Razzismo, pubblicità H&M scatena polemiche

ROMA - Errore di comunicazione? Nella foto di un poster pubblicata nel sito dell'azienda di abbigliamento svedese H & M Hennes & Mauritz AB, comunemente conosciuta come H&M (pronunciata Ho och Em), si vede un bambino nero che indossa una felpa con cappuccio e la frase " La scimmia più cool della giungla ". Secondo i sui critici che hanno segnalato la cosa all'account ufficiale dell'azienda, lo spot ha scioccato gli spettatori. I tweet non mancano di sottolineare il "cattivo gusto" di questo manifesto.

E, come segnalano diversi commenti dei siti internet che hanno riportato la notizia, altri hanno sfruttato questo poster per scopi ideologici, implementando il manifesto sulla propria bacheca di Facebook. Di fronte alle polemiche, la società si è giustificata rilasciando oggi le scuse. "Ci scusiamo sinceramente per questa immagine", ha detto H & M in una dichiarazione inviata all'emittente statunitense "CBS". "È già stato rimosso da tutti i siti e il prodotto non sarà commercializzato negli Stati Uniti. Crediamo nella diversità e nell'inclusività in tutto ciò che facciamo e rivedremo le nostre attività quotidiane", ha affermato la società nella dichiarazione.

Questa comunicazione, molto imbarazzante, è stata divulgata solo sul sito e non è legata ad alcuna campagna nazionale, che peraltro non abbiamo convalidato e di cui siamo venuti a conoscenza a posteriori. L'attore americano Jaleel White della serie "Family matters" ha fatto un post su Facebook sollecitando il negozio a non rilasciare una "dichiarazione superficiale" sulla situazione. "Basta divulgare il nome di coloro che hanno approvato questo ...", ha detto nel social network. "Mi rifiuto di credere che l'intera azienda possa essere così stupida e insensibile da mettere un bambino nero in una felpa che dice 'la scimmia più bella della giungla' e un bambino bianco con uno che dice 'specialista della sopravvivenza'", ha detto. Jaleel White.

La blogger Stephanie Yeboah ha anche usato i social network per criticare l'annuncio della felpa. "Chi ha avuto di H & M la pessima idea di mettere quel dolce ragazzino in una felpa che recitava" la scimmia più bella della giungla"? Ha chiesto su Twitter. E continuando in un altro post: "Qual era la logica dietro a questo?". Ha scritto l'influencer digitale per i suoi oltre 14.000 follower. L'azienda svedese che riunisce sotto il suo marchio una catena di negozi di articoli con i marchi Cheap Monday, COS, Monki, Weekday e & Other Stories a livello mondiale, deplora e sottolinea che questa pubblicità è del tutto inappropriata.

Alle proteste dei critici che hanno censurato il poster, per evitare qualsiasi confusione, l'azienda ha risposto facendo rimuovere immediatamente il manifesto pubblicitario, comunicandolo sulle pagine di Facebook. Prevedibile quello è seguito, cioè una lunga serie di tweet indignati, di discusssioni su Twitter, di critiche nei confronti dell'azienda svedese e del messaggio sbagliato che la campagna pubblicitaria trasmette ai più.

Da H & M Hennes & Mauritz AB, che è un'azienda di successo e che, grazie ai prezzi socialmente ed economicamente trasversale, ci si aspetterebbe un messaggio diversamente diverso. O quantomeno una campagna pubblicitaria che non ammetta fraintendimenti. Anche perchè provocare è diventato lo spot preferito dei pubblicitari, commenta Giovanni D'Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”.

Mentre la nostra associazione si aggiunge alle altre forze che contrastano il fenomeno del razzismo, e al tempo stesso si pone come catalizzatore di quelle forze. In Italia il monitoraggio della pubblicità è affidato all’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria. Il codice dello IAP stabilisce, tra l’altro, che essa deve: “rispettare la dignità della persona in tutte le sue forme ed espressioni”. Partendo da questo principio, lo “Sportello dei Diritti” quando individua uno spot manda una mail allo IAP affermando che esso contraddice quella norma.

Il vantaggio di indirizzare le proteste a questo istituto è che così facendo ci rivolgiamo alle imprese, cioè a chi pianifica e sdogana le réclame. Il nostro intento non è la soppressione di un singolo spot particolarmente denigrante, perché ciò equivarrebbe ad accettare implicitamente tutti gli altri, ma quello di fare continua pressione perché l’intero fenomeno sia ripensato alla luce di una nuova sensibilità emergente.

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