempo in cui pare prevalere una cupio dissolvi, l’autodistruzione imminente del pianeta.
 
Un week-end di idee e visioni, dibattiti e mostre (le foto di Emilio Nicolì sulla xylella fanno paura), workshop e proiezioni, concerti e degustazioni, ecc., di coscienza e conoscenza, con gli studenti delle scuole superiori di Maglie (“Capece” e “Da Vinci”), di Tricase (“Comi”) e altre scuole in cui si è cercato  – con successo - di responsabilizzare le nuove generazioni sulla salute precaria di Gea, ormai giunta a un punto critico fra l’incoscienza e l’ignoranza delle classi dirigenti e i diffusi comportamenti deplorevoli dei cittadini: sinergia micidiale. 
 
Parrà strano all’Europa dei Lumi e i diritti e nell’Occidente delle Costituzioni avanzate, ma le nostre “Carte” in materia di ambiente sono in forte ritardo, da aggiornare, come le normative a difesa della terra. L’India ha appena riconosciuto al fiume Gange lo status di soggetto giuridico. Le Costituzioni di alcuni paesi del Nordeuropa (Stoccolma 1972) avevano aperto la via e più di recente l’America Latina (dall’Ecuador, 2008, alla Bolivia), avevano già fatto questo passo: così la difesa di fiumi, montagne e boschi hanno un appiglio nelle leggi che difendono la loro integrità (“virata biocentrica”). Ecodiritto che ha echi anche in Colombia, Nuova Zelanda, Brasile, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Estonia, Kenia, ecc. Costituzioni che dicono di “diritti uguali fra natura e uomo… diritti inalienabili, interdipendenti, eguale gerarchia...”. Alcune “Carte” prevedono l’actio popolaris (antenata della class action) e la figura dell’ombuzman, o defensor del pueblo (un difensore civico della Natura).
 
Anche se la prof. Serena Baldin (docente di Diritto Pubblico comparato all’Università di Trieste), che quelle latitudini ben conosce, ha detto chiaro che “sono diritti sulla carta, perché si scontrano con poteri economici, locali e transnazionali”. Tutto resta sul piano teorico, delle intenzioni.
 
Non è un percorso facile, è anche un fatto culturale, perché si deve far agire in stretta osmosi sia l’aspetto normativo che la sensibilità comune a tutela dei beni paesaggistici e ambientali, e ha ragione Mauro Lazzari (Parco dei Paduli) quando dice che “senza la coscienza delle comunità, le regole non hanno alcun senso”.
 
Anche perché a volte le regole si possono interpretare in modo soggettivo, calpestare, stravolgere. Sembrerebbe il “caso” della “Sarparea”, incantevole distesa di ulivi secolari, “patriarchi” censiti dall’UE ma non dal Comune, che si estendeva da Manduria (Ta) a Oria (Br, era detta infatti “Foresta Oritana”), sino a Nardò (mare di Sant’Isidoro, Palude del Capitano, Portoselvaggio, uno dei 10 più belli d’Italia, fra i più amati e visitati), dove il Comune ha autorizzato un megavillaggio turistico da 70 milioni alla società “Oasi Sarparea” (guidata dalla moglie di un ex ministro britannico), che cambierà radicalmente l’aspetto di tutta l’area, nonostante la Regione, anni fa, abbia dato parere contrario.
 
Un sacco italian style: ogni istituzione viaggia per conto suo. Com’è possibile? Lo spiega il prof. Nicola Grasso (Docente di Diritto Costituzionale con riferimento ai Beni Culturali all’Università del Salento): “L’indifferenza è la peggiore complicità, ma anche l’ignoranza degli amministratori, il non rispetto di valori scritti nella Costituzione. Senza legalità tutto diviene lecito. Siamo in pieno Medioevo. L’incultura istituzionale e politica regnano sovrane. Siamo dinanzi a un drammatico decadimento culturale e tutto ciò è lo specchio delle classi dirigenti. Siamo sotto attacco di interessi economici fortissimi…”.
 
Raffaele Onorato, speleosub, ha dimostrato che la scogliera sottostante è friabile e perciò ogni costruzione sarebbe a rischio, “le acque corroderebbero il cemento più solido”, aggiungendo: “Ci prendono a schiaffi a casa nostra…”. Altri interventi: Lorenzo Siciliano e Lucio Tarricone (“Stiamo distruggendo la nostra identità”) del comitato “Salviamo la Sarparea”.
 
“Difendere il paesaggio è difendere la nostra identità”, ha poi detto l’arch. Luigi Nicolardi a proposito dei 15 ecomusei (riconosciuti dal PPTR), e Francesco Baratti ha parlato di “promozione di uno sviluppo sostenibile” e aggiunto: “Il nostro ritardo nello sviluppo paradossalmente è una risorsa, ma anche un vantaggio per i colonizzatori. Difendiamo ciò che abbiamo con coscienza e conoscenza”. L’architetto ha poi invitato l’Università a “uscire dalle aule e andare sui territori, fra le comunità”.
 
Un festival con un mainstream ben preciso: i diritti della terra, su cui ha dato molti input, cui dovranno seguire comportamenti virtuosi di noi singoli e assunzione di responsabilità delle istituzioni, le classi dirigenti, i decisori,  prima che la Natura si riprenda i suoi spazi e ci travolga come sacrileghi devastatori dell’Armonia e dell’indigeno “buen vivir”. 

(Ph Alfonso Riso)

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